Sono sollecitazioni che ci giungono continuamente dalle parole e dai gesti di papa Francesco, dal cuore della lettera pastorale del nostro vescovo, da alcune “consuetudini” recenti della vita della nostra Chiesa diocesana che dedica il tempo dopo Natale alla riflessione/azione sulle dimensioni sociali della nostra esperienza di fede.
Il mese di gennaio si apre con la Giornata della Pace e si chiude con la settimana dedicata all’educazione; in questo tempo poi celebriamo la Festa della famiglia, le giornate della vita, della solidarietà, del malato.
Con questi richiami siamo invitati ancora una volta a cogliere come la fede cristiana ha a che fare con la vita delle persone, le circostanze e le situazioni in cui sono immerse: il Vangelo, come buon seme, entra pazientemente nel tempo e nello spazio, attraversando “tutta la condizione umana fin nelle sue periferie più remote, senza paura di mischiarsi con la zizzania” annota il nostro Vescovo.
Approfittiamo quindi di questo momento per reimparare come la fede cristiana si incarna, entra nel mondo, lo trasfigura. È questo, infatti, il senso profondo che il tempo dopo Natale assume per la vita di una comunità: favorire la nostra contemplazione, la nostra capacità di vedere con i nostri occhi e di custodire nel cuore, come Maria, le opere che Dio compie nel nostro quotidiano attraverso l’Incarnazione del Verbo, il farsi uomo del Figlio.
Solo a partire da questo sguardo rinnovato e da questo cuore pacificato potremo affrontare con maggiore fiducia la vita, così da renderla più positiva, più creativa di pace e di conforto per tutti.
Solo a partire da questo sguardo rinnovato e da questo cuore pacificato potremo affrontare con maggiore fiducia la vita, così da renderla più positiva, più creativa di pace e di conforto per tutti.
Don Marcellino