Queste mie brevi parole vorrebbero solo mostrare come ciò che celebriamo non è qualcosa di “lontano” dall’esperienza dei credenti, ma coinvolge profondamente la loro vita.
La Quaresima si apre con due immagini ormai diventate “consuete” per noi che rischiamo quindi l’abitudine: l’immagine del deserto, l’immagine delle tentazioni.
Vorrei sostare un poco con voi al riguardo con qualche richiamo spirituale, che possa poi illuminare anche le proposte che ci saranno fatte in questo periodo.
Alla luce delle Scritture Sante l’immagine del deserto è molto ricca e arricchente.
Dio ha condotto Israele nel deserto per provare “ciò che aveva nel cuore” ( Deut.8,2).
La tradizione profetica, quando doveva richiamare anche fortemente il popolo a riscoprire il “cuore” della sua fede parlava di un “ritorno al deserto” luogo originario dell’esperienza del Dio vivente. All’inizio del suo ministero Gesù vive la medesima esperienza per provare ciò che portava nel cuore, per rivelare il suo “cuore di figlio”.
Ugualmente anche noi, nell’itinerario quaresimale, sacramento dei suoi quaranta giorni nel deserto, siamo condotti nel deserto per “provare/discernere” ciò che abbiamo nel cuore. Ecco la finalità di questo tempo liturgico: “provare il cuore” per discernere cosa in noi è lontano da Dio e lasciarlo “riconciliare” con Lui, “ritrovare” la realtà di Dio e Dio come realtà.
Il richiamo poi alle tentazioni ci aiuta a dare un “volto” alle nostre prove, dei nomi, delle concretezze, perché nelle tentazioni di Gesù viene descritta la radice di ogni prova, all’interno delle relazioni umane fondamentali.
Alla luce delle Scritture Sante l’immagine del deserto è molto ricca e arricchente.
Dio ha condotto Israele nel deserto per provare “ciò che aveva nel cuore” ( Deut.8,2).
La tradizione profetica, quando doveva richiamare anche fortemente il popolo a riscoprire il “cuore” della sua fede parlava di un “ritorno al deserto” luogo originario dell’esperienza del Dio vivente. All’inizio del suo ministero Gesù vive la medesima esperienza per provare ciò che portava nel cuore, per rivelare il suo “cuore di figlio”.
Ugualmente anche noi, nell’itinerario quaresimale, sacramento dei suoi quaranta giorni nel deserto, siamo condotti nel deserto per “provare/discernere” ciò che abbiamo nel cuore. Ecco la finalità di questo tempo liturgico: “provare il cuore” per discernere cosa in noi è lontano da Dio e lasciarlo “riconciliare” con Lui, “ritrovare” la realtà di Dio e Dio come realtà.
Il richiamo poi alle tentazioni ci aiuta a dare un “volto” alle nostre prove, dei nomi, delle concretezze, perché nelle tentazioni di Gesù viene descritta la radice di ogni prova, all’interno delle relazioni umane fondamentali.
La prima tentazione è legata al pane. Essa tocca l’ uomo nel suo rapporto con il cibo, con le cose, con i beni, all’interno dei quali la tentazione consiste nel mettere al primo posto questi beni quasi fossero gli unici e l’uomo limitato a questa unica dimensione. Ma, dice Gesù, la vita non si trasmette unicamente attraverso i beni materiali, si trasmette tramite le parole/la Parola.
La seconda tentazione è legata al rapporto con Dio. Il tentatore non propone di negare il rapporto con il Padre, ma chiede di metterlo alla prova, di farlo venire allo scoperto, di dare una garanzia della sua vicinanza. Ma, dice Gesù, il mio rapporto con il Padre non è basato su logiche “di mercato”, piuttosto sull’abbandono filiale in chi è Padre.
La terza tentazione è legata al potere, tocca l’uomo nel suo rapporto con gli altri.
Il tentatore propone a Gesù un rapporto con gli altri basato sulla sovrapposizione, strettamente legato all’idolatria: l’uomo ha sempre bisogno di un “signore” a cui affidarsi, nel quale riconoscersi (“opera delle mani dell’uomo”). Ma Gesù risponde rimandando al rapporto con Dio come unico Signore: quando l’uomo ha Dio per Signore, l’altro non è mai qualcuno da dominare, ma qualcuno con il quale condividere il mistero della vita!
Le semplici proposte che la comunità ci farà in questo periodo possano aiutarci a rinnovare dal profondo del cuore la nostra vita, nella relazione fondamentale con il Padre e in quelle con noi stessi, le cose, i fratelli e le sorelle con le quali condividiamo il cammino della vita.
Don Marcellino
La seconda tentazione è legata al rapporto con Dio. Il tentatore non propone di negare il rapporto con il Padre, ma chiede di metterlo alla prova, di farlo venire allo scoperto, di dare una garanzia della sua vicinanza. Ma, dice Gesù, il mio rapporto con il Padre non è basato su logiche “di mercato”, piuttosto sull’abbandono filiale in chi è Padre.
La terza tentazione è legata al potere, tocca l’uomo nel suo rapporto con gli altri.
Il tentatore propone a Gesù un rapporto con gli altri basato sulla sovrapposizione, strettamente legato all’idolatria: l’uomo ha sempre bisogno di un “signore” a cui affidarsi, nel quale riconoscersi (“opera delle mani dell’uomo”). Ma Gesù risponde rimandando al rapporto con Dio come unico Signore: quando l’uomo ha Dio per Signore, l’altro non è mai qualcuno da dominare, ma qualcuno con il quale condividere il mistero della vita!
Le semplici proposte che la comunità ci farà in questo periodo possano aiutarci a rinnovare dal profondo del cuore la nostra vita, nella relazione fondamentale con il Padre e in quelle con noi stessi, le cose, i fratelli e le sorelle con le quali condividiamo il cammino della vita.
Don Marcellino