di Severino Pagani
Si avvicina la Pasqua e vorrei incontrarmi con Gesù. Mi piacerebbe fermarmi e dimorare con lui, con la sua umanità e con il suo destino. In questi giorni vorrei stare accanto a lui in maniera più profonda; entrare nella sua solitudine ed essere presente a questo insondabile e profondissimo mistero.
Più mi inoltro nella mia vita e imparo a essere buono, più mi pare di essere attento alle donne e agli uomini di oggi; mi sento più vicino a questi miei contemporanei e mi accorgo che è possibile inoltrarsi con loro verso ulteriori profondità. È come se l’intelligenza si aprisse di nuovo alla fede. È come se il cuore desiderasse per loro una più grande misericordia. Mi accorgo che si può penetrare più a fondo la verità della vita e i segreti della fede, si possono capire meglio le sofferenze, si può intuire qualcosa di più nel cuore di Cristo. Le ferite di Gesù sono le ferite dell’umanità, diventano anche le mie ferite.
Sto cercando le parole, i sentimenti, gli atteggiamenti interiori per entrare in preghiera nel mistero di Cristo. So che, nei giorni della sua Pasqua, Gesù si consegna completamente a Dio e all’uomo. A partire dalla contemplazione di Gesù morto, risorto e fatto Signore, mi sarà meno arduo interrogarmi ancora su chi è il cristiano, chi è un vero uomo spirituale. Mi sarà meno difficile interrogarmi su me stesso. Ritrovarmi e riconsegnarmi a lui. Il mio cuore ha bisogno di costruire alcune condizioni senza le quali è impossibile suscitare uno spirito di preghiera.
Chiedo al Signore il dono della calma. Vorrei restituire a Dio il tempo che mi ha dato, vorrei ripresentargli i giorni della mia vita. Mi dispongo senza fretta, lascio da parte altre preoccupazioni, dedico un tempo abbastanza lungo, senza distrazioni. Sono preparato ad avere pazienza con me stesso, ad attendere la consolazione del pentimento e ad ascoltare una Parola di rivelazione su di me e sulla mia storia.
Chiedo al signore il dono di una vera unità interiore. Cercherò di favorire in me, al di là di una comprensibile stanchezza, una certa capacità di concentrazione. Mi impegno a fare sintesi di me e dei miei vissuti, raccolgo i desideri, le preoccupazioni e gli interessi, i frammenti dei miei disagi quotidiani; a poco a poco riuscirò in questi giorni a mettere in ordine me stesso, distinguendo ciò che vale di più e ciò che vale di meno; saprò sciogliere le durezze del cuore e saprò comporre le divisioni interiori.
Chiedo al Signore di fare verità dentro di me e di fronte ai miei fratelli. Farò verità davanti a Dio nel silenzio e nella preghiera; ogni falsa giustificazione, ogni forma di bugia, ogni inutile senso di colpa e ogni sterile scoraggiamento dovranno lasciare posto alla verità di Dio sulla mia vita. È una invocazione di realismo e insieme di speranza.
Chiedo al Signore la contemplazione del mistero. Metterò al centro della mia preghiera la vicenda singolare di Gesù. Ricondurrò alla mia immaginazione e al mio affetto il viaggio che Gesù ha compiuto verso Gerusalemme, tra la gente, camminando nella sua terra, nelle sue stagioni, nel clima di quella umanità che ancora cammina nel mondo e continua a chiedere, a soffrire, a domandare. Quella umanità che ancora invoca: «Figlio di Davide, abbi pietà di me» (Mc 10,47). Prima dei miei sentimenti cercherò i suoi, quelli di Gesù. Entrerò nei suoi stati d’animo, nei suoi pensieri, nelle sue domande, nel suo divino abbandono. Solo dopo aver contemplato Gesù nei giorni della sua Pasqua, riceverò luce per leggere la mia situazione attuale.
Forse mi verrà dato, di nuovo, di ricomprendere la grazia di Dio nei miei riguardi, capirò quanto Dio ha fatto per me, nella mia storia, nei miei incontri, nelle mie scelte, nonostante i miei peccati. Conoscerò di più la persona di Gesù e il suo gesto di amore. Negli avvenimenti di Pasqua cercherò di leggere la storia degli uomini e le fatiche del mondo. Mi verranno dischiusi i segni supremi della novità del Vangelo.
Mi sentirò nuovamente amato e, anche attraverso qualche forma di dolore o qualche incertezza sul futuro, giungerò a una semplificazione interiore. Scoprirò un modo più vero e più sereno di portare i miei problemi e le mie difficoltà. Mi sentirò più buono e lo Spirito di Cristo mi porterà a una più grande e definitiva carità.
So che la Pasqua è il centro dell’Evangelo: soltanto da questo punto prospettico si può capire il senso della vicenda di Gesù, la sua vita, la sua morte, la sua risurrezione. A partire dalla Pasqua, intensamente legato al mistero di Gesù, ripercorrerò l’itinerario di fede del cristiano: riprenderò la croce dell’essere discepolo.
Discepolo del Signore.