Sono le 18,30 e proseguo il giro della visita alle famiglie in occasione del Natale nella parte sud del quartiere a Maria Madre. Già una persona, oltre la porta che rimane chiusa, mi ha detto “ma le sembra l’ora di venire a rompere i …?” Pazienza… continuo a suonare i campanelli, a salutare, sorridere e a porgere l’invito ad una preghiera semplice di affidamento al Signore e di richiesta di benedizione. Quante persone vivono sole e trascurate… Termino anche questa scala e osservo che un numero maggiore di appartamenti è vuoto, alcuni sono morti, altri sono ‘al ricovero’ per anziani, qualcuno se ne è andato. Mi dicono che Aler non è interessata a rimetterli a disposizione di altre famiglie perché ora la politica economica richiede di mettere in vendita e non affittare a costi ‘popolari’. Se capita di sentire oltre le porte voci di bambini puoi star certo che sono stranieri e per la maggior parte musulmani: curiosi aprono la porta e salutano, poi chiamano mamma o papà. Di solito la loro accoglienza è calorosa e rispettosa. Penso che è una benedizione per questo quartiere il loro arrivo, altrimenti quale futuro avrebbe? Nella scala successiva incontro un anziano che mi parla commosso dei ‘bei tempi’ di don Sandro e fratel Tobia. Gli dico che stiamo celebrando il 50’ di fondazione della parrocchia. Inizia a raccontare e la mia immaginazione spazia ai numeri di un tempo a quanti sono nati e cresciuti qui, hanno giocato e pregato nell’oratorio e in chiesa… Gli dico che sarebbe bello che la memoria di questa storia venga consegnata ai figli e ai nipoti e anche ai nuovi arrivati in quartiere. Termino la scala e mi incammino verso casa e facendo mente locale sugli incontri fatti mi chiedo: quale futuro avrà questo quartiere? E la parrocchia? La risposta è anche compito nostro! d.Alfredo