10 dicembre 2010
NATALE, il calendaio di Dio
Un giorno Dio è venuto ad abitare questa terra: nel grembo di una donna ha preso dimora nella quotidianità della nostra storia.
Un anno preciso, una stagione, un giorno del nostro calendario. E poi l’anagrafe, gli anni che passano, i ricordi, i progetti, i sogni: un comune mortale.
Che cosa può dire tutto questo al nostro modo di intendere e vivere lo “scorrere dei giorni”?
Se Dio sceglie di “abitare” nell’oggi, l’oggi diventa il luogo umano dove possiamo incontrarlo, scorgere, desiderare, vivere la sua presenza. Non è facile perché le nostre giornate sono spesso banali, ripetitive, faticose … a volte poi cariche di imprevisti, guai, dolori …
Siamo normalmente lontani dal “vivere” la presenza del Signore in una nostra giornata normale, giornata “tipo”.
Eppure il Mistero dell’Incarnazione questo ci rivela: l’oggi di Dio abita il nostro oggi, al punto che, se fossimo capaci di “alzare gli occhi” dalla nostra abitudinarietà potremmo rischiare di scorgere “una luce”; meglio di essere illuminati da una “grande luce”.
È stata questa, nei racconti evangelici, l’esperienza dei pastori e dei magi: la folgorante notizia che la verità “interiore” dei nostri giorni, della nostra vita, appare solo con l’irruzione di un Altro.
Pastori e magi: solite giornate, scandite dall’alternarsi di sole, notte, stelle, stagioni … lavoro, riposo, vegliare, scrutare … All’improvviso una luce …
Quale messaggio allora per noi oggi?
La quotidianità è pesante, faticosa, piena di preoccupazioni e ansie, a volte “corre troppo veloce”, a volte “non finisce mai”. È un po’ la ragione per la quale si cerca di evadere in vario modo, anche cedendo e cadendo in vari tipi di illusioni …
La luce del Natale ci dice che Dio, facendosi uomo, ha legato il miracolo della sua presenza alla ferialità dei nostri giorni, dei nostri appuntamenti, del nostro correre come del nostro essere “costretti” in casa …
Penso che la vita dei pastori e dei magi non sia cambiata dopo quella notte, dal punto di vista della “cronaca”: sempre quella. Era cambiato però il modo di guardare le cose, le vicende quotidiane: uno sguardo illuminato dall’annuncio che l’Amore di Dio per gli uomini, per questa povera umanità che ci accomuna, abita i nostri giorni.
Da qui allora scaturisce la dolcezza e lo stupore, la discrezione e la capacità comunicativa, la pace e la bontà “normale”, soprattutto l’interiorità che sa far tesoro di ogni pezzetto di umanità che si incontra, sapendola legata e radicata in una profonda, non umana “condiscendenza”: quella del “Dio con noi”.
Di questo Mistero e di questo modo di vivere facciamo memoria “il giorno di Natale”.
don Marcellino