Ci stiamo preparando alla Celebrazione della Pasqua e sappiamo che è proprio dalla Pasqua del Signore Gesù che noi riceviamo il carattere fondamentale e i criteri della nostra esistenza e della nostra missione nel mondo, sia come singole persone che come comunità ecclesiale.
Vorrei quindi proporvi qualche spunto di riflessione che possa aiutarci a cogliere provocazioni per la nostra vita che scaturiscono dall’evento pasquale, perché la nostra comunità possa diventare sempre di più concreto ed efficace segno di speranza per le donne e gli uomini che incontriamo sul nostro cammino.
“Non c’è più niente da fare” … “Tutto è possibile”
Quante volte la prima affermazione ritorna nei discorsi che sentiamo e facciamo, negli atteggiamenti di vita che teniamo. Certo c’è una diffusa percezione di un senso di rassegnazione o disperazione che sembra abitare i nostri giorni, per le più svariate situazioni personali, sociali, educative …
Era anche il “clima spirituale” che vivevano i discepoli di Gesù dopo la sua morte.
“Speravamo, ma …”
La fede cristiana invece presenta sempre un carattere di sfida rispetto a tutto ciò che sembra ineluttabile, già definito, privo di prospettive, di futuro … E questo perché la sua sorgente è la bella notizia che le forze della morte non sono riuscite a trattenere Gesù: Egli è risorto, è il crocifisso risorto.
L’incontro vivo con Lui ci propone quindi uno stile di vita che mostri come sia possibile vincere il male con il bene, vivere in un modo diverso, “altro”, le nostre relazioni di prossimità, il nostro rapporto con le risorse e i beni di questo mondo, in una prospettiva di condivisione e non di possesso.
“A noi non pensa più nessuno” … “Dio non si dimentica”
Un secondo richiamo importante che deriva dalla Pasqua per la nostra vita è la certezza che Dio non abbandona mai chi si affida a Lui.
Vivere di questa certezza significa per una comunità cristiana, che vive all’interno di un mondo di “dimenticati”, provare a mostrare una rinnovata capacità di apertura, accoglienza, vicinanza verso il prossimo.
L’annuncio della verità che Dio non si dimentica passa anzitutto dalla verità che noi per primi ci sforziamo di non dimenticare nessuno …
Qui il campo diventa immenso, troppo “esteso” per le nostre forze, ma tutti possiamo compiere qualche piccola scelta, piccolo gesto di attenzione.
Soprattutto possiamo e dobbiamo rinnovare il nostro modo di guardare ai tanti fratelli e sorelle coinvolti nei molteplici fenomeni migratori, alle nuove situazioni di povertà emergenti, a quella parte di umanità che sembra ormai destinata a collocarsi ai margini della vita sociale.
“Una tristezza mortale ...” … “Il Vangelo della gioia”
Un terzo decisivo segno deriva dalla nostra “fede pasquale” ed è il segno della gioia. Papa Francesco ce lo ricorda in continuazione e questa preoccupazione ha dato addirittura il titolo alla sua Esortazione apostolica: “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù … e si lasciano salvare e liberare dal peccato della tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento”.
Su questo punto oggi siamo particolarmente provocati ad un testimonianza forte e chiara.
Il papa ci ha ricordato che uno degli elementi che contraddistinguono il tempo odierno è quello della tristezza, quella tristezza che nasce dalla chiusura individualistica ai bisogni e alle attese degli altri.
La comunità che nasce dalla Pasqua è al contrario una comunità della gioia, gioia non superficiale, ma che nasce dall’incontro con il Signore e si apre alla condivisione fraterna.
Che questi giorni santi possano rinnovare dal profondo la vita nostra e della comunità.