Ogni anno, puntuale, si presenta a noi l’Avvento, che ci conduce a contemplare, nel Natale, il Mistero del Dio con noi.
La stanchezza, l’abitudine, le preoccupazioni e le dissipazioni che tanto segnano il nostro vivere quotidiano rischiano di svilire questo tempo particolare dell’anno liturgico e di distrarci dal nostro ravvivare la riconoscenza verso Colui che si è fatto uomo per noi e che apre la storia alla speranza.
Ogni tempo liturgico è un dono: spetta a noi aprirci ed accogliere la continua presenza di Cristo. La comunità cristiana vive tra il “già” e il “non ancora” crescendo nella fede in questa Misteriosa presenza, nella carità che germoglia dal Dono della sua vita, nella speranza del Ritorno glorioso del Risorto.
Il richiamo alla “memoria” e alla “vigilanza” evitano al cristiano il rischio di chiudersi nel presente e in ogni tipo di egoismo: l’esistenza è già data, ma è sempre da ricevere.
La vita odierna, con tutte le sue gioie e i suoi dolori, non è “definitiva”, culmina e attende l’incontro con Cristo. Noi non aspettiamo (né tanto meno temiamo) la fine del mondo, ma il ritorno di una persona che è il “segreto” della nostra vita.
Siamo cristiani non solo “a causa” di un certo passato, ma anche “a causa” di un certo avvenire.
Da qui allora il “cuore” dell’Avvento, che le proposte, semplici e discrete, che la parrocchia fa, cercano di aiutarci a riscoprire.
La vigilanza consiste nell’Ascolto della Parola, che spinge ad aprirsi al fratello che è dimenticato, prendendolo a cuore, aprendoci ad una accoglienza “familiare”.
Saper scorgere la presenza di Cristo in noi, raccogliendoci dalla dispersione di una vita tutta concentrata sul presente, apre l’oggi e il domani alla Speranza, in quanto rivela il volto del Padre nel quotidiano.
don Marcellino