25 gennaio 2020

Benvenuta, famiglia!


L’accoglienza dei bambini, l’accompagnamento degli adolescenti, l’attraversamento dei momenti difficili della malattia e della vecchiaia, la solidarietà nei tempi di crisi sono come voci che invocano quella prossimità semplice e “naturale”, quei legami affidabili, quella storia di slancio e di quotidianità che è la famiglia. Il suo cuore è custodito dal fidarsi e dall’affidarsi, come l’etimo del fidanzamento suggestivamente evoca.

Uomini e donne che si vogliono bene, che sono così liberi e fiduciosi da impegnarsi per tutta la vita, danno inizio alla famiglia, quella cellula di cui la società non può fare a meno. Ogni famiglia ha la sua storia, le sue gioie e le sue fatiche. Talora le famiglie vivono momenti drammatici e persone non risolte sfogano in famiglia un’aggressività e una insensibilità che diventano pericolose. La comunità cristiana ha sempre apprezzato la famiglia, ha istituito percorsi di accompagnamento sia nella preparazione al matrimonio, sia nell’accompagnamento dei momenti delle responsabilità educative, della malattia, del lutto, e in Lombardia ha trovato una forma di collaborazione con le istituzioni pubbliche che ha potuto dare efficacia a questa premura.

Si deve constatare tuttavia che nel nostro tempo si manifestano fenomeni allarmanti a questo riguardo.

Siamo pertanto autorizzati a pensare insieme, a pensare con lungimiranza, per individuare forme di aiuto. I rapporti affettivi sono fragili, precari e molte storie d’amore finiscono in grandi sofferenze e talora in drammi irreparabili; l’età evolutiva attraversa confusioni nella costruzione della propria identità di genere e incertezze, insicurezze. Esperienze disordinate e azzardate possono indurre a difficoltà insolubili nelle scelte future. Le condizioni economiche, le vicende occupazionali sempre incidono nella vita familiare e - in momenti di crisi - possono comportare tensioni logoranti che compromettono la vita familiare.

Chi ha a cuore il bene comune non può sottrarsi alla responsabilità di prendersi cura della famiglia. Da tempo si chiede che la politica fiscale consideri la famiglia un bene irrinunciabile per la società e ne promuova la serenità. Tutte le componenti della società, imprenditori, lavoratori, pensionati, giovani non possono evitare di offrire risorse e condizioni per un reddito dignitoso che consenta di vivere sereni. La questione della casa, delle case popolari in particolare, chiede di essere adeguatamente affrontata. Il rapporto tra impegno di lavoro e impegno di famiglia sia organizzato in modo equilibrato a sostegno della famiglia.

Nel tema complesso e inesauribile della famiglia, desidero richiamare l’attenzione su due soggetti, che mi stanno particolarmente a cuore, che spesso faticano a balbettare “benvenuto, futuro!”. Penso agli anziani, che sono, per tutti noi, memoria di futuro. Penso alle persone vulnerabili e vulnerate (nel corpo e nello spirito), senza nome: la comunità vuole essere accanto alla loro solitudine, perché non sia mai più disabitata; nell’evento che li ha raggiunti e li accompagna (soprattutto nella condizione di cronicità), mi auguro che possano avvertire la nostra responsabile prossimità con una cultura della solidarietà, della cura che bussa in punta di piedi alla porta di casa, restando rispettosamente sulla soglia.

Che tutte le attenzioni e provvidenze contribuiscano a far sì che l’evento si trasformi in avvento e sia data la possibilità, e dunque la speranza, di vivere le fatiche e le delusioni come un’avventura (ad ventura): benvenuto, futuro! Nell’ambito della politica familiare e dell’accompagnamento delle fragilità, alcuni Paesi d’Europa possono documentare che provvedimenti e politiche coraggiose sono realisticamente praticabili. Il nostro Paese può sentirsi incoraggiato ad avviare un percorso che possa dire alle famiglie: benvenuto, futuro! Benvenuta famiglia!

+ Mario Delpini