L’accoglienza
dei bambini, l’accompagnamento degli adolescenti, l’attraversamento dei momenti
difficili della malattia e della vecchiaia, la solidarietà nei tempi di crisi
sono come voci che invocano quella prossimità semplice e “naturale”, quei
legami affidabili, quella storia di slancio e di quotidianità che è la
famiglia. Il suo cuore è custodito dal fidarsi e dall’affidarsi, come l’etimo
del fidanzamento suggestivamente evoca.
Uomini
e donne che si vogliono bene, che sono così liberi e fiduciosi da impegnarsi
per tutta la vita, danno inizio alla famiglia, quella cellula di cui la società
non può fare a meno. Ogni famiglia ha la sua storia, le sue gioie e le sue
fatiche. Talora le famiglie vivono momenti drammatici e persone non risolte
sfogano in famiglia un’aggressività e una insensibilità che diventano
pericolose. La comunità cristiana ha sempre apprezzato la famiglia, ha
istituito percorsi di accompagnamento sia nella preparazione al matrimonio, sia
nell’accompagnamento dei momenti delle responsabilità educative, della
malattia, del lutto, e in Lombardia ha trovato una forma di collaborazione con
le istituzioni pubbliche che ha potuto dare efficacia a questa premura.
Si
deve constatare tuttavia che nel nostro tempo si manifestano fenomeni
allarmanti a questo riguardo.
Siamo
pertanto autorizzati a pensare insieme, a pensare con lungimiranza, per individuare
forme di aiuto. I rapporti affettivi sono fragili, precari e molte storie
d’amore finiscono in grandi sofferenze e talora in drammi irreparabili; l’età
evolutiva attraversa confusioni nella costruzione della propria identità di
genere e incertezze, insicurezze. Esperienze disordinate e azzardate possono
indurre a difficoltà insolubili nelle scelte future. Le condizioni economiche,
le vicende occupazionali sempre incidono nella vita familiare e - in momenti di
crisi - possono comportare tensioni logoranti che compromettono la vita
familiare.
Chi
ha a cuore il bene comune non può sottrarsi alla responsabilità di prendersi
cura della famiglia. Da tempo si chiede che la politica fiscale consideri la
famiglia un bene irrinunciabile per la società e ne promuova la serenità. Tutte
le componenti della società, imprenditori, lavoratori, pensionati, giovani non
possono evitare di offrire risorse e condizioni per un reddito dignitoso che
consenta di vivere sereni. La questione della casa, delle case popolari in
particolare, chiede di essere adeguatamente affrontata. Il rapporto tra impegno
di lavoro e impegno di famiglia sia organizzato in modo equilibrato a sostegno
della famiglia.
Nel
tema complesso e inesauribile della famiglia, desidero richiamare l’attenzione
su due soggetti, che mi stanno particolarmente a cuore, che spesso faticano a
balbettare “benvenuto, futuro!”.
Penso agli anziani, che sono, per tutti noi, memoria di futuro. Penso alle
persone vulnerabili e vulnerate (nel corpo e nello spirito), senza nome: la
comunità vuole essere accanto alla loro solitudine, perché non sia mai più
disabitata; nell’evento che li ha raggiunti e li accompagna (soprattutto nella
condizione di cronicità), mi auguro che possano avvertire la nostra
responsabile prossimità con una cultura della solidarietà, della cura che bussa
in punta di piedi alla porta di casa, restando rispettosamente sulla soglia.
Che
tutte le attenzioni e provvidenze contribuiscano a far sì che l’evento si
trasformi in avvento e sia data la possibilità, e dunque la speranza, di
vivere le fatiche e le delusioni come un’avventura (ad ventura):
benvenuto, futuro! Nell’ambito della politica familiare e dell’accompagnamento
delle fragilità, alcuni Paesi d’Europa possono documentare che provvedimenti e
politiche coraggiose sono realisticamente praticabili. Il nostro Paese può
sentirsi incoraggiato ad avviare un percorso che possa dire alle famiglie:
benvenuto, futuro! Benvenuta famiglia!
+ Mario Delpini