Carissimi fratelli e sorelle in Cristo Gesù,
carissime famiglie tutte di San Barnaba,
questo è l’ultimo “l’In-formatore” prima della chiusura estiva, e questa è l’ultima “prima pagina” che firmo come vostro Parroco. Dopo l’estate ci sarà don Marcellino che aprirà questo strumento di comunicazione e di comunione, strumento importante per San Barnaba.
Come sapete la mia partenza da Milano non è un tuono a ciel sereno, non è stata provocata da fatti incresciosi, non è sicuramente forzata da qualcuno. Io non voglio andar via, voi non mi cacciate, l’Arcivescovo non ha punito né voi né me. Anzi questi giorni - se ce n’era bisogno - hanno mostrato e dimostrano continuamente quanto grande è il legame che c’è stato, c’è e rimarrà tra noi.
La mia partenza è determinata solo dalla nascita della Comunità Pastorale: fatto che richiede la presenza di un nuovo Parroco. Dell’importanza che venga scelto un nuovo Parroco quando inizia una Comunità Pastorale sono molto convinto: me lo dice l’esperienza che ho fatto nei miei 30anni di Presbiterato e la saggezza pastorale che ho acquisito.
Sicuramente nel mio cuore e nel vostro c’è molta sofferenza, come in me e in voi ci sono domande circa il futuro. Ma siamo convinti che lo Spirito del Signore Gesù che insieme abbiamo sentito e visto agire tante volte in questa nostra Parrocchia non smetterà di accompagnarci e agire, donandoci mente illuminata, coraggio nel cuore e forte volontà per fare scelte libere da paure.
Sono “grato” a tutti, e mi sento di dirvi un immenso “Grazie”.
Grazie prima di tutto dell’affetto che mi avete dato, perché mi avete amato e coccolato, sostenuto con le vostre preghiere e con il vostro aiuto concreto (anche “culinario”), incoraggiante e collaborante.
Grazie perché siete stati per me testimoni di fede e di carità, di capacità di stare nelle situazioni difficili con speranza, di amore per questa Chiesa di San Barnaba, di voglia di collaborare con responsabilità.
Grazie a don Andrea e a don Giuseppe con cui ho condiviso questi anni di guida pastorale, grazie a Mons. Giacomo per il suo affetto paterno, i suoi consigli e le sue preghiere dal Paradiso, ai preti che si sono succeduti al Centro Vismara.
Grazie perché con voi ho imparato a “fare il parroco”: voi siete stati un “campo di Dio” facile da coltivare, anche se richiedeva tanto impegno. Ho cercato di fare del mio meglio senza risparmiarmi: spero di essere stato all’altezza!
Grazie a voi tantissimi e validissimi collaboratori con cui abbiamo fatto cose nuove e belle: chiedo scusa perché avete subito spesso “l’ira funesta” del vostro Parroco.
Grazie a tutti della festa e della riconoscenza che mi avete mostrato anche in occasione del trentesimo anniversario di Ordinazione e del “dono musicale” che mi avete fatto.
Chiedo perdono perché a furia di essere “troppo avanti”, ho peccato di irruenza e di durezza di cuore. Per chi ho offeso o turbato ho pregato e continuerò a farlo: che il Signore chiuda le ferite che ho provocato donando consolazione e speranza.
Pensando al vostro futuro… vi auguro di partire con entusiasmo nella nuova esperienza di Comunità Pastorale, mostrando anche a don Marcellino e al prete che giungerà con lui lo stesso amore fraterno e la stessa voglia di collaborare che avete mostrato nei 10 anni in cui sono stato con voi. Avete don Giuseppe ancora con voi: continuate ad amarlo e a sostenerlo come avete fatto sino ad ora, perché il suo compito non è facile. Impegnatevi a rimanere uniti nel Signore Gesù e con la sua Chiesa.
Io continuerò ad “mettervi davanti al Signore”, soprattutto i malati e le persone in difficoltà, uomini e donne, famiglie con cui abbiamo condiviso momenti di sofferenza e di speranza.
Affido me stesso e la mia vocazione alle vostre preghiere, come pure l’inizio della mia nuova missione a Solaro: nella preghiera all’unico Padre lo Spirito ci farà rimanere uniti e in comunione con Gesù.
Concludo augurando a tutti voi Buone Vacanze. Il Signore Gesù vi permetta e vi doni un periodo di giusto riposo. Prego perché coloro che non possono permetterselo sia gratificati dal Signore in qualche altro modo.
Fraternamente “grato”,
don Giorgio