Prima
di scrivere mi sono misurato la febbre, ho igienizzato la tastiera e le mani,
sono da solo ma tengo la mascherina al braccio pronta all’uso, ma soprattutto
ho pregato. Non so se sia una distrazione di cui fare ammenda o una divagazione
che in qualche modo “ci sta”, certo non ha pretesa di affermare nessuna tesi
teologica.
Ho
visto venerdì 29 maggio in tv il film “Il figlio della luna”, tratto dalla
storia vera della famiglia Frisoni di Siracusa a cui il cielo manda un figlio Fulvio,
affetto da tetraparesi spastica con distonie. In particolare la figura della
madre è raccontata in tutta la sua drammatica bellezza. Accettando la sfida di
fidarsi di Dio (“tu me l’hai dato: tu mi devi aiutare!”), decide di mettere
tutta se stessa a servizio di questo dono senza curarsi del giudizio degli
altri o delle difficoltà da affrontare. Anche in momenti difficili canta il
ritornello: “la prima cosa bella che ho avuto dalla vita: è il tuo sorriso
giovane, sei tu!” Tutto farà perché questo figlio possa esprimere il potenziale
umano che altrimenti resterebbe sepolto dai limiti fisici che gli impediscono
di camminare, operare liberamente con le mani e anche parlare. Insieme al padre
percorreranno ogni strada e ora Fulvio è
ricercatore del dipartimento di fisica e astronomia dell’Università di Catania.
Ecco
la mia divagazione: e se lo Spirito Santo fosse donna? Nei testi sacri è
chiamato Paraclito, cioè assistente, avvocato difensore, intercessore,
consolatore, persona capace di comprensione amorevole e accogliente compassione
(da vari dizionari e commenti).
Mi
permetto di dire che se fosse donna, lo Spirito Santo assomiglierebbe a Lucia,
la mamma di Fulvio. E assomiglierebbe a
tutte quelle donne che sacrificano per amore la propria vita per la pienezza
della vita dei propri figli, ma anche dei propri mariti, dei propri genitori,
dei propri fratelli e non solo dei fratelli di sangue ma anche dei fratelli
nell’umanità. Un sacrificio vissuto nel quotidiano spendersi amando,
riflettendo così una manifestazione limpida dello stile d’amore di Dio.
La
Pentecoste 2020 è celebrata il 31 di maggio, data che la liturgia dedica alla
festa della Visitazione di Maria ad Elisabetta, quando lo Spirito canta in lei
la lode a Dio nel Magnificat. Ci uniamo al suo canto per le testimonianze di
vero amore che abbiamo ricevuto e riceviamo delle nostre donne e mamme.
Esaltiamo il disegno di
Dio che le ha rese per noi segno vivo dell’azione dello Spirito Santo Paraclito.
Ringraziamo il Signore per il dono della Chiesa che in molti modi è impegnata
ad essere grembo accogliente, sostegno dei piccoli, avvocata dei poveri e soprattutto
lasciamoci tutti rinnovare dallo Spirito Santo per divenire “fratelli, sorelle
e madri” gli uni per gli altri, nel nome di Gesù.
Buona Pentecoste!
don Alfredo