Noi dedicheremo il prossimo CPP (21 marzo p.v.) su questo tema e chiediamo a tutti coloro che lo desiderano di offrire qualche considerazione e consiglio in merito. Ricordando che l’approccio al tema è prettamente ecclesiale/pastorale e non politico/sociologico, come pure lo sguardo è anzitutto rivolto agli stranieri di tradizione cristiana (cattolici e non), mentre l’attenzione alle persone e famiglie di altre religioni è un capitolo certo importante ma che il Sinodo non mette esplicitamente a tema. Potete usare gli spunti della scheda proposta a chi “DESIDERA FARCI AVERE IL SUO PERSONALE CONTRIBUTO” (vedi più avanti).
E’ in preparazione anche un incontro “nuovo”, nel suo genere, invitando alcuni immigrati cristiani che partecipano alla Messa domenicale e magari vivono coi loro figli l’esperienza della catechesi (CIC) e alcuni italiani delle nostre parrocchie. L’intento è semplicemente quello di regalarci e regalare uno spazio di conoscenza reciproca a partire dalla condivisione di quello che ha significato nella propria vicenda di immigrazione (dalla parte di chi è arrivato come di chi ha visto arrivare) il dono della fede e l’esperienza della Chiesa.
Così che la riscrittura di un capitolo del Sinodo non resti comunque sulla carta ma ci provochi a rispondere agli appelli dello Spirito Santo nei cambiamenti in atto.
SCHEDA “PER CHI DESIDERA FARCI AVERE IL SUO PERSONALE CONTRIBUTO”
Milano sta cambiando. E con la città anche il territorio e la sua Chiesa. In particolare, la presenza di persone di altre lingue e culture ci interpella e ci chiede una riflessione approfondita, a partire da uno sguardo capace di confrontarsi con la realtà, le sue problematiche e sfide, per scrivere insieme una nuova pagina di storia, verso il futuro. Per questo, la Diocesi di Milano ha pensato di avviare un cammino sinodale, dal significativo titolo “Chie sa dalle genti”. L’Arcivescovo di Milano Mario Delpini, che lo ha indetto, lo ha presentato come una grande occasione di ascolto e confronto: di fronte a cambiamenti così imponenti non è più sufficiente immaginare piccoli aggiustamenti delle proprie strutture e dei propri stili di vita; più profondamente occorre in-terrogarci per comprendere quanto noi stessi siamo chiamati a cambiare. Un simile cammino potrà avere effetto nella misura in cui saprà essere inclusivo, capace di coinvolgere nel processo di riflessione e discernimento tutti coloro che intendono lasciarsi interrogare dal processo dentro il quale siamo immersi, offrendo ci-ascuno il proprio contributo, alla ricerca di nuove modalità per vivere insieme la società e la Chiesa di domani. Riteniamo quindi molto importante anche il contributo che lei potrà darci, invitandola a partecipare al cammino che come Chiesa stiamo compiendo. Oltre alle tracce che sono state predisposte per le diverse realtà ecclesiali e sociali, con questa traccia ci rivolgiamo a coloro che intendessero esprimersi a livello personale.
Più avanti le proporremo alcune domande, le cui risposte potranno aiutare il percorso del Sinodo che desidera cogliere questo tempo come «un tempo favorevole per ripensare concretamente il volto della nostra Chiesa ambrosiana, chiamata a mostrare in modo più profondo il suo essere cattolica, universale». Prima delle domande, per una migliore loro comprensione, le chiediamo di ascoltare queste parole che l’Arcivescovo di Milano ha pronunciato all’avvio del cammino sinodale:
« Lo Spirito consolatore abita in tutti, perché non ci lasciamo cadere le braccia: non siamo una casa di accoglienza ben organizzata che concede generosa ospitalità ai passanti, siamo un popolo in cammino, una casa in costruzione, una fraterna convivenza che vive un tempo di transizione che riguarda tutti e tutto. La secolarizzazione e l’emarginazione del pensiero di Dio e della vita eterna, la situazione demografica, l’evoluzione della tecnologia, la problematica occupazionale, la liquidità dei rapporti affettivi, l’interazione tra culture, etnie, tradizioni religiose e tanti altri aspetti contribuiscono a rendere complessa la domanda: come deve essere la nostra Chiesa per essere fedele alla volontà del suo Signore? Verso le genti che abitano nelle nostre terre i discepoli del Signore continuano ad essere in debito: devono annunciare il Vangelo! Devono mettersi a servizio dell’edificazione della comunità che sia attraente come la città posta sulla cima della montagna. Tutti i discepoli del Signore hanno il compito di essere pietre vive di questo edificio spirituale, tutti! Se parlano altre lingue in modo più sciolto dell’italiano, se celebrano feste e tradizioni più consuete in altri Paesi che nelle nostre terre, se amano liturgie più animate e festose di quelle abituali nelle nostre chiese, non per questo possono sottrarsi alla responsabilità di offrire il loro contributo per dare volto alla Chiesa che nasce dalle genti per la potenza dello Spirito Santo». ( Chiesa dalle genti, responsabilità e prospettive. Linee diocesane per la patorale, pp. 6-7)
Ecco le domande:
1. La trasformazione innescata dall’ar-rivo e dall’insediamento di persone di altre lingue e culture nel territorio della diocesi di Milano sta generando emozioni e reazioni anche forti. Lei personalmente come si sente interrogato da questo fenomeno? Ritiene che, per la società e la Chiesa, l’incontro e la convivenza con persone e stili di vita molto diversi possa essere occasione di rinnovamento della propria identità? Come?
2. La sua personale esperienza di fede – e, se non è credente, la sua esperienza di vita – come è stata influenzata dalla presenza e/o conoscenza di credenti di altra lingua e cultura e dalla trasformazione multietnica della nostra società? Se partecipa abitualmente alla Messa ha notato la presenza di fedeli di origine straniera? Ha notato, in particolare, qualche cambiamento nella liturgia?
3. Spesso le persone immigrate danno vita a loro luoghi di culto e a “loro Chiese”. Ne conosce l’esistenza? Secondo lei, l’integrazione dei migranti passa attraverso il riconoscimento e l’attribuzione di loro specifici luoghi di culto? Quanto la moltiplicazione di questi luoghi accende in lei la necessità di approfondire il suo ecumenismo e il desiderio di un incontro e un dialogo tra le religioni?
4. Conosce – o le è capitato di incontrare – qualche sacerdote e/o religioso/a straniero che vive e opera sul nostro territorio? Pensa possa essere di aiuto, per i migranti, avere a fianco sacerdoti e religiosi anch’essi stranieri? Quanto, invece, la loro presenza può essere di aiuto per le comunità ecclesiali tradizionalmente italiane?
5. L’iniziativa dell’Arcivescovo di indire questo Sinodo minore che riflette sulla Chiesa come “Chiesa dalle genti” come l’ha interrogata? Come questa iniziativa sta cambiando il suo sguardo sulle trasformazioni in atto nel nostro territorio?
6. Per quale ragione ha pensato di partecipare personalmente a questa consultazione? Quali soggetti/istituzioni pensa sarebbe opportuno coinvolgere direttamente? Quali risultati si possono attendere e sperare da questo Sinodo?
Infine, le chiediamo la gentilezza di scrivere una piccola presentazione di sé (omettendo nome e cognome, se lo ritiene), che ci aiuti nella valorizzazione delle sue risposte (età, sesso, cittadinanza, professione, religione di appartenenza, città/paese o decanato di residenza, anni di permanenza nella Diocesi di Milano, ecc.).
Può spedire il suo contributo al Sinodo “Chiesa dalle genti” all’indirizzo e-mail sinodo@diocesi.milano.it
Nb: se preferite, potete far giungere le vostre considerazioni in busta chiusa presso le segreterie parrocchiali o nella casella della posta per essere portate al CPP del 21/3 o inviate al centro diocesano.
Grazie e... buon lavoro!
2. La sua personale esperienza di fede – e, se non è credente, la sua esperienza di vita – come è stata influenzata dalla presenza e/o conoscenza di credenti di altra lingua e cultura e dalla trasformazione multietnica della nostra società? Se partecipa abitualmente alla Messa ha notato la presenza di fedeli di origine straniera? Ha notato, in particolare, qualche cambiamento nella liturgia?
3. Spesso le persone immigrate danno vita a loro luoghi di culto e a “loro Chiese”. Ne conosce l’esistenza? Secondo lei, l’integrazione dei migranti passa attraverso il riconoscimento e l’attribuzione di loro specifici luoghi di culto? Quanto la moltiplicazione di questi luoghi accende in lei la necessità di approfondire il suo ecumenismo e il desiderio di un incontro e un dialogo tra le religioni?
4. Conosce – o le è capitato di incontrare – qualche sacerdote e/o religioso/a straniero che vive e opera sul nostro territorio? Pensa possa essere di aiuto, per i migranti, avere a fianco sacerdoti e religiosi anch’essi stranieri? Quanto, invece, la loro presenza può essere di aiuto per le comunità ecclesiali tradizionalmente italiane?
5. L’iniziativa dell’Arcivescovo di indire questo Sinodo minore che riflette sulla Chiesa come “Chiesa dalle genti” come l’ha interrogata? Come questa iniziativa sta cambiando il suo sguardo sulle trasformazioni in atto nel nostro territorio?
6. Per quale ragione ha pensato di partecipare personalmente a questa consultazione? Quali soggetti/istituzioni pensa sarebbe opportuno coinvolgere direttamente? Quali risultati si possono attendere e sperare da questo Sinodo?
Infine, le chiediamo la gentilezza di scrivere una piccola presentazione di sé (omettendo nome e cognome, se lo ritiene), che ci aiuti nella valorizzazione delle sue risposte (età, sesso, cittadinanza, professione, religione di appartenenza, città/paese o decanato di residenza, anni di permanenza nella Diocesi di Milano, ecc.).
Può spedire il suo contributo al Sinodo “Chiesa dalle genti” all’indirizzo e-mail sinodo@diocesi.milano.it
Nb: se preferite, potete far giungere le vostre considerazioni in busta chiusa presso le segreterie parrocchiali o nella casella della posta per essere portate al CPP del 21/3 o inviate al centro diocesano.
Grazie e... buon lavoro!
d. Alfredo