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14 novembre 2020

Avvento 2020 - Apri gli occhi: Gesù abita in mezzo a noi!

L'altare di San Barnaba...


...e quello di Maria Madre della Chiesa 


Carissimi, 

in questi giorni entrando nelle nostre chiese pare che sia già Natale. Infatti il Bambino è stato posto al centro degli sguardi, davanti all’altare. Non per scherzo è già collocato lì ma perché vogliamo raccogliere in un tempo così complicato di pandemia il DONO di vedere, ma anche la CHIAMATA a rendere visibile, la presenza del Signore Gesù che già abita in mezzo a noi.

31 ottobre 2020

Nella luce della risurrezione di Gesù

Carissimi, l’annua celebrazione di Tutti i Santi e la Commemorazione di tutti i defunti ci trova in giorni di grande apprensione e dolore per il virus che sta colpendo in modo sempre più duro e diffuso anche in Milano e nel nostro quartiere.

E cresce ancor di più che nei mesi scorsi la preoccupazione per le difficoltà economiche delle famiglie, mentre si moltiplicano sui media i dati, i dibattiti, e nelle piazze le proteste (purtroppo anche insensatamente violente).

Tutto merita di essere seguito con attenzione e partecipazione, ma abbiamo bisogno di lasciarci guidare anche dalla fede e non lasciare che le celebrazioni cristiane di inizio novembre passino senza averne raccolto il messaggio.

Ci provo anche consegnandovi non riflessioni teoriche, di cui non sono capace, ma parole che ho ascoltato in occasione dei funerali dei giorni scorsi di persone defunte “per covid”.

30 maggio 2020

Se fosse donna?


Prima di scrivere mi sono misurato la febbre, ho igienizzato la tastiera e le mani, sono da solo ma tengo la mascherina al braccio pronta all’uso, ma soprattutto ho pregato. Non so se sia una distrazione di cui fare ammenda o una divagazione che in qualche modo “ci sta”, certo non ha pretesa di affermare nessuna tesi teologica.

Ho visto venerdì 29 maggio in tv il film “Il figlio della luna”, tratto dalla storia vera della famiglia Frisoni di Siracusa a cui il cielo manda un figlio Fulvio, affetto da tetraparesi spastica con distonie. In particolare la figura della madre è raccontata in tutta la sua drammatica bellezza. Accettando la sfida di fidarsi di Dio (“tu me l’hai dato: tu mi devi aiutare!”), decide di mettere tutta se stessa a servizio di questo dono senza curarsi del giudizio degli altri o delle difficoltà da affrontare. Anche in momenti difficili canta il ritornello: “la prima cosa bella che ho avuto dalla vita: è il tuo sorriso giovane, sei tu!” Tutto farà perché questo figlio possa esprimere il potenziale umano che altrimenti resterebbe sepolto dai limiti fisici che gli impediscono di camminare, operare liberamente con le mani e anche parlare. Insieme al padre percorreranno ogni strada e ora Fulvio è ricercatore del dipartimento di fisica e astronomia dell’Università di Catania.

Ecco la mia divagazione: e se lo Spirito Santo fosse donna? Nei testi sacri è chiamato Paraclito, cioè assistente, avvocato difensore, intercessore, consolatore, persona capace di comprensione amorevole e accogliente compassione (da vari dizionari e commenti).

Mi permetto di dire che se fosse donna, lo Spirito Santo assomiglierebbe a Lucia, la mamma di Fulvio.  E assomiglierebbe a tutte quelle donne che sacrificano per amore la propria vita per la pienezza della vita dei propri figli, ma anche dei propri mariti, dei propri genitori, dei propri fratelli e non solo dei fratelli di sangue ma anche dei fratelli nell’umanità. Un sacrificio vissuto nel quotidiano spendersi amando, riflettendo così una manifestazione limpida dello stile d’amore di Dio.

La Pentecoste 2020 è celebrata il 31 di maggio, data che la liturgia dedica alla festa della Visitazione di Maria ad Elisabetta, quando lo Spirito canta in lei la lode a Dio nel Magnificat. Ci uniamo al suo canto per le testimonianze di vero amore che abbiamo ricevuto e riceviamo delle nostre donne e mamme.

Esaltiamo il disegno di Dio che le ha rese per noi segno vivo dell’azione dello Spirito Santo Paraclito. Ringraziamo il Signore per il dono della Chiesa che in molti modi è impegnata ad essere grembo accogliente, sostegno dei piccoli, avvocata dei poveri e soprattutto lasciamoci tutti rinnovare dallo Spirito Santo per divenire “fratelli, sorelle e madri” gli uni per gli altri, nel nome di Gesù.

Buona Pentecoste!

don Alfredo

15 maggio 2020

Indicazioni pratiche per la partecipazione alla Messa


Carissimo/a, riprendiamo la celebrazione della Messa con responsabilità, prudenza, pazienza. Lo impongono le circostanze dolorose di questo tempo e anche il nostro amore per la vita nostra e di tutti quelli che il Padre ci ha posto accanto come fratelli.

Anzitutto siamo richiamati alla responsabilità circa la decisione di andare a Messa:
RESTIAMO A CASA se abbiamo febbre o sintomi influenzali o se non abbiamo terminato l’eventuale quarantena e se sappiamo di avere incontrato persone “positive” recentemente.
RESTIAMO A CASA nelle prime settimane e in via prudenziale, se abbiamo una età avanzata o patologie croniche che possono più facilmente esporre al contagio.

Mentre ANDANDO ALLA MESSA:
-       indossiamo la mascherina in strada e in chiesa per tutto il tempo della Messa (deve coprire naso e bocca);
-       osserviamo la distanza di 1,5 m dalle altre persone anche all’ingresso e all’uscita della chiesa;
-       igienizziamo le mani prima di entrare in chiesa col gel disinfettante messo a disposizione;
-       andiamo a sederci nei posti indicati col talloncino rosso e restiamo lì per tutta la celebrazione (anche i bagni sono chiusi per precauzione); solo i nuclei famigliari potranno sedervi vicini sulla stessa panca;
-       per questo periodo non useremo foglietti della Messa o libretti dei canti e chiediamo di non passare di mano in mano oggetti;
-       alla Comunione restiamo in piedi se desideriamo riceverla. Il ministro porgerà coi guanti l'Ostia sulla mano: solo quando si sarà allontanato sarà possibile consumarla, abbassando la mascherina e rialzandola subito dopo;
-       terminata la Messa restiamo fermi al nostro posto e seguiamo le istruzioni per uscire in modo ordinato per evitare contatti o assembramenti, anche sul sagrato;
-       eventuali offerte saranno raccolte in contenitori appositi all’uscita della chiesa.

Nelle nostre chiese potranno accedere al massimo circa 200 persone per celebrazione, superato il numero verrà chiesto di restare distanziati all’esterno o di tornare a casa.
La sospensione del precetto festivo… consiglia di approfittare maggiormente delle occasioni di Messa feriale. 

Non è possibile accedere alla sagrestia: per ricordare il nome dei propri defunti nelle Messe si chiede di contattare telefonicamente le parrocchie, lasciando eventualmente in segreteria telefonica il proprio numero di telefono per essere ricontattati.

Ricordo che la domenica alle 10,30 sulla pagina Facebook Due Cortili Gratosoglio è trasmessa la Messa da San Barnaba.

Gareggiamo nel prenderci cura a vicenda e daremo lode a Dio.

don Alfredo

Dal 18 maggio riprende la celebrazione delle Messe col popolo


Carissimi, l’Arcivescovo in tempi non sospetti ci ha invitato a vivere l’anno pastorale in corso considerando che “la situazione è occasione”. Sarebbe prezioso raccontarci le paure – per nulla passate – che questo virus ci ha messo in cuore, come sarebbe bello dirci i guadagni di questa situazione… quali occasioni ci ha offerto. Anche rispetto alla nostra esperienza di fede, di preghiera, di Chiesa e alla ripresa della celebrazione eucaristica deve diventare occasione. Abbiamo pensato allora di riprendere le celebrazioni delle nostre parrocchie nel seguente modo perché “nulla potrà essere come prima”.
Anche se parliamo di “fase 2” la tragedia che abbiamo vissuto domanda di essere ricordata e raccontata: è nata così la celebrazione della Pasqua ebraica da cui Gesù ha attinto per regalarci il dono dell’Eucaristia.
Lo faremo anzitutto celebrando il suffragio dei defunti di questi mesi nella Messa feriale e continuando a celebrare i funerali anche se senza Messa (dal 4 maggio sono già una decina nelle nostre parrocchie, alcuni dei quali di morti per covid-19).
Lo faremo anche chiedendoci come comunità di vivere il digiuno eucaristico nel giorno del venerdì (che già nella Quaresima ambrosiana è giorno senza la celebrazione della Messa): per non dimenticare l’assenza della Messa di questi mesi e per valorizzare le altre forme di preghiera che hanno sostenuto la nostra preghiera in questo tempo. In particolare ci metteremo in ascolto della Parola e in adorazione dell’Eucaristia. Il venerdì sarà così giorno dedicato alla memoria dei defunti di questa immane tragedia.
Lo faremo anche modificando in via sperimentale orari e giorni delle celebrazioni, tenendo conto del periodo estivo, del grave rischio per la salute degli anziani (in via prudenziale chiediamo agli over 65 di restare a casa almeno per le prime settimane), ma anche delle famiglie con bambini, e della possibilità di poter ancora seguire la Messa domenicale alle ore 10,30 in streaming su facebook o comunque sulle reti tv (pur comprendendo che non è la stessa cosa, specialmente per poter fare solo la Comunione spirituale).

Ecco dunque il calendario delle celebrazioni fino alla fine di agosto 2020. 


MMC
SB
DOMENICA
S. Messa ore 9.00
S. Messa ore 10.30 e 18.00
LUNEDI
Lodi, Parola e Comunione ore 7.40
S. Messa ore 18.30
MARTEDI
Lodi, Parola e Comunione ore 7.40
S. Messa ore 17.00
S. Messa ore 9.00
MERCOLEDI
Lodi, Parola e Comunione ore 7.40
S. Messa ore 18.30
GIOVEDI
Lodi, Parola e Comunione ore 7.40
S. Messa ore 17.00
S. Messa ore 9.00
VENERDI
Lodi e Parola ore 7.40
Vesperi, Parola e Adorazione ore 18.30
SABATO
Lodi, Parola e Comunione ore 7.40
S. Messa ore 18.00
S. Messa ore 18.00







Unitamente ai volontari delle nostre parrocchie, esprimiamo vicinanza agli ospiti e famigliari delle RSA del quartiere e a tutti gli operatori sanitari che vi lavorano. Sappiamo del grande sacrificio e della grande paura che stanno ancora vivendo. Chiaramente non sarà possibile celebrare con loro la Messa per ancora molto tempo, per questo vi invitiamo a ricordarli ogni giorno nella preghiera.
Infine riteniamo prudente per ora chiedere ai ministri dell’Eucaristia di non riprendere la visita a domicilio ai malati ma di continuare a seguirli col conforto della telefonata e soprattutto la preghiera. Mentre per quanto riguarda le condizioni di accesso alla chiesa per le celebrazioni e la sanificazione degli spazi e degli arredi rimandiamo ad una comunicazione specifica.
Cordiali saluti,
d. Alfredo con gli altri sacerdoti

06 maggio 2020

Comunicazione sulla celebrazione dei funerali nelle nostre parrocchie


A seguito delle disposizioni del governo nazionale e della diocesi di Milano, diamo comunicazione che riprende la celebrazione dei funerali anche nelle nostre chiese.

Come espresso dal Vicario generale mons. Agnesi, queste celebrazioni “ci consentono di esprimere la vicinanza della comunità cristiana che affida al Signore crocifisso e risorto un fratello o una sorella, e di annunciare la speranza che viene dalla promessa del Signore che i nostri morti vivono nella comunione dei santi. Accogliamo le disposizioni con responsabilità perché ci stanno a cuore il bene e la salute di tutti, soprattutto dei più fragili”. 

In questo spirito e con questa finalità vi comunico che oltre che con le pompe funebri è necessario prendere contatto coi sacerdoti, con i quali di volta in volta si valuteranno le migliori modalità della celebrazione che si potrà svolgere in chiesa o in prossimità della propria abitazione (così da permettere ai condomini di unirsi al rito dai propri balconi).

Celebreremo il rito senza la liturgia eucaristica, ma unicamente con la liturgia della Parola e le orazioni funebri. Alla celebrazione potranno presenziare massimo quindici persone invitate dai famigliari, compresi loro stessi, indossando la mascherina protettiva e rispettando anche nei movimenti la distanza di sicurezza.

È obbligatorio rimanere a casa in presenza di temperatura corporea oltre i 37,5°C o di altri sintomi influenzali; è raccomandato di non accedere comunque alla chiesa e di non partecipare alle celebrazioni esequiali a chi è stato a contatto con persone positive a SARS-COV-2 nei giorni precedenti.

Infine per le celebrazioni di suffragio di defunti già sepolti o cremati nelle scorse settimane invitiamo a prendere contatto solo dopo che in parrocchia sarà possibile celebrare la messa domenicale o feriale.

don Alfredo

01 maggio 2020

Chi ama crea!

Carissimi,

ho provato a leggere alcuni segni dell’azione dello Spirito in questo tempo, osservando anzitutto l’impegno di carità che va moltiplicandosi.  Sono colpito dal paradosso che il distanziamento sociale imposto dall’emergenza in atto ha suscitato risposte generose di vicinanza da parte di molti parrocchiani e non, che stanno sostenendo i servizi di carità che la comunità cristiana ha avviato da tempo per le famiglie bisognose del quartiere, attraverso la Caritas parrocchiale. In questo primo giorno di Maggio voglio dire GRAZIE! 

Chi ama crea! Grazie a coloro che nelle nostre parrocchie hanno sempre avuto a cuore la dimensione della carità vissuta non solo nei piccoli gesti quotidiani della premura verso il prossimo, ma anche in modo strutturato e comunitario, realizzando servizi di ascolto, accompagnamento e sostegno delle persone e delle famiglie in difficoltà, tessendo reti di collaborazione con i servizi delle istituzioni e delle realtà locali. Grazie a chi si è messo a disposizione personalmente e a coloro che sostengono anche economicamente tutto questo contribuendo alle spese per la carità della parrocchia.

Chi ama crea! Grazie a coloro che in questo tempo, nel quale i volontari over 65 han dovuto stare a casa, hanno permesso di continuare il servizio della Piccola bottega solidale che ha visto crescere le richieste di aiuto. La bella disponibilità di alcuni giovani e adulti dell’oratorio e delle nostre società sportive, dei volontari della Misericordia e del GTA ma anche di alcuni adulti stranieri cristiani e non, ha fatto crescere nuovi rapporti e amicizie e ha realizzato alcuni autentici miracoli d’amore.

Chi ama crea! Grazie ai volontari dei Centri di Ascolto, del Telefono Amico, della visita agli ospiti delle RSA del quartiere, ai ministri dell’Eucaristia per i malati, che pur con grandi limitazioni continuano ad avere a cuore gli assistiti e li raggiungono se possibile con gli strumenti tecnologici e comunque sempre con la preghiera.

Chi ama crea! Grazie anche ad alcune famiglie che hanno deciso di offrire per alcuni mesi un contribuito straordinario per permettere a famiglie in fatica un po’ di respiro e soprattutto di sentirsi meno sole. Un dono messo a disposizione dei nostri centri di Ascolto proveniente da famiglie della parrocchia e non, e pure da una parrocchia amica del centro di Milano che si è unita a questo progetto che è ancora in costruzione.

Chi ama crea! Grazie a tutti delle belle testimonianze che reciprocamente ci offriamo e che restituiscono uno sguardo di promettente speranza al nostro mondo.  Grazie soprattutto a Dio che anche così ci chiama a prendere parte del suo amore di Padre che non può non prendersi cura di ogni suo figlio: Lui è l’Amore che crea!

Infine un sogno… perché non approfittare di questo tempo nel quale in famiglia si è sempre insieme ai propri bambini e ragazzi per riuscire a coinvolgere anche loro, pur con gradualità e discrezione, in qualche gesto di carità o nelle scelte che i genitori stanno prendendo in questa direzione?   Educare alla carità è il dono più grande che possiamo fare a loro.  

Affido questo sogno e tutti i “grazie” a Maria: la Madre che ha educato il Figlio al dono di sé fino alla croce, benedica e sostenga i nostri propositi e i nostri gesti d’amore.

don Alfredo

26 aprile 2020

«Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?» (At 19, 2)


Così Paolo ad Efeso, ma queste parole oggi risonano per noi, per ciascuno di noi e per “noi” radunati insieme come discepoli di Gesù. Sono parole affilate come una spada che incide nei punti di giuntura delle articolazioni che, bloccate dalle conseguenze nefaste del male, sono incapaci di bene, di fare il bene. Così sono parole affilate per guarire e liberare. Ascoltiamole col desiderio di essere guariti, liberati anche noi.
Le sento anzitutto come parole di richiamo: “Ma come? Non avete ricevuto lo Spirito Santo che è il primo dono del Risorto? Perchè vivete ancora nella paura paralizzante della morte e vi chiudete in voi stessi, credendo di potervi salvare da soli? Perchè anziché imparare l’arte della condivisione fraterna spendete energie per garantirvi presunte certezze o evasioni egoisticamente cullate? Perchè non comprendete che questo tempo di forzata inattività è occasione per lasciarci fare da Dio?
Le sento poi come parole di incoraggiamento: “Avete ricevuto lo Spirito Santo? Dunque coraggio! Non siete soli: insieme a Lui portate con pazienza e fiducia il peso e l’angoscia di questo momento e moltiplicate i segni della tenera cura di Dio ai fratelli e alle sorelle che vi ha messo accanto. Non dimenticate che per questo Gesù vi ha scelto e mandato promettendo sono con voi, fino alla fine del mondo”.
Infine le sento come parole di  sfida: “Avete ricevuto lo Spirito Santo? Allora più che inseguire le notizie e le soluzioni del mondo, esercitatevi a leggere l’azione dello Spirito nel tempo che viviamo. Sarà lui a suggerire come aprirci alle novità che Dio ha preparato per il futuro di tutti i suoi figli nel mondo, nella Chiesa, nella nostra città e nel quartiere, nella comunità cristiana e nelle nostre famiglie. Lo Spirito Santo ci aiuterà ad intravvedere strade nuove per non disperdere il patrimonio prezioso che si è moltiplicato enormemente in questi giorni apparentemente vuoti e che impoveriscono i bilanci economici delle famiglie e degli stati.    
Forse in questa luce possiamo provare anche noi a rispondere all’invito della diocesi ad offrire spunti per la cosiddetta “fase 2”: non certo per chiedere di tornare a fare tutto quello che facevamo prima, come lo facevamo prima, oppure per lamentarci dei bilanci economici in rosso.
Chiediamoci: a quale CURA siamo stati richiamati da quanto stiamo vivendo?  Penso alla cura responsabile della salute personale e dei propri cari ma anche alla cura delle relazioni a cominciare da quella con Dio nella preghiera e nella celebrazione dei sacramenti, non trascurando le relazioni coi famigliari, gli amici, i colleghi, i vicini di scala e in particolare i bambini, gli anziani, i malati, i poveri e persino i defunti … la cura della gestione del tempo e delle risorse a nostra disposizione perché non siano sprecati o dedicato a cose che non hanno valore. Insomma: cosa deve cambiare da questa lezione di vita riletta alla luce del Vangelo?

Don Alfredo

* * *

La diocesi di Milano invita le comunità cristiane e i fedeli ad avanzare idee e buone prassi su diversi ambiti ecclesiali: dal riavvio delle celebrazioni con il popolo alla riapertura degli oratori, fino all’azione caritativa nelle sue molteplici espressioni.
Le proposte potranno essere presentate all’indirizzo indicato sul Portale diocesano, ma anche agli indirizzi e-mail delle nostre parrocchie per condividere i suggerimenti.

02 aprile 2020

Lettera ai genitori dei Cammini dell'Iniziazione Cristiana

Carissimi, si avvicinano i giorni della Pasqua di risurrezione che quest’anno attendiamo in modo del tutto particolare. Non ci attendiamo miracoli risolutori del dramma che ha investito il mondo. Intuiamo invece che proprio lo sguardo a Gesù crocifisso e il cuore aperto all’annuncio della sua risurrezione saranno per noi, e per tutti, motivo di conferma nelle scelte di bene e di amore… fino al dono della vita (quante splendide testimonianze in questi giorni!) e di più intensa solidarietà fraterna tra gli uomini e i popoli. Unico è il destino dell’umanità che la Pasqua di Gesù rivela: la pienezza della vita risorta nell’abbraccio dell’Unico Padre.
Vivremo queste celebrazioni anzitutto in famiglia, con la possibilità di unirci all’Arcivescovo Mario per la celebrazione dei riti della Settimana Santa in TV (canale 195 CHIESATV) e anche utilizzando gli strumenti preparati per la preghiera in famiglia, che trovate sul Portale diocesano, mentre sulla pagina Facebook Due Cortili Gratosoglio potrete seguire la celebrazione del Giovedì Santo alle ore 18 che noi preti della Comunità pastorale vivremo insieme alle nostre suore.
Soprattutto sarà occasione di riscoprire la straordinaria possibilità che ci ricordano le parole dell’indimenticabile card. Martini quando raccontava ciò che vedeva nel tempo del suo ritiro a Gerusalemme:
«Il popolo ebraico, anche oggi, per trasmettere la fede non ha catechismo, catechisti, e nemmeno ore di religione. Come viene allora trasmessa la fede? In famiglia, non attraverso delle definizioni astratte, fatte imparare a memoria, ma attraverso la celebrazione delle varie feste. Le feste sono il grande luogo di insegnamento della fede per il bambino ebraico.
Per esempio a settembre si celebra la festa bellissima del capodanno ebraico. Poi la festa autunnale di Sukkot, cioè dei Tabernacoli o delle Tende, legata al raccolto dei frutti della terra, quando, nel giardino di casa o sul piccolo terrazzo, o sul balconcino ogni famiglia, con qualche semplice stuoia o frasca, si costruisce una casetta dove per una settimana si reca a pregare e a mangiare certi cibi, per non dimenticarsi dei quarant'anni di cammino nel deserto, quando Israele, prima di vivere dei frutti della terra promessa, veniva sostentato gratuitamente tutti i giorni dalla mano provvida di Dio. Successivamente ecco lo Yom-Kippur, il giorno solennissimo dell'espiazione, liturgicamente parlando più importante, di digiuno totale. Poi la festa di Chanukkah, che celebra la rinnovazione del tempio. Poi ancora Purim, una parola che vuol dire «sorti», il carnevale ebraico, quando si festeggia il cambio delle sorti con cui gli ebrei, destinati a sterminio, furono salvati per coraggiosa intercessione di Ester presso il re Assuero. E infine la grande festa di Pesach, della Pasqua di liberazione del popolo dalla schiavitù di Egitto, che è solennissima come da noi, cui segue la festa della Pentecoste, della Simchat-Torah, cioè della “gioia-per-il-dono-della-Legge”.
Va detto che ognuna di queste diverse feste è vissuta in famiglia con speciale intensità. Ognuna ha le sue preghiere proprie, che la mamma o il papà fa recitare a tutta la famiglia, a tutti i bambini. Per ognuna ci sono giochi, canti e colori propri. E quindi i bambini imparano così, celebrando nella vita, udendo raccontare la storia del popolo e di questo Dio misericordioso, vicino, fedele, presente, attraverso l'esperienza quotidiana.
Tornando a noi, certamente sono molto importanti il catechismo e la catechesi. Ma dobbiamo anche ritornare a scommettere sulla trasmissione in famiglia. E anche qui, appunto, non pretendendo dai genitori di trasformarsi in piccoli teologi che insegnano delle formule a memoria - questo lo potranno quanti sono in grado di farlo - ma soprattutto perché i genitori preghino coi figli e celebrino con loro le feste liturgiche nel tempo e modo dovuto.
Abbiamo moltissime splendide occasioni: l'Avvento, il Natale, la Quaresima, la Pasqua, la Pentecoste, il mese di maggio, le feste della Madonna, le feste dei Santi, le feste del santo Patrono.
Se ogni famiglia, in qualche maniera saprà dare anche solo un segno per ognuna di queste feste - non solo nella preghiera, ma anche nel cibo, nei piccoli regali, anche in qualche ornamento esteriore –allora ecco che il bambino avrà appreso senza bisogno di speciali artifizi di memoria, perché questa gli si fisserà indelebilmente nelle cose, nell'esperienza vissuta e quindi memorabile, consentendogli di entrare in modo graduale, simpatico, gioioso nell'atmosfera, nel mondo della fede».

Infine non potendo indicare un termine certo dell’emergenza in corso e pensando che avremo bisogno di tempo per riprendere un ritmo di vita “normale”, vi comunico che la celebrazione della prima Riconciliazione, della prima Comunione e della Cresima sono rinviate al prossimo mese di ottobre.

Milano, 31 marzo 2020.                                                                                   
don Alfredo con sr Maria Angela, Betta e le catechiste


Un lavoretto non poteva mancare. Se vi va, se vi avanza tempo… è da incollare su cartoncino o semplicemente da colorare e ritagliare. È la colomba della pace che Gesù risorto porta ad ogni famiglia. È la pace di chi sa che può contare sulla vicinanza di Gesù anche nei momenti difficili.


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27 marzo 2020

“Io sono stufo di leggere e anche di pregare”



Questa espressione è un passaggio di un più ampio dialogo sul gruppo di WhatsApp dei miei compagni di ordinazione, era il 1988. Forzatamente (o provvidenzialmente?) “svestiti” dai ruoli di ciascuno, ritroviamo anche così qualche spazio di fraterno e libero scambio, confronto e sostegno ma anche la possibilità di confessare il nostro umano smarrimento e i turbamenti nella fede. I benpensanti potrebbero stracciarsi le vesti al pensiero che un prete possa aver detto una cosa del genere. Anche a me ha colpito ma perché ha espresso ciò che anch’io provo dopo giorni e settimane come quelle che viviamo. Certo è cosa da elaborare ma fotografa bene lo stordimento che segue letture e ascolti in cerca di risposte o di spunti rassicuranti che non arrivano, e dopo invocazioni intense ma “inascoltate”.
Forse anche le sorelle di Marta e Maria hanno vissuto qualcosa del genere nel tempo della malattia e poi della morte di Lazzaro. Anche le loro attese sono rimaste frustrate e le preghiere inascoltate… soprattutto quell’invito rivolto al grande amico Gesù. Hanno sperimentato anche loro qualcosa del rompicapo del “distanziamento sociale” … per giungere a scoprire che erano attorniate da molti vicini “distanti” mentre erano apparentemente “distanti” da chi è risultato davvero vicino. Hanno provato a darsi da fare per alleviare le sofferenze del fratello e hanno pregato per lui inutilmente. Hanno vissuto l’angosciosa impotenza di fronte alla morte e il pianto alla tomba.
Il racconto della risurrezione di Lazzaro può risuonare alle orecchie del nostro cuore quest’anno in modo tutto particolare. Possiamo a pieno titolo entrarci anche noi col cuore carico di tutto il dolore di questi giorni.
È bene “stare” in compagnia della Parola per poi scoprire che è lei a farti compagnia. Una compagnia discreta e paziente, delicata e fedele, capace di ascoltarci prima di parlare, disposta a farci da specchio perché impariamo a riconoscere ciò che si muove dentro di noi, non anestetizzante e desiderosa di corrispondere alle nostre attese ad ogni costo ma pronta a pagare ogni costo per il nostro vero bene.
Così come siamo, riconoscendo addirittura che siamo “stufi di leggere e anche di pregare”, proviamo a lasciarci raggiungere dalla compagnia del Vangelo della risurrezione di Lazzaro. E come il fermo immagine di un film sostiamo sulle scene, sulle singole parole e sui gesti, sui sentimenti che esprimono. È un esercizio prezioso da fare senza fretta e senza attese. Nessuno può farlo per te. Dopo aver letto qualche spunto, anche da questi fogli, prova anche tu. Un po’ alla volta la preoccupazione di trovare risposte e di capire, o il tumulto di sentimenti ingombranti e paralizzanti, farà spazio al silenzio disarmato ma non sconfitto di chi scopre che alla fine rimarranno «soltanto loro due: la misera e la misericordia» (come s. Agostino commentava nel commento all’episodio del perdono alla peccatrice): la misera condizione di ciascun uomo sulla terra e Gesù-misericordia-di-Dio.
Forse questi giorni portano con sé la grazia di uno sguardo nuovo su Dio, sul mondo, sugli altri, su noi stessi: che è lo stesso sguardo che Gesù di Nazareth ci ha rivelato vivendo in mezzo a noi. Ci è chiesta la disponibilità anzitutto di gustarne la bellezza e la verità e poi di imparare a farlo nostro. E se la strada fosse quella delle “lacrime”? Vi lascio ad alcuni spunti di papa Francesco su questa intuizione.
Buona domenica a tutti.
don Alfredo

18 novembre 2019

“Venga il tuo regno”

Carissimi,

iniziamo l’Avvento lasciandoci ispirare dall'invito dell’arcivescovo Mario a rinnovare la speranza che ha il suo fondamento nel ritorno di Cristo quale meta della corsa della vita.

L’invocazione “Venga il tuo regno” trapunti le nostre giornate per coltivare in noi lo sguardo della fede che ci offre di vivere ogni occasione come situazione feconda per amare. Così anche la faticosa insicurezza che accompagna la nostra esistenza, e ancor più quella di molti nostri fratelli e sorelle duramente provati dalle situazioni della vita, può diventare la culla per gesti e parole di più vero amore.

Dall’immagine dell’angelo birichino raccogliamo alcune provocazioni.

Arcabas, “L'angelo birichino in sella a una bicicletta”


“Ci viene incontro inforcando una semplice bicicletta. Un mezzo di trasporto di cui il messaggero divino potrebbe ovviamente fare a meno, ma che esprime in modo immediato come Dio si serva di qualunque strumento per raggiungere gli uomini.
Lo slancio con cui l’angelo compie il gesto ed il suo volto sorridente esprimono, rendendo inutili le parole, l’urgenza e la bellezza del suo Annuncio.
I capelli rosso fuoco svolazzano anche le ali conferiscono dinamicità alla composizione dell’opera. Forse l’angelo si è appena fermato di fronte a Maria, perché vesti e capelli sembrano ancora mossi dal vento della corsa, ma il piede appoggiato a terra ci fa pensare che ormai il viaggio sia finito: è il momento della lieta notizia.

O forse sta cercando proprio noi. Cosa ci vuole annunciare?

I colori nell’insieme sono vivaci, l’ombra è alle spalle, in lontananza, la luce sta tutt’intorno ed infiamma la chioma dell’angelo. Anche le gambe che hanno pedalato sono nella luce. L’improbabile veicolo sembra lasciare una scia di fuoco.

Tutto sembra suggerire che … Dio ci viene incontro!

(fonte: scheda didattica sul sito del Museo Diocesano di Alba)

Auguro, a me e a tutti, di approfittare dell’Avvento per lasciarci ancora una volta stupire della fantasia di Dio che continuamente cerca modi per offrirci il suo amore. E chiedo al Signore per tutti noi l’audacia di saper inforcare ogni strumento utile perché lo stesso annuncio giunga a destinazione e susciti nuova speranza.
Come Maria diciamo:
Eccomi! perché venga il tuo regno, Signore, serviti anche di me. 

don Alfredo


31 agosto 2019

Pronti, partenza, via!



Carissimi,
nelle gare sportive le tre parole sono scandite in una manciata di secondi. Pochissimi eppure intensi. Nei quali l'atleta fa appello alle migliori energie di concentrazione per chiamare a raccolta le sue capacità in vista di raggiungere l'obiettivo. In alcune discipline è possibile riconoscere nei movimenti del corpo ciò che la mente dello sportivo ripercorre come in un film: i passaggi del gesto atletico che sta per compiere.

Ma veniamo a noi. 

Pronti, partenza, via!

Anche se i tempi sono necessariamente più dilatati, quante volte le scelte e le situazioni della vita ci chiedono la stessa intensità di concentrazione e determinazione per non disperdere energie di bene, progettualità e anche lezioni utili a partire da batoste ed errori.
Quanta attenzione, meglio forse dire “cura”, richiede il dono della vita che ogni giorno il Signore ci regala! Di quante nostre cure ha bisogno la vita intorno a noi, a cominciare dai nostri familiari fino all'intero creato.
 
Dopo il riposo estivo, la ripresa dell’ordinarietà ci sollecita ancora una volta ad affinare una risposta responsabile, premurosa e amorosa. A questo nuovo inizio insieme diciamo si!
Siamo
pronti: partenza, via!

C’è però un altro inizio che ci sta a cuore, quello del nuovo oratorio e centro parrocchiale che finalmente apre.
E' bello vedere in coloro che hanno collaborato anche per la prima tornata di pulizie, a fine agosto, l'entusiasmo e la trepidazione per questo nuovo inizio.
Come pure sarà bello veder crescere il contagio della gioia per una impresa che si sta già rivelando un dono per la nostra comunità.

Pronti, partenza, via!
Ci stiamo allenando da tempo, e continueremo a farlo, alla sfida educativa che il nuovo edificio rappresenta.
E' la scelta della scommessa sul futuro, le nuove generazioni, che le nostre famiglie intendono rinnovare a partire dalla bella e intensa storia della nostra parrocchia, che affonda le sue radici nel dono della fede che ci è stata trasmesso.
E’ scommessa sui valori intramontabili che il Vangelo di Gesù ci ha consegnato. Oltre le mode, questi restano fari luminosi sempre capaci di orientare la ricerca degli uomini affamati di vero bello, vero bene e vero buono: cioè di Dio.
Così è anche scommessa sulla possibilità di dialogare al livello dei valori universali anche con uomini e donne, ragazzi e ragazze, di culture e religioni diverse che condividono con noi il cammino della vita.
Infine è anche scommessa sulla possibilità della conversione di noi adulti dall'individualismo autoreferenziale, che in molti modi alza muri di separazione, verso la disponibilità a costruire relazioni “ponte” che favoriscono l’incontro e l’arricchimento reciproco, anticipo della riunione dei popoli della fine dei tempi.
Impossibile a noi uomini. 
La cronaca lo dimostra. Ma possibile a Dio! E anche questo la cronaca lo attesta…

Pronti, partenza, via! 
Chiedo a voi ma anzitutto a me di fermarci un po’ su queste domande:
Cosa vogliono dire queste tre parole in questo momento della vostra vita?
E pensando al nuovo oratorio e centro parrocchiale a cosa vi sollecitano?
Con stima e riconoscenza, vi saluto cordialmente.
                                                                                                                      
don Alfredo

26 maggio 2019

Diventare casa di comunione… dipende anche da te!

Carissimi, la prossima festa di San Barnaba coincide con la celebrazione della Pentecoste: compimento della Pasqua e Natale della Chiesa. Felice occasione per rileggere il momento di vita della nostra comunità, alle prese con le problematiche e le opportunità di questo frangente storico nella periferia di una Milano in forte trasformazione su tutti i fronti, ma anche e soprattutto continuamente spinta e rinnovata nella fede, nella speranza e nella carità dal dono dello Spirito Santo.
E’ infatti Lui il protagonista di ogni tempo della storia della Chiesa, invisibile agli occhi ma non a quelli di chi crede, Maestro interiore dei semplici, presenza del Risorto lungo i secoli fino al compimento della promessa: Tornerò e vi porterò con me perché siate anche voi dove sono io.
Ci fa bene considerare così il nostro vivere di cristiani che edificano giorno per giorno la Chiesa in Gratosoglio. Mi pare ci infonda anzitutto serena pace a fronte delle ardue sfide da affrontare e della pochezza della nostra fede e del nostro amore.
A noi cosa è chiesto? Provo a rispondere ricordando quanto San Giovanni Paolo II ci scriveva nella lettera Apostolica “Novo Millennio Ineunte” al termine del grande Giubileo del 2000: (43) Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione: ecco la grande sfida che ci sta davanti nel millennio che inizia, se vogliamo essere fedeli al disegno di Dio e rispondere anche alle attese profonde del mondo.
Che cosa significa questo in concreto? […] Prima di programmare iniziative concrete occorre promuovere una spiritualità della comunione, facendola emergere come principio educativo in tutti i luoghi dove si plasma l'uomo e il cristiano, dove si educano i ministri dell'altare, i consacrati, gli operatori pastorali, dove si  costruiscono le famiglie e le comunità. Spiritualità della comunione significa innanzitutto sguardo del cuore portato sul mistero della Trinità che abita in noi, e la cui luce va colta anche sul volto dei fratelli che ci stanno accanto. Spiritualità della comunione significa inoltre capacità di sentire il fratello di fede nell'unità profonda del Corpo mistico, dunque, come “uno che mi appartiene”, per saper condividere le sue gioie e le sue sofferenze, per intuire i suoi desideri e prendersi cura dei suoi bisogni, per offrirgli una vera e profonda amicizia. Spiritualità della comunione è pure capacità di vedere innanzitutto ciò che di positivo c'è nell'altro, per accoglierlo e valorizzarlo come dono di Dio: un “dono per me”, oltre che per il fratello che lo ha direttamente ricevuto. Spiritualità della comunione è infine saper “fare spazio” al fratello, portando “i pesi gli uni degli altri” e respingendo le tentazioni egoistiche che continuamente ci insidiano e generano competizione, carrierismo, diffidenza, gelosie. Non ci facciamo illusioni: senza questo cammino spirituale, a ben poco servirebbero gli strumenti esteriori della comunione. Diventerebbero apparati senza anima, maschere di comunione più che sue vie di espressione e di crescita. […]
(46) Questa prospettiva di comunione è strettamente legata alla capacità della comunità cristiana di fare spazio a tutti i doni dello Spirito. L'unità della Chiesa non è uniformità, ma integrazione organica delle legittime diversità. È la realtà di molte membra congiunte in un corpo solo, l'unico Corpo di Cristo. È necessario perciò che la Chiesa del terzo millennio stimoli tutti i battezzati e cresimati a prendere coscienza della propria attiva responsabilità nella vita ecclesiale.
Forse è superfluo osservare quanto sono profetiche e di grande attualità queste consegne.
Le sento così per me e per noi nel cammino di comunità pastorale tra le nostre due parrocchie e soprattutto per San Barnaba che sta ultimando i lavori del nuovo oratorio e centro parrocchiale.
Perché diventiamo casa e scuola di comunione dipende da tutti noi, dipende anche da te! 
Buona Festa a tutti.
                                                                               
don Alfredo