07 ottobre 2011

Dopo il “JMJ2011” di Madrid

Riportiamo le testimonianze relative all’esperienza vissuta da alcuni dei nostri ragazzi l’agosto scorso a Madrid in occasione della XXVI Giornata Mondiale della Gioventù

Mi è stato chiesto di scrivere qualcosa sulla mia esperienza alla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid 2011. Dare qualche impressione sulla settimana è difficile, perché l’evento è così grande e importante che si può interamente comprendere solo dopo anni. Le prime impressioni tornato a casa si possono sintetizzare in questa semplice frase: STANCO MA FELICE.
Il percorso della Gmg è un viaggio lungo, non solo dal punto di vista chilometrico (almeno 3.000 km tra Milano-Madrid e ritorno in pulmino), ma anche dal punto di vista umano e religioso. Arrivi a questo appuntamento con molti dubbi; chiedendoti se in questo mondo c’è ancora posto per la religione e per il messaggio di Cristo, pensando di essere una goccia in un mare di indifferenza, con questo sentimento di solitudine e di sconforto che ogni vero cristiano di oggi probabilmente vive vedendo come vanno alcune cose del nostro mondo. Le domande e i dubbi vengono subito dissipati appena giunto in città: una festa della gioia, un incontro con persone che vengono da tutti gli angoli della Terra, un incontro pacifico senza nessuno screzio, senza paura del diverso. Pensate in quanti luoghi del mondo più di due milioni di giovani possono stare insieme senza litigare o senza che la polizia debba intervenire (poche volte succede, sfortunatamente). Allora al dubbio si sostituisce la speranza; la speranza, che seguendo il messaggio di Gesù, questo incontro senza paura di tutti i popoli del mondo non si realizzi solo ogni tre anni in una determinata città, ma che possa avvenire in tutto il mondo contemporaneamente.
Giunto alla fine di questo viaggio, che è anche un viaggio all’interno del proprio animo, si è stanchi fisicamente ma lo spirito è libero e felice, come abbandonato da un peso: il peso della paura verso il diverso, verso ciò che non ci è usuale, ciò che non è abitudine per noi. La speranza è quella che questa generazione, di cui faccio parte, toccata da questi gesti e queste manifestazioni possa, un giorno, vivere nel quotidiano quello che è il vero spirito della GMG: la fratellanza con il diverso.
L’ultima cosa che volevo comunicare della mia esperienza è un’immagine che ho ancora in testa: il silenzio di 2 milioni di persone nell’attimo in cui il Papa si è messo a pregare davanti al Santissimo. Mi è rimasta in mente la scena per la completa calma e per il surreale silenzio che è sceso su tutto l’aeroporto, non volava neanche una mosca. Descrivervi i sentimenti che mi percorrevano in quel momento è impossibile, posso solo dire che ho mai provato nulla di simile e in questo caso veramente non si può capire se non lo si è provato. Nella nostra vita quotidiana, anche se siamo solo in cinque è difficile creare il silenzio assoluto, pensate voi oltre due milioni di persone come avrebbero potuto creare il silenzio assoluto, ed invece ci siamo riusciti. Questa è l’immagine che mi è rimasta più impressa di questa settimana, più delle canzoni, più dei gesti, più anche delle parole e dei discorsi, un semplice ed umile Silenzio.

Stefano


“Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”; con questo invito il papa Benedetto XVI ci ha chiamati a partecipare alla XXVI Giornata Mondiale della Gioventù. A Madrid siamo arrivati in tanti: chi con l’aereo, chi in bicicletta, chi proseguendo a piedi il cammino di Santiago, chi in pullman. Noi abbiamo scelto il pulmino: 1600 km e il nostro pellegrinaggio ha inizio! Essere pellegrino significa “essere in viaggio”; ogni giorno con i treni che ci portavano a Madrid dal nostro alloggio, una palestra a Collado Villalba, 50 km a nord della capitale. Con la metro, per raggiungere la fiera dove si sono tenute le catechesi dei vescovi e per visitare la città. A piedi, facendoci strada tra le persone e il rumore incessante di canti, cori e balli e percorrendo infine tutti insieme i 4 km che ci hanno portato all’area “cuatro vientos”, l’aeroporto militare dove si è tenuta la veglia e la messa finale con il Papa. Essere in cammino, soprattutto con il cuore: ognuno è partito con le proprie aspettative e incertezze; alle volte non si sa neanche perché si parte. Ma vivere ogni giorno a Madrid l’attesa delle interminabili file, la fatica fisica, la condivisione con il tuo gruppo e con il resto del mondo, ti costringe a diventare più umile, a smettere di pensare che puoi bastare solo a te stesso e ti fa sorgere le domande più vere che hai nel cuore: “perché sono qui?”. Ognuno penso avrà trovato una risposta personale per la propria vita. Personale si, ma non privata: i vescovi e il papa ci hanno incoraggiati ad essere testimoni della nostra fede, del desiderio che ha Cristo di un incontro vero con noi, per trasformare la nostra vita da dentro, se con libertà e responsabilità rispondiamo alla sua chiamata: avere fiducia (radicati) e mettere in pratica con fedeltà e coerenza la sua parola (fondati), coscienti che le fragilità, le paure e le cadute sono proprie del percorso e dell’essere uomo.
“Avere fede significa appoggiarsi sulla fede dei tuoi fratelli e che la tua fede serva allo stesso modo da appoggio per quella degli altri”. Non ho mai sperimentato una comunione di fede così forte come durante la veglia, la sera di sabato all’aeroporto. Dopo giorni caotici e rumorosi immersi in un mare di folla, dopo una giornata stancante trascorsa sotto il sole, dopo il vento e che batteva sulle nostre cerate che ci riparavano dalla pioggia, c’è stato solo il silenzio: un silenzio mai vissuto, tanto emozionante da essere commovente. Provate ad immaginare … due milioni di giovani che desiderano stare in silenzio; in adorazione con il papa. Chissà quante parole sono state dette in quei minuti, quante speranze, quante preghiere, tanto profonde da non essere rivelate con la bocca ma con il cuore. Mi sono sentita in comunione con il mondo. E ho compreso quanto la mia preghiera, spesso basata sul bisogno del momento, è sempre stata tanto sterile di fronte al dono che ho ricevuto. E ho imparato che si può convivere nella pace: anche se per un breve periodo noi ne siamo stati testimoni “¡Esta es la juventud del Papa!”.
Daniela