Raccolgo alcuni spunti di riflessione che, a partire dalla Festa patronale di Maria Madre della Chiesa, dalle feste dell’Oratorio, dalla giornata comunitaria a Mirasole del 21 settembre, possano aiutarci ad avere alcune particolari attenzioni pastorali per questo anno.
La ricchezza dei momenti condivisi è stata tanta e vi invito a conservarla nel cuore e nella mente, trasformandola in vita vissuta, in scambi tra noi costruttivi, in desideri di bene sempre maggiori …
Qui cerco solo di proporre un piccolo quadro di riferimento comune per l’anno che andiamo a vivere .
Il filo conduttore di tutti questi momenti è stato l’impegno di riscoprirsi come “Comunità educante”, aperta alla comunicazione della “Gioia del Vangelo” a tutti coloro che incontriamo sul nostro cammino. Questo comporta una attenzione particolare allo stile della nostra vita, alla Evangelicità reale delle nostre scelte perché l’Amore del Signore per l’umanità lo si “racconta” così: con delle esistenze gioiose, comunicative, semplici, fraterne… “Persone nuove in Cristo”...
1. Scaturisce da questa osservazione il primo richiamo: “Formarsi al pensiero di Cristo”.
Al riguardo si è ricordata l’importanza della catechesi, che è sempre la proposta di rivedere la nostra vita e le nostre scelte alla luce della Parola di Dio, perché ne sia “illuminata e convertita” (catechesi anziani/adulti, gruppi famiglie, giovani e ragazzi, iniziazione Cristiana … tutti momenti perché l’Evangelo possa incrociare la “concreta esistenza” delle persone nei loro ritmi e scelte più quotidiane …).
Sempre in questa linea va il richiamo a curare e tener insieme interiorità ed ecclesialità, che significa approfondire le nostre convinzioni personali, dedicando del tempo perché il Vangelo ci raggiunga al cuore della nostra esperienza, ed allargare la nostra mente, il nostro sguardo ad una dimensione più ampia della vita del nostro gruppo, della nostra parrocchia per respirare una dimensione di Chiesa e di presenza al mondo più “vasta ed aperta” che cerchi di farsi carico dei problemi più veri e profondi dell’umanità (provare qualche cammino formativo più esigente e responsabilizzante).
C’è stato poi più di un accenno a curare la preghiera personale e le celebrazioni, come espressioni della nostra fede e del nostro desiderio di stare con il Signore, di ascoltarLo, consegnando a Lui la nostra vita e lasciandoci da Lui istruire.
2. Il secondo richiamo era ad “Avere cura per le relazioni “.
Questo significa considerare innanzi tutto le persone prima delle strutture e delle attività e riuscire a proporre ciò che facciamo, curando maggiormente la dimensione comunicativa e la valorizzazione di chi vi partecipa: non “offriamo prodotti”, ma un modo di vivere, di relazionarsi, di coinvolgersi …
In questa direzione dovrebbe andare l’attenzione formativa ai vari gruppi di ministerialità presenti con tanta ricchezza nella nostra comunità, il coinvolgimento delle famiglie con i figli che partecipano ai cammini della Iniziazione cristiana e della proposta oratoriana, il recupero della dimensione di vicinanza/prossimità nei contesti concreti dove si vive soprattutto verso anziani, malati, famiglie in fatica (l’adozione a vicinanza), l’attenzione alla qualità della comunicazione che va oltre l’informazione perché è comunicazione di vita, il richiamo ad una più pronta e generosa vita di carità e solidarietà verso i più poveri.
3. L’ultimo richiamo era a “Vivere la gioia del Vangelo”.
È un richiamo che fa un po’ da sintesi alle precedenti osservazioni, perché ancora una volta si tratta più di “stile” che di opere concrete. Papa Francesco ce lo ricorda spesso: “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù sempre nasce e rinasce la gioia” (Ev. G. 1).
Naturalmente non è una gioia superficiale, semplicemente festaiola, ma una gioia che nasce dalla profonda consapevolezza di essere stati raggiunti dal Vangelo, questa bella notizia dell’Amore di Dio che trasforma i cuori.
Tutto questo richiama ai cammini personali di “appropriazione della fede”, che se trovano punti di riferimento nelle proposte comunitarie, esigono poi la dedicazione di tempo e cuore di ciascuno di noi.
Due suggerimenti però sono emersi:
il primo a valorizzare il tanto bene presente tra noi, superando una dimensione un po’
b) l’altra a creare momenti di convivenza gioiosa ma arricchente, magari confrontandoci su tematiche di vita che ci stanno a cuore, in un contesto non “ufficiale” (rìunioni), ma più disteso, comunicativo (qualche “Domenica insieme”?), all’insegna di una dimensione ecclesiale fraterna e gioiosa.
Temi e problemi sono stati sollevati, anche con una certa “urgenza” e potrebbero essere affrontati in questo stile più “comunicativo” che aiuterebbe a superare l’atteggiamento un po’ polemico o rivendicativo a favore di un più profondo “sentire comune” (cito il problema economico e delle strutture, la “latitanza” dei preti, il sacramento della Penitenza, il mitico “calendario” … il valore delle società sportive … e altro …).
Mi pare che di carne al fuoco ce ne sia, ma mi pare soprattutto che siano “campi” nei quali costruire un minimo di “pensiero comune” …
Affido a ciascuno questo scritto, in particolare ai vari gruppi e ai membri del Consiglio Pastorale, perché, nella riflessione personale e nel confronto reciproco, possa nascere qualche passo ulteriore verso una comunità sempre più evangelica e quindi evangelizzante.
don Marcellino