Carissimi,
il dipinto che vedete qui accanto pare ritrarre il volto di un giovane uomo nel pieno della sua vitalità e bellezza, un viso solare aperto all’incontro e proiettato in avanti verso un futuro promettente.
Ma proprio questo è il volto del Crocifisso e Risorto che si trova sopra l’altare di una chiesa della periferia di Portovejo, il capoluogo della regione del Manabì in Ecuador. La croce, in legno dipinto e dorato, è opera del grande pittore vivente francese Arcabas. Raffigura Gesù crocefisso e risorto, senza barba e con gli occhi aperti, così come veniva rappresentato nella chiesa dei primi secoli. Posta sopra l'altare, guarda in direzione dei fedeli. Chi entra, è accolto dallo sguardo di Cristo: "E fissatolo, lo amò" (Mc, 10,21).
Se a Natale Dio ci ha guardato con occhi di bambino, a Pasqua lo fa con quelli di un uomo Crocefisso e Risorto.
In questa quaresima raccogliamo l’invito a fermarci e guardare Colui che ci guarda negli occhi del Crocefisso e Risorto.
Diversamente da come spesso ci immaginiamo, questa immagine non ci presenta uno sguardo di rimprovero o di giudizio e nemmeno che muove a compassione. E’ invece espressione della vittoria della vita sulla morte, dell’amore sull’odio, del perdono sulla vendetta. E’ così lo sguardo che riflette i colori di Dio, il Padre della vita, che restituisce dignità e futuro all’umanità in troppi modi ferita e dispersa, umiliata dal peccato e altrimenti destinata alla morte (il corpo di quest’uomo è segnato dalle ferite e dai flagelli). E’ lo sguardo che si offre a noi indicando nel dono d’amore di sè la via vittoriosa che conduce alla vita eterna e alla pace.
Il tempo quaresimale ci offrirà diverse occasioni per alzare gli occhi al Crocefisso e Risorto ed esplorare il suo sguardo: sfruttiamole!
E dopo averlo fatto dedichiamoci a ritrovare i riflessi dei suoi occhi in quelli di coloro che il buon Dio ci mette accanto nel cammino della vita. Anche attorno a noi è possibile incrociare sguardi di crocefissi e risorti: uomini e donne, giovani e anziani feriti nel corpo e nell’anima da varie prove vissute in spirito di fede e d’amore.
Certo incontreremo anche persone incapaci di risurrezione, schiacciati dal male o ripiegati su di sé nello sconforto e nella delusione. Uomini e donne a cui l’annunzio della risurrezione potrà arrivare solo attraverso le nostre piccole attenzioni affettuose e concrete (le opere della misericordia?) e una “buona parola” (briciole di Vangelo: la buona parola di Dio sulla vita del mondo).
Incontreremo anche chi apparentemente non conosce ferite e fallimenti e magari irride che ne è piagato (speriamo di non essere trovati così indifferenti): sono coloro per i quali pregare e offrire la paziente testimonianza del buon esempio.
FERMARCI E GUARDARE: sono le due preziose attività che per primo ha fatto il Creatore nel settimo giorno, non il giorno del riposo ozioso ma del riposo contemplativo, e che fanno di noi persone capaci di leggere nello scorrere degli avvenimenti e degli incontri della vita ciò che la proietta verso il di più di vita e d’amore la Pasqua di Gesù ha spalancato.
Non resta che iniziare con generosità e gioia questo straordinario cammino: buona quaresima a tutti!
don Alfredo