“Mentre il silenzio fasciava la terra e la notte era a metà del suo corso, tu sei disceso, o Verbo di Dio, in solitudine e più alto silenzio”.
Le parole di questo inno di Turoldo sono un invito alla contemplazione, un forte richiamo al silenzio, al “raccoglimento”, realtà fondamentale perché si comprenda il cuore del Mistero del Natale.
Ma noi, uomini d’oggi, un po’ frenetici, indaffarati, dispersi, siamo ancora capaci di fermarci, contemplare, raccoglierci?
Siamo ancora capaci di essere un po’ “tra le nuvole”?
Proprio facendo riferimento alla simpatica e fresca rappresentazione teatrale della nostra “Compagnia” che ci invitava a guardare, gustare, lasciar emergere i sentimenti più semplici e profondi che nascono da ciò che di buono e bello c’è intorno a noi e dentro di noi, scrivo queste brevi riflessioni sul Natale.
Certo, l’anno liturgico non è una rappresentazione teatrale, è un momento in cui un popolo “dice” la sua fede, rilegge la sua storia e si riscopre salvato. Esprime quindi la sua gratitudine al Signore e lo accoglie come roccia su cui costruire il proprio cammino di vita, come vita offerta che ci apre all’eternità dell’Amore di Dio.
Il Natale che celebriamo nella fede ha dentro di sé un messaggio fondamentale per la nostra esistenza: è la Rivelazione del volto di Dio, di un Dio che cerca la comunione e la condivisione con l’ uomo.
E questo gesto dell’Incarnarsi non rimane “isolato” nella vicenda di Dio: è uno “stile” permanente che noi possiamo scorgere in pienezza nella storia di Gesù, fino alla morte. L’abbraccio amoroso di Dio all’umanità si presenta con le braccia allargate di Gesù, nella mangiatoia di Betlemme e sulla croce del Golgota.
Comprendiamo allora come una comunità cristiana che “accoglie e si raccoglie” attorno alla celebrazione di questo Mistero è una comunità cristiana che ama profondamente la storia in cui vive, non aspetta un mondo migliore per decidere di amarlo, lo ama così come è, assumendone tensioni, drammi, gioie, prospettive, peccati, contraddizioni …
In fondo celebrare il Natale vuol dire decidersi per una scelta fondamentale, irrevocabile, che ha poi ripercussione su tutte le altre scelte: quella della realizzazione dell’ umanità di ogni uomo.
Ecco perché diventa importante custodire “nel cuore” ciò che il Natale ci racconta del Mistero di Dio: un Dio che si veste di umanità, facendosi l’ultimo di tutti gli uomini, il più povero, il più emarginato, il più indifeso perché ogni uomo riscopra di essere Figlio di Dio.
L’invito allora fatto all’inizio dello scritto a vivere momenti di silenzio, contemplazione, raccoglimento, ad essere un po’ “tra le nuvole” rivela qui la sua originalità: per comprendere una realtà così grande occorre un clima e uno stile di vita, personale e comunitario.
Buon Natale
don Marcellino