Il frutto della Pasqua di Gesù è la nascita della Chiesa, comunità di discepoli riuniti nel suo nome e dalla forza del suo Spirito, dono definitivo della sua vita terrena (“emise lo Spirito”) e primo dono del Risorto (“alitò su di loro e disse: ricevete lo Spirito Santo”).
Con questa profonda consapevolezza la prima comunità cristiana si “avventura” tra la gente del suo tempo ripercorrendo i sentieri del Maestro: parole buone e gesti contagiosi di bene (“non ho né oro né argento: nel nome di Gesù alzati e cammina”).
Credo che questa sia la sfida per le comunità cristiane di ogni tempo e per ogni tempo: percorrere le strade degli uomini nella loro quotidianità, custodendo a loro favore il cuore della Rivelazione, l’Amore appassionato di Dio per l’umanità.
Uscire da se stessa custodendo sempre quello che è: questo è il cammino di ogni parrocchia.
In questa prospettiva la festa di Pentecoste ha molto da richiamarci, soprattutto se teniamo “presenti e insieme” le varie tradizioni riguardo al dono dello Spirito dei testi del Nuovo Testamento.
Mi limito a tre sottolineature, cercando di ricavarne qualche insegnamento per noi. Sia la tradizione di Giovanni che quella di Luca fanno riferimento al “Cenacolo, quella stanza superiore dove abitavano”, per situare il dono dello Spirito alla comunità dei discepoli radunati “per la paura dei Giudei”, ma più profondamente “dalla promessa di Gesù”.
E quella stanza ci ricorda la centralità della “Cena del Signore” per la vita di una parrocchia, che di domenica in domenica accoglie l’invito del suo Signore a “fare questo in sua memoria” mentre attendiamo la sua venuta, il compimento del suo Regno.
La seconda sottolineatura che voglio fare per la nostra vita di discepoli del Signore è che Gesù, donandoci il suo Spirito, ci dona la pace e ci invia nel mondo con l’impegno di “custodire la sua misericordia” come forza che può vincere il male alla radice (“a chi perdonerete i peccati saranno perdonati”). Tutto questo ci ricorda il lavoro spirituale che occorre fare per costruirci un cuore magnanimo e delle relazioni che sappiano vedere e favorire la crescita del buono e del bene che c’è nel cuore di ognuno.
L’ultima sottolineatura è quella di considerare che quando gli Atti degli Apostoli descrivono la vita nuova della comunità sorta dal dono dello Spirito sottolineano la dimensione della “perseveranza dei credenti in questa vita nuova”: la fede che fa i conti con la prova del tempo, con il rischio della irrilevanza, della abitudinarietà che non si lascia rinnovare di continuo dall’Ascolto della Parola, dall’unione fraterna, dallo spezzare il pane, dalla preghiera.
Tutto questo ci richiama all’impegno di vivere la nostra quotidianità con una intenzionalità nuova, a curare di più ciò che portiamo nel cuore - direbbe Gesù - a far emergere in ciò che facciamo ciò che siamo: persone “spirituali” con uno stile di vita sempre più guidato dallo Spirito che ci fa essere insieme Memoria di Gesù e capaci di scorgere i segni della sua presenza nella storia che condividiamo con gli uomini del nostro tempo.
don Marcellino
Sabato 18 non saranno celebrate le Ss. Messe delle 18
L’unica celebrazione eucaristica sarà nella VEGLIA DI PENTECOSTE per le due comunità parrocchiali nella Chiesa di San Barnaba sabato 18 maggio alle ore 21