RISCOPRIAMO UN DONO NASCOSTO NEL TESORO DELLA CHIESA
L’arcivescovo, card. Dionigi Tettamanzi, nell’omelia tenuta durante la S. Messa crismale di Giovedì santo, ha sottolineato l’importanza della collaborazione di preti e laici nella Chiesa e per la sua missione. Qui di seguito ne riportiamo alcuni passi significativi.
1. La comune “dignità battesimale” dei fedeli (v. Lumen gentium n. 32
… «Se quindi nella Chiesa non tutti camminano per la stessa via, tutti però sono chiamati alla santità e hanno ricevuto a titolo uguale la fede che introduce nella giustizia di Dio (cfr. 2 Pt 1,1). Quantunque alcuni per volontà di Cristo siano costituiti dottori, dispensatori dei misteri e pastori per gli altri, tuttavia vige fra tutti una vera uguaglianza riguardo alla dignità e all'azione comune a tutti i fedeli nell'edificare il corpo di Cristo».
In particolare con il Battesimo si è configurati a Cristo sacerdote: il popolo di Dio, infatti, è popolo sacerdotale.
… Il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati l'uno all'altro; infatti l'uno e l'altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano all'unico sacerdozio di Cristo. Il sacerdote ministeriale, con la potestà sacra di cui è investito, forma e regge il popolo sacerdotale, compie il sacrificio eucaristico in persona di Cristo e lo offre a Dio a nome di tutto il popolo; i fedeli, in virtù del loro regale sacerdozio, concorrono all'oblazione dell'Eucaristia, ed esercitano il loro sacerdozio col ricevere i sacramenti, con la preghiera e il ringraziamento, con la testimonianza di una vita santa, con l'abnegazione e la carità operosa».
… Riascoltiamo di nuovo il Concilio: «I laici, come per benevolenza divina hanno per fratello Cristo, il quale, pur essendo il Signore di tutte le cose, è venuto non per essere servito ma per servire (cfr. Mt 20,28), così anche hanno per fratelli coloro che, posti nel sacro ministero, insegnando e santificando e reggendo con l’autorità di Cristo, svolgono presso la famiglia di Dio l'ufficio di pastori, in modo che sia da tutti adempiuto il nuovo precetto della carità. A questo proposito dice molto bene sant'Agostino: “Se mi atterrisce l'essere per voi, mi consola l'essere con voi. Perché per voi sono vescovo, con voi sono cristiano. Quello è nome di ufficio, questo di grazia; quello è nome di pericolo, questo di salvezza”» (Lumen gentium, n. 32).
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2. La comunione corresponsabile
… il grande dono battesimale del sacerdozio comune dei fedeli fa luce sulla comunione missionaria, sprigiona forza e offre prospettive nuove e rinnovatrici …
… Davvero stupende sono le sorgenti della comunione nella Chiesa: essa scaturisce dall’accoglienza nella fede della parola di Dio e dal Battesimo – sacramento che ci inserisce nella stessa comunione trinitaria vissuta nel popolo di Dio – e trova la sua massima espressione e il suo continuo nutrimento nell’Eucaristia …
Solo collocandoci a questo livello fondamentale, prima di ogni distinzione, possiamo riscoprire la ricchezza unica e immensa della comunione ecclesiale, di cui è parte viva ogni singolo battezzato. E così possiamo e dobbiamo allargare enormemente gli orizzonti a cui guardare, nella condivisione con tutti gli uomini e le donne credenti nel Signore, tutti corresponsabili e tutti missionari.
In particolare, per noi presbiteri, la comunione dentro il presbiterio è certo un dono dello Spirito e un guadagno al quale non potremo mai più rinunciare. Nello stesso tempo non possiamo non chiederci: ma questo dono dello Spirito è proprio ed esclusivo dell’ordinazione presbiterale o è anche anticipato in qualche modo nel Battesimo e nella Cresima ed espresso in comune pienezza nell’Eucaristia? Può esistere una comunione presbiterale che non sia, necessariamente, espressione della comunione ecclesiale? E la comunione tra presbiteri, nel suo tipico aspetto ministeriale, non deve aprirsi ai diaconi e ai fedeli che, in forza del Battesimo, della loro vocazione e, talvolta, di un esplicito mandato del Vescovo si impegnano a collaborare in una comunione corresponsabile nel servizio pastorale rivolto ad una comunità cristiana?
… Anche le forme più diffuse – ma non per questo meno significative – di corresponsabilità pastorale, all’interno delle parrocchie, delle comunità pastorali, dei decanati, dovrebbero essere viste maggiormente come espressione di una profonda comunione. Penso in particolare ai Consigli pastorali …
Strettamente collegato con i temi della comunione e della missione – come vado sottolineando negli incontri con i Consigli pastorali e per gli affari economici durante le Visite pastorali decanali – deve essere considerato, come assolutamente necessario
e urgente, l’impegno per la formazione. La collaborazione corresponsabile infatti non si improvvisa affatto; al contrario, esige una formazione specifica, per i laici ma anche per i presbiteri. …
La comunione tra presbiteri e laici, poi, deve aprirsi a tutti i fedeli. Dobbiamo imparare a guardare anche a quello che riceviamo dalle nostre comunità e non solo a quello che diamo. Alludo alla testimonianza di fede di tanti, agli esempi di carità, di umiltà, di pazienza, di generosità e di fedeltà, al coraggio di alcune scelte professionali ed affettive, alla forza che alcuni sanno dimostrare nel momento della malattia e della morte. Siamo veramente aiutati, da tutta questa vita vissuta secondo il Vangelo da parte della nostra gente, molto di più di quanto pensiamo. E se in altre occasioni ho sentito il bisogno di richiamarvi, carissimi confratelli, alla grave responsabilità del ministero con le connesse fatiche, delusioni e incomprensioni, oggi sento in un modo più forte il bisogno di invitarvi a raccogliere anche la grazia e la conseguente gioia del vostro essere al servizio della gente. Sì, la gente ci ripaga, spiritualmente parlando, in modo più che abbondante!
3. Preti e fedeli laici insieme nel cammino verso la santità
Una comunione “allargata”, perché fondata sul Battesimo oltre che sul mangiare l’unico Pane e bere l’unico Calice, può portare a nuove forme di santità per le nostre Comunità, preti e fedeli laici insieme. Accenno solo ad alcune di queste possibili forme di santità “condivisa”.
La santità alla quale tutti siamo chiamati è quella di sempre: l'appartenenza al Signore che ci dona lo Spirito di Cristo. …
4. La forza missionaria di ogni battezzato
I Sacri Oli, che proprio in questa celebrazione dalla preghiera del Vescovo sono resi segni efficaci dell’azione santificante del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, partono dall’unica sorgente dell’Eucaristia che stiamo celebrando e da questa unica sede Cattedrale per rifluire in mille rivoli fino ad ognuna delle nostre comunità cristiane sparse in ogni angolo del vasto territorio della Chiesa ambrosiana. E da lì ancora saranno poi usati per ungere i corpi dei bimbi e degli infermi, dei ragazzi cresimandi e dei catecumeni adulti e le mani di coloro che vengono ordinati presbiteri... Spettacolo, questo, semplice e ricco di singolare suggestività teologica, spirituale e pastorale!
Mi piace leggere questa Eucaristia unitaria con l’immagine biblica del vino e dell’olio copiosi e traboccanti che fuoriescono dai calici e dalle ampolle per diffondersi nelle nostre strade e raggiungere le case degli uomini che abitano i nostri paesi e le nostre città e per risalire su su fino in cima ai condomini e alle torri, dovunque la nostra gente vive, ama, soffre, lavora, riposa, muore.
Questi oli non sono fatti per rimanere chiusi e ben custoditi nelle nostre sacristie, ma sono il profumo che si effonde sui nostri bimbi che rinascono alla vita nuova dall’acqua e dallo Spirito e la mirra che prepara i corpi dei nostri malati alla vita eterna. Sono i compagni di viaggio delle nostre visite alle famiglie e sono il balsamo che fortifica i nostri giovani, come atleti che si preparano alle lotte della vita.
Non siamo missionari soltanto noi, ministri ordinati che usiamo i santi oli. Sono missionari a pieno titolo anche tutti coloro che questi oli ricevono! Insieme, tutti insieme, diffondiamo il profumo di Cristo! …
In particolare ricordavo anche nella seconda tappa del Percorso pastorale che i cristiani – e in specie le famiglie cristiane – trasmettono la fede e l’amore di Cristo non solo quando rivestono qualche specifico compito o ruolo nelle comunità, ma per il semplice fatto di vivere da cristiani veri, gioiosi e seri, con un vissuto quotidiano che è frutto della grazia battesimale.
Anche l’impegno a ripensare e a ristrutturare le nostre comunità in un’ottica di “pastorale di insieme” ha assoluto bisogno di questa coscienza missionaria di tutti i fedeli. …
Guai a noi se dovessimo rinunciare alla forza missionaria, dono infuocato dello Spirito, che è insita in ogni battezzato!
Mi pare però di leggere una potente crescita del bisogno di identità cristiana nei nostri fedeli, in decisa controtendenza rispetto a quanto succedeva fino a una decina d’anni fa. Paradossalmente, o meglio provvidenzialmente, confido che sarà proprio la forte affermazione di identità dei seguaci di altre fedi religiose che incoraggerà i nostri battezzati a riconoscere la propria identità cristiana e a testimoniarla anche nella società diventata sempre più multiculturale e multireligiosa. E a testimoniarla, ovviamente, anche ai non cristiani: perché l’annuncio di Cristo, rispettoso e autentico, è per tutti, nessuno escluso: perché per tutti e per ciascuno Cristo è morto e risorto!
Pensiamo a quanti innumerevoli contatti “ordinari” hanno i cristiani laici: in famiglia, tra parenti, con colleghi di lavoro o di studio, tra amici, tra genitori dei compagni di scuola o di gioco dei loro figli, nei più diversi ambiti della vita economica, sociale, culturale,
politica… E’ tutto un tessuto, fittissimo e amplissimo, di relazioni interpersonali le più disparate, già costruite e in continua costruzione nel tempo… Un tessuto formidabile per le potenzialità che racchiude e per gli sbocchi che può avere… Ebbene, quando ci si renderà conto di condividere, grazie al Battesimo ricevuto, la missione di comunicare la fede e l’amore (traditio fidei et amoris), una forza meravigliosa e rispettosissima insieme potrà spargersi nei nostri quartieri e nelle nostre città e potrà così penetrare, rinnovandolo, nell’intimo dei cuori e contagiare la vita di ciascuno. …
5. A servizio del Vangelo e dell’uomo
Il sacerdozio comune dei fedeli è quindi un sacerdozio missionario rivolto all’esterno, a servizio del mondo e che realizza un culto che si esercita non solo nel tempio, ma lungo le strade, nei luoghi di incontro, di lavoro, di gioia e di sofferenza. E' un sacerdozio che viene prima delle differenze di carismi e ministeri specifici nella Chiesa. Da questo sacerdozio basilare ha origine e cresce la corresponsabilità di tutti i cristiani per la comune missione evangelizzatrice.
Quali conseguenze potrebbero sprigionarsi se la dottrina del sacerdozio comune fosse ben compresa, vissuta e valorizzata dai cristiani della nostra società pluralista dal punto di vista etnico, culturale, religioso? E nel contesto di una società ampiamente secolarizzata, indifferente, persino scristianizzata e senza validi riferimenti alla stessa razionalità umana?
Il sacerdozio battesimale è nell’ordine del fine, cioè il Regno di Dio nella sequela di Gesù, vero Dio e vero uomo, mentre il sacerdozio ministeriale rientra nell’ordine dei mezzi, come dice l’aggettivo che lo qualifica. Non è un bel rovesciamento? Sì. E’ un rovesciamento bello, perché porta tutti noi, preti ordinati e cristiani battezzati, alla serenità e alla gioia, quella dei servi “operosi” eppure evangelicamente “inutili”, cioè non decisivi, affidati all’azione unicamente risolutiva dello Spirito di Cristo nei riguardi della sua Chiesa chiamata a servire il Vangelo e l’uomo. ...
+ Dionigi card. Tettamanzi
Arcivescovo di Milano