26 ottobre 2012

Le parole di Gesù...

“IO SONO LA RISURREZIONE E LA VITA…
CHIUNQUE VIVE E CREDE IN ME NON MORIRA’ IN ETERNO”

Le parole di Gesù di fronte alla morte di Lazzaro, un amico, una persona cara, sono una lezione sulla vita.
La vita è la cosa più preziosa che ciascuno di noi ha, e ciascuno se la tiene ben stretta, pronto a difenderla ad ogni costo … Eppure, dopo un po’, neanche dopo molto, in ogni caso sempre troppo presto e troppo in fretta, la vita, anche se protetta, anche se difesa, ci sfugge tra le mani, si corrompe e ci distrugge e di noi non resta altro che “fare un sepolcro dove lo avevano posto”. E anche se sopra ci si possono mettere marmi preziosi, ben tenuti, luccicanti, in realtà sempre sepolcro è.
C’era stata data la vita, ma nessuno di noi è riuscito a conservarla. Noi uomini riusciamo a fare tante cose, a volte rischiamo di pensare di essere capaci di fare tutto. E questo non è vero, perché basta che il problema da affrontare cessi di essere un problema tecnico, cioè un problema che riguarda le cose materiali, e che diventi un problema umano, cioè che riguarda e coinvolge gli uomini, e subito emerge la nostra incapacità (siamo persino incapaci di dare un posto di lavoro a chi lo cerca, un posto letto ai malati, un posto scuola agli studenti, una casa a chi è senza tetto …). Tutto questo dovrebbe essere un invito a riconoscere i nostri limiti, ad “uscirne” senza voler imporli, ritenendoci la misura di tutte le cose … “Lazzaro, vieni fuori … Scioglietelo e lasciatelo andare”
Evidentemente questa lezione noi non la impareremo mai, perché ogni uomo, ogni gruppo, ogni partito continuerà a pensare che lui la soluzione per i problemi sociali ce l’ha, basterebbe che comandasse lui perché siano risolti. Ma poi ci ritroviamo solo con “altri tipi di sepolcri”, che vanno dai freddi mausolei celebrativi alle drammatiche fosse comuni, passando per gli ordinari cimiteri … E non impariamo neanche da lì.
Ora la lezione di Gesù non concerne tanto la vita sociale, ma direttamente e immediatamente la vita, quella vita che ci è stata data e che nessuno di noi riesce a “conservare” … il Mistero della vita.
Al riguardo questa lezione ci dice che non esistiamo soltanto noi, ma esiste anche Dio e Dio opera un trattamento inverso sulla vita dell’uomo. L’uomo prende la vita quando è fresca, giovane, promettente, nuova e la distrugge; Dio invece prende la vita dell’uomo quando è distrutta, buttata in una fossa, in un sepolcro perché non serve più a nessuno e la ricostruisce.
Questo è il senso della storia di Gesù di Nazareth, profeticamente da Lui proposta a partire dalla lezione di Lazzaro e vissuta, portata a compimento nella sua Pasqua.
“Disprezzato e reietto dagli uomini”, trafitto, schiacciato, maltrattato, umiliato, sepolto con gli empi “Dio è andato a cercarlo proprio lì e lo ha fatto risuscitare”.
È capitato a Gesù Cristo, ma non capita soltanto a Lui. È capitato e capita a tutti quelli che vivono come Lui, uscendo da se stessi ed aprendosi a chi veramente può salvare, con una condivisione radicale dell’esistenza umana.
La lezione di Gesù diventa quindi un invito a staccare l’attenzione da noi stessi per concentrarla su di Lui, per uscire da una visione chiusa e riduttiva che noi abbiamo delle cose, della vita e approdare alla sua visione, che costruisce l’esistenza su Dio, a partire da Dio come misura di tutte le cose e della nostra esistenza … e Dio è una misura senza limiti. Se Dio è la misura della nostra vita, nulla è impossibile e tutti i limiti della nostra esistenza sono infranti e superati. “Scioglietelo e lasciatelo andare”.
Le celebrazioni che la Chiesa ci invita a vivere in questo tempo (Santi, Morti, Giornata Caritas), questo propongono al nostro sguardo contemplativo e alla nostra libertà operosa.
Fare memoria dei Santi, ricordare e pregare per i nostri defunti, lasciarci interpellare da Gesù, il volto concreto di Dio che è Carità, ci ricorda dove sta il cuore della vita eterna che ci è stata donata e che possiamo vivere in gratitudine e fraterna operosità.
don Marcellino