Anno pastorale 2010-2011 in oratorio
Le diverse sottolineature del percorso pastorale di quest’anno traggono origine e confluiscono naturalmente nel grande richiamo alla santità per ogni cristiano.
Il santo non è un mestiere di pochi né un pezzo da museo. La santità va vista in ogni tempo come la stoffa della vita cristiana. Pertanto il santo non è affatto un superuomo ma è semplicemente un uomo vero, perché accoglie in pienezza nel suo cuore ciò per cui è stato creato.
La santità deriva dall’invito del Signore: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro” (Matteo 5, 48). All’inizio dell’era cristiana la Didachè raccomandava: «Cercate ogni giorno il volto dei santi e traete conforto dai loro discorsi». La nostra Chiesa diocesana vorrebbe custodire questa attenzione non solo nei confronti del mondo degli adulti ma anche di quello dei ragazzi e degli adolescenti.
Non è mai inopportuno, esagerato o prematuro parlare di santità. La storia del cristianesimo mostra in modo inequivocabile che molti ragazzi sono riusciti a viverla in modo autentico e originale.
L’icona biblica
Ci guiderà e ci farà da sfondo, anche nel cammino dell’anno pastorale in oratorio, la pagina biblica del Buon Samaritano (Luca 10, 25-37). Nel discorrere del dottore della legge con Gesù si evince un iniziale scetticismo che però non rinuncia a tentare un approccio, a mettersi almeno un po’ in discussione.
Le parole di Gesù aiutano a passare da un’idea teorica della fede alla dimensione esistenziale e concreta. Perciò credere non significa semplicemente dire che Dio esiste, ma lasciarsi provocare da questa affermazione. Il cristiano è dunque colui che afferma l’esistenza di Dio anzitutto con le sue scelte quotidiane, a partire da quello che vive e dice.
Gesù promette la vita a chi, a immagine di lui Buon Samaritano, si ferma davanti alle necessità del fratello e se ne prende cura, riconoscendolo come “prossimo” e superando la tentazione di passare oltre. Oggi più che mai, in un epoca segnata dalle ferite dell’individualismo esasperato e dell’indifferenza, questa pagina del Vangelo risuona come un invito forte e chiaro a non giustapporre l’amore per Dio all’amore per il prossimo. Siamo chiamati ad incarnarne nella nostra vita una sintesi, nella quale la cura per ogni polarità non deturpa l’altra ma al contrario la fa risplendere ancora di più per riflesso.
San Carlo Borromeo
In particolare, in occasione del quarto centenario della sua canonizzazione, vorremmo metterci alla scuola di san Carlo Borromeo, a partire dalla forma concreta della sua santità. Se è vero che la santità è contagiosa, è altrettanto vero che, perché questo avvenga, bisogna diventare amici dei santi.
In questo anno pastorale ci è data la grazia di riscoprire una figura certo già molto conosciuta, ma che crediamo mai sufficientemente compresa.
Il riferimento a San Carlo costituisce per noi un prezioso richiamo ad un grande debito di gratitudine a Dio che, attraverso di lui, ha donato alla nostra Chiesa una preziosa esperienza educativa che oggi si chiama “oratorio”.
Proprio a noi che vi siamo impegnati con diverse modalità viene chiesto di custodire questa istituzione, tra la fedeltà all’intuizione originaria e il necessario rinnovamento.
Così, con rinnovata consapevolezza dell’amore di Dio, che si manifesta nella storia, attraverso le diverse vicende personali di santità, riprendiamo il cammino, nella certezza che il Vangelo di Gesù saprà dare all’esistenza di ciascuno luce, colore e sapore per renderci “santi come lui è santo”.
don Samuele Marelli
(Direttore della FOM)