26 settembre 2018

C’è un tempo per demolire e un tempo per costruire. (Qoelet 3,3b)

Demolire e costruire: due verbi antichi e sempre nuovi. Lungo questa estate li ho ritrovati spesso nelle letture delle messe a riguardo del tempio di Gerusalemme, negli articoli di giornale per le sciagure vicine (Bologna, Genova) e lontane (come il terremoto a Lombok…), e sulla bocca di molti gratosogliesi per i lavori dell’oratorio e centro parrocchiale.

Ogni volta i due verbi suscitano in ciascuno di noi emozioni, ricordi, aspettative e riflessioni differenti. Ma una comunità credente, che si nutre della Parola, è chiamata a vivere questo tempo raccogliendo dal suo tesoro cose nuove e cose antiche (Mt 13,52)

Provo ad evidenziarne alcune.

Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori. Salmo 126,1 
Accompagnamo la costruzione con la preghiera per la Comunità, le sue famiglie, gli educatori e il suo futuro: i bambini, i ragazzi e i giovani. 

I nostri figli siano come piante cresciute nella loro giovinezza;le nostre figlie come colonne d'angolo nella costruzione del tempio. Salmo 143,12 
La costruzione dell’oratorio è impegnativa e gravosa per la Comunità, ma ancor di più lo è l’impresa educativa, anch'essa in fase di nuova riprogettazione, che in questo tempo ci è chiesto di raccogliere come sfida appassionante e decisiva per il bene dei nostri ragazzi. 

Un uomo saggio ha costruito la sua casa sulla roccia. Mt 7,24 
La parola di Dio è pietra di inciampo e pietra angolare: i criteri evangelici mettano sanamente in discussione il “si è sempre fatto così” e siano a fondamento delle scelte pastorali che guideranno la vita del nuovo oratorio. 

Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. Lc 14,28-30 
 Il monito di Gesù riguarda ogni aspetto dell’impresa che stiamo realizzando. Nessuno si senta esonerato dall'offrire quanto può perché l’opera educativa si realizzi. C’è bisogno di continua preghiera, freschezza di idee e di passione educativa, tempo da donare nella disponibilità a servire ed anche risorse economiche. 

Anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo. 1 Pietro 2,5 
La meta della nostra costruzione è parte del più vasto lavoro dello Spirito Santo che giorno dopo giorno edifica la Chiesa come popolo salvato da Dio, segno e strumento della salvezza nel mondo. Ci è chiesto di non perdere la sintonia con questo grande orizzonte per non sminuire il valore di ciò che facciamo e sfavorire la possibilità dell’incontro con Gesù.

Iniziamo il nuovo anno pastorale tornando alla do manda: cosa ci sta a fare una Chiesa nel quartiere? 
Qual è il significato, il contributo della presenza di una Comunità cristiana nel quartiere di periferia di una metropoli come è Milano? In questa prospettiva proviamo a chiederci cosa sia-mo chiamati a “demolire”, a lasciare al passato, per “costruire” il nuovo del Vangelo di cui abbia-mo bisogno tutti e in particolare le nostre famiglie giovani e i nostri ragazzi. 

La domanda è chiaramente rivolta a tutti, ciascuno nella vocazione ricevuta e nei compiti che gli sono stati assegnati per il bene della Comunità stessa. Il Consiglio Pastorale sarà chiamato ad un vero e proprio esercizio di discernimento pastorale che terrà conto degli spunti che tutti potranno offrire lungo l’anno.

d. Alfredo.

ALCUNE LINEE GUIDA DEL CAMMINO DI QUESTI ANNI

Cercando di raccogliere gli appelli dello Spirito nel percorso delle parrocchie di questi anni sentiamo di pro-porre a tutti di fare proprie queste attenzioni:

- la cura della celebrazione della messa domenicale e della centralità della domenica per la vita cristiana;

- superamento di una pastorale delle iniziative e valorizzazione del calendario liturgico come fonda-mentale itinerario educativo del cristiano;

- nei tanti cambiamenti in corso (avvio della comunità pastorale, il crescere delle emergenze sociali, i ritmi imposti dal lavoro ai genitori, la presenza degli immigrati, i lavori per l’oratorio di S. Barnaba…): impegno a superare l’ansia da prestazione e conseguente rincorsa a fare tutto, presenziare a tutto, arrivare a tutti, sapere tutto… e scelta della cura dei rapporti personali, in particolare nei confronti dei più svantaggiati;

- il riconoscimento e la valorizzazione dei carismi laicali sostenendo la loro formazione complessiva per una serena e costruttiva corresponsabilità nella comunità.

Compito del Consiglio Pastorale sarà suggerire quale passo concreto proporre alla Comunità parrocchiale lungo l’anno.

Mi sono lasciato provocare dalla Parola


Dalla prima lettera di San Pietro apostolo

Carissimi, avvicinandovi a lui, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti an-che voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo. Si legge in-fatti nella Scrittura: «Ecco, io pongo in Sion una pietra d’angolo, scelta, preziosa, e chi crede in essa non resterà deluso». Onore dunque a voi che credete; ma per quelli che non credono «la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata pietra d’angolo e sasso d’inciampo, pietra di scandalo».


Leggendo queste righe della prima lettera di San Pietro non può non venire in mente quella che la nostra comunità sta vivendo: la costruzione del nuovo oratorio di S. Barnaba. Mi sono lasciato provocare dalla Parola che illumina il cammino e il frutto sono queste riflessioni un po’ acerbe, pensando anche a questo nuovo anno pastorale che inizia a partire dal binomio “demolire e costruire” per discernere quali attenzioni avere per edificare, attorno ad un oratorio di “mattoni”, anche una comunità di pietre vive.

“…avvicinadovi a lui, quali pietre vive siete costruiti…”.
Questa parole mi ha fatto venire in mente un passaggio dell’Evangeli Gaudium (EG) di Papa Francesco: “Oggi, quando le reti e gli strumenti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi, sentiamo la sfida di scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio. In questo modo, le maggiori possibilità di comunicazione si tradurranno in maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti”. (EG n. 87). Mi ha colpito che il Papa utilizzi l’aggettivo “mistica” per parlare di una “marea un po’ caotica”, quando con questo termine (anche noi sacerdoti) siamo stati abituati a pensare a qualche esperienza altisonante e un po’ straordinaria, non data a tutti di vivere. Ma andando a cercare ancora questo temine al’interno dell’enciclica, al n. 92 troviamo scritto: “Lì sta la vera guarigione, dal momento che il modo di relazionarci con gli altri che realmente ci risana invece di farci ammalare, è una fraternità mistica, contemplativa, che sa guardare alla grandezza sacra del prossimo, che sa scoprire Dio in ogni essere umano, che sa sopportare le molestie del vivere insieme aggrappandosi all’amore di Dio”. (EG n. 92). Che respiro queste parole del Papa: una fraternità mistica, contemplativa, primo forma di prevenzione per non farci ammalare, in cui non ci è chiesto di fare qualcosa, ma di tenere vivo uno sguardo. Questo dello sguardo è una cifra spirituale su cui, come comunità pastorale, abbiamo riflettuto tanto negli anni scorsi e, alla vigilia di un nuovo oratorio, è sempre dallo sguardo che forse ci viene chiesto di ri-partire, più che prima, non dimenticando che prima di contemplare il fratello, abbiamo bisogno di lasciarci contemplare dallo stesso sguardo del Signore: “Abbi-amo bisogno d’implorare ogni giorno, di chiedere la sua grazia perché apra il nostro cuore freddo e scuota la nostra vita tiepida e superficiale. Posti dinanzi a Lui con il cuore aperto, lasciando che Lui ci contempli, riconosciamo questo sguardo d’a-more che scoprì Natanaele il giorno in cui Gesù si fece presente e gli disse: «Io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi» (Gv 1,48). Che dolce è stare davanti a un crocifisso, o in ginocchio davanti al Santissimo, e semplicemente essere davanti ai suoi occhi”! (EG n. 264). Come ci invita l’apostolo Pietro, il primo passo per costruire un edificio spirituale è quello di avvicinarci al Signore e lasciarci contemplare da lui, stare sotto il suo sguardo e avvertire quell’amore che continuamente ripone in noi e ci da la forza, il coraggio e l’entusiasmo di essere pietre vive, di voler realmente costruire una comunità secondo il suo cuore. Abbiamo anzitutto bisogno di lasciarci guardare da lui per evitare che siano anzitutto i “punti di vista” di ognuno di noi a prendere il sopravvento, a imporsi, a pretendere di costruire il volto di una comunità. Abbiamo anzitutto bisogno di lasciarci contemplare da lui per vincere la tentazione, non appena l’oratorio sia pronto, di ricadere in una riorganizzazione pastorale frenetica, ansiosa, perdendo il senso di quello che proponiamo e lasciandoci prendere da un senso di riscatto e forse anche di rivendicazione. Ripartiamo ancora dal metterci sotto i suoi occhi mentre ci offre la Parola e spezza il Pane con noi, in modo che la nostra comunità sia riflesso nel mondo di questo sguardo.

“pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio”. 
 Questo altro passaggio richiama il salmo 117, anch’esso citato nella lettera: “la pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo; ecco l’opera del Signore: una meraviglia ai nostri occhi”. Ci sono voluti anni e riunioni su riunioni per giungere al progetto definitivo del nuovo oratorio. Questo perché il desiderio di fondo era di costruire qualcosa di bello. Nessun costruttore si mette all’opera per creare una brutta opera. E proprio per questo allora, trovandosi davanti alle pietre: alcune belle e quadrate, altre spigolose, altre troppo piccole, altre tagliate male, il bravo costruttore decide di scartarne alcune e di tenerne altre. Chi sarebbe così pazzo da prendere una pietra difettosa per farne addirittura una testata d’angolo? Quanto detto fin qui ha una sua ragionevolezza se si parla di un edificio concreto: meglio usare i miglior prodotti per accertarsi che la costruzione sia ben fatta e non crolli. Per costruire invece una comunità di pietre vive, dovremmo imparare dal Signore che si serve degli scarti degli uomini per compiere la sua opera. Lui riesce a trovare un posto per tutti, qualunque sia la forma e la grandezza della pietra. Noi spesso, in nome della efficienza, del correre, della prestazione, della gloria davanti agli uomini, non ci rendiamo conto che alcune pietre, magari anche indi-rettamente, le scartiamo. E lo facciamo quando escludiamo, quando facciamo capire che non c’è bisogno di una persona che vuole dare una mano perché bastiamo noi; quando ci sono persone che rallentano il passo e diventano un peso per cui le ignoriamo, quando qualcuno, senza volerlo, invade il nostro territorio e diviene non un fratello, ma un avversario con cui competere, quando… quando… quando… Dio creatore, ancora oggi, continua a costruire senza generare gli scarti e ci invita fare lo stesso, ricordando l’ammonimento che Papa Francesco rivolge al popolo di Dio di non alimentare la cultura dello scarto, per cui i più poveri, i più fragili vengono dimenticati, messi da parte, per cui non c’è posto per loro nella costruzione della comunità, non sono ritenute pietre vive, ma da scartare. Eppure il Signore, con gli scarti degli uomini, compie meraviglie davanti ai nostri occhi.

“e chi crede in essa non resterà deluso”.
La pietra scartata può anche voler dire che ogni persona ha degli aspetti positivi che vuole sviluppare e aspetti negativi che cerca di nascondere, modificare, oppure eliminare. E il Signore compie un’altra mera-viglia, una rivoluzione. Il Signore non usa gli scarti con un atteggiamento pietistico (poverino), ma ci chiama ad essere noi stessi, valorizzandoci in quello che noi siamo abituati a svalutare. Sembra che il Signore si diverta a chiamarci a compiere le sue meraviglie, ma non puntando sui nostri talenti o virtù, ma servendosi dei nostri difetti, dei nostri limiti. Ricordando le parole di un proverbio sembra che il Signore si diverta a mettere il dito nella piaga e invece lui è capace di trasformare le nostre ferite in feritoie da cui far passare la Luce. La Bibbia è piena di questo modo di fare di Dio: Abramo è chiamato a generare una grande discendenza; ma Abramo è vecchio ed è sposato con una donna sterile. Dio chiama Mosè a essere il suo portavoce; ma Mosè è impacciato di bocca e di lingua. Lo stesso Gesù, il Messia di Nazaret, città della Galilea, da cui però secondo le scritture “non sorge nessun profeta”. Questo pedagogia di Dio ci sconvolge, è un modo di pensare che è lontano dalla sapienza di questo mondo, che facciamo fatica ad accettare talmente siamo tartassati da alcune parole che invocano tensione alla perfezione e capacità alta di prestazione. Eppure chi crede in lui, anche se è convinto di non essere all’altezza, magari pensa di poter offrire poco per la propria comunità, non resterà deluso, perché il Signore chiama anche ognuno di noi per costruire le sue meraviglie, per costruire la nostra comunità. Nessuno si senta scartato.

don Mauro

CIC1/CIC2/CIC3/CIC4


Ciao a tutti!
Ecco come saranno organizzati gli incontri dei CIC
2° el: una domenica al mese di pomeriggio in MMC
3° el: una domenica al mese di pomeriggio in MMC.
E in quaresima domenica mattina incontro + S. Messa
4° el: la domenica mattina S. Messa SB + incontro dopo messa
5° el: la domenica mattina S. Messa SB + 3 incontri nell'arco di due mesi dopo messa.

Tutto sarà allietato da alcune DOMENICHE INSIEME: S. Messa MMC + pranzo condiviso + incontro.
Domenica 7/10 alla Festa degli Oratori saranno raccolte le iscrizioni e indicate le prime date.
Betta

La pastorale giovanile è già sulla pista di decollo!


La pastorale giovanile è già sulla pista di decollo!  
NB: in occasione della festa dell'oratorio uscirà un informatore speciale!!! 


Sabato e Domenica scorsi la comunità educante formata da adulti e giovani educatori presenti nelle nostre realtà sportive associative ed oratoriane hanno elaborato un progetto condiviso audace e innovativo per dire a tutti noi che è possibile educare le nuove generazioni alla bellezza del Vangelo con il metodo del Vangelo!
Nella settimana dal 30 settembre al 7 ottobre vivremo la festa di riapertura dell'anno di pastorale giovanile prendendo spunto dal tema diocesano "Via così!" ispirato alla lettera pastorale dell'arcivescovo Mario. E così anche noi ci incamminiamo  lungo i sentieri a tratti di deserto e a tratti fioriti per essere Chiesa giovane al servizio dei giovani.  Sarà un anno, non dimentichiamolo, in cui riceveremo dalla Chiesa riunita in SINODO le indicazioni preziose per rendere agile il nostro passo dopo un anno intero,  lo scorso, in cui sono state consegnate ai vescovi le intuizioni di noi popolo di Dio.     


Intanto mettete in agenda queste date:       
20 settembre ore 21 in Maria madre incontro per i genitori dei preadolescenti (1-3 media) per presentare l'anno. 
Il gruppo preadolescenti si terrà al venerdì alle 18.30 e inizierà con una due giorni venerdì e Sabato 12 e 13 ottobre.

Il gruppo adolescenti invece sui terrà al lunedì alle 21 dall'8 ottobre       

Il gruppo 18enni  (4 e 5 superiore)alla domenica sera alle 21 a partire dal 14 ottobre

e infine il gruppo Giovani sarà a cadenza quindicinale al giovedì sera alle 20.
 
Sui dettagli e i metodi educativi di tutta la realtà di pastorale giovanile ci rivedremo su questo Informatore domenica 30 settembre e sulla pagina Facebook dedicata all'oratorio "2 cortili Gratosoglio".

d. Giovanni

Famiglia, pietra viva!

Domenica 30 settembre 2018
Collegio Rotondi di Gorla Minore
  
Famiglia, pietra viva!
 “Avvicinandovi a Lui, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa
davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale”
1Pt 2,4-5

Una giornata per TUTTE le famiglie (figli compresi, di qualsiasi età), all’insegna della fraternità e della accoglienza reciproca, per metterci sotto lo sguardo contemplativo di Dio e così alimentare il desiderio, come famiglia, di essere una  “pietra”, disponibile per la costruzione della comunità.

Come si evince dal sottotitolo, la giornata non è rivolta solamente alle così dette famiglie “impegnate” o “che sono del giro”… L’iniziativa è rivolta ad ogni famiglia in quanto famiglia, dal momento che ogni chiesa domestica, vivendo ogni giorno la propria vocazione, aiuta a edificare il volto bello della comunità cristiana e civile. Nessuno si senta escluso in partenza e tutti si sentano invitati, senza timore.

Nel corso della giornata è previsto anche un servizio baby sitter.
Il pranzo sarà condiviso, mettendo a disposizione di tutti il buono che ogni famiglia vorrà e potrà portare.

Per motivi organizzativi è FONDAMENTALE dare il proprio nominativo e sarà possibile farlo in fondo alla chiesa, al termine della celebrazione eucaristiche di sabato 15 -domenica 16 e sabato 22 - domenica