12 settembre 2020

Intervista a Davide Mancusi: sui passi di don Bosco, incontrando i giovani






 


Il 13 settembre alle 15, nella chiesa di Sant’Agostino a Milano, si svolgerà il rito della Professione Perpetua dei voti di tre giovani, che entreranno così a far parte definitivamente dei Salesiani di Don Bosco: Luca Casari, Davide Mancusi e Luca Probo. Avrebbero dovuto essere quattro, ma Gianluca Villa, a causa dell’emergenza sanitaria, non è riuscito a tornare in Italia: pronuncerà i voti a Betlemme. Hanno tutti vissuto le stesse tappe del cammino di formazione.

Davide Mancusi, ventisettenne, è parrocchiano di San Barnaba. A diciannove anni è entrato in prenoviziato a Milano, passando poi, nel 2013, al noviziato di Pinerolo. L’8 settembre 2014, al Colle Don Bosco, ha professato i primi voti.

In questa intervista ci confida le tappe più importanti del suo percorso, alcune delle quali passate anche per il nostro oratorio e per le esperienze estive. 


Come senti di avere vissuto questi otto anni?

Potrei chiamarli di “fidanzamento”, ovvero di discernimento, dove posso dire di aver vissuto pienamente questa vita con tutte le sue sfumature: gioie, sofferenze, rinunce, relazioni, delusioni, grandi amicizie… e in tutto questo il Signore mi conferma attraverso quella serenità di chi trova la propria vocazione: sentirsi a casa nonostante dubbi e fatiche. Grazie all’aiuto di una grande famiglia, quella salesiana, dirò il mio SÌ PER SEMPRE a Cristo per seguirlo nell’obbedienza, nella povertà e nella castità attraverso lo stile di san Giovanni Bosco come Salesiano. È un DONO che mi viene dato senza meriti ma così decisivo per la mia vita. Se il Signore mi confermerà, tra meno di due anni sarò sacerdote.


Se qualcuno ti chiedesse se ti sentissi pronto, risponderesti di sì?

No, perché davanti al “per sempre” nessuno si sente pronto umanamente e tutti dobbiamo ammettere che abbiamo bisogno della grazia di Dio. Così quando il fidanzato e la fidanzata si promettono “finché morte non ci separi”, potranno essere così sicuri che la relazione e le vicissitudini rimarranno tali fino all’anzianità? È un salto di FIDUCIA in un Dio che è promettente perché dà sempre cose buone. Siamo umani e non potremo mai prevedere tutto perfettamente. Se poi uniamo a questo le fragilità personali, i difetti e i peccati allora non sono pronto da solo, ma lo sono con e per la grazia di Dio, soprattutto perché è Lui che mi vuole salesiano.


Appunto, perché tra i Salesiani?

Negli anni dell’adolescenza qui in quartiere ho conosciuto tanti giovani, compagni di scuola e non solo, che vivevano situazioni pericolanti e sofferenti. Il Signore, negli anni della adolescenza, mi ha posto nella condizione di poterli conoscere. È più o meno quanto accadde a don Bosco: un giorno, andando nelle carceri di Torino, oltre ad una tristezza profonda che lo portò ad ammalarsi gravemente, disse queste parole:

«Chi sa, se questi giovanetti avessero avuto forse un amico, che si fosse presa amorevole cura di loro, li avesse assistiti ed istruiti nella religione nei giorni di festa, chi sa se non si sarebbero tenuti lontani dal mal fare e dalla rovina, e se non avrebbero evitato di venire e di ritornare in questi luoghi di pena?» (Memorie Biografiche, Vol II, 64).

Più direttamente, ho conosciuto i Salesiani in prima superiore.

 

La vita nella comunità cristiana di San Barnaba, nell’oratorio soprattutto, ti ha dato tanto?

Sì, decisamente. Il Signore ha voluto, attraverso la condizione giovanile del nostro quartiere, provocare in me una domanda che pian piano si è trasformata in una risposta alla quale il 13 settembre “metterò la firma” in forma indelebile.

Oltre a questo dono, mi accorgo che nella mia crescita a San Barnaba ho avuto santi sacerdoti che mi hanno segnato, a partire da don Vittorio Ventura, di cui, seppur nella mia giovanissima età, conservo memoria di un viso buono e affabile.

Stessa cosa per alcune famiglie dell’oratorio che mi hanno accudito e trasmesso, insieme ai miei genitori, quella fede che è il dono più grande e utile che si può fare a un giovane.  


C’è stato qualche momento speciale che ti ha aiutato a discernere meglio la tua strada?

Porto nel cuore un campo in montagna vissuto al Passo Gavia nel 2012, in un periodo di crisi in cui dovevo decidere della mia vita dopo le superiori. Nella condivisione di fine campo furono gli stessi animatori a dar voce allo Spirito Santo consigliandomi, dopo delle belle e profonde chiacchierate, la via del sacerdozio. 


Di solito gli auguri si fanno ai festeggiati, ma vorrei che facessi tu un augurio alla nostra parrocchia…

Il cammino che mi si apre è solo l’inizio di una bella ma anche faticosa avventura. I limiti sono tanti, per questo confido nel sostegno delle vostre preghiere assicurandovi le mie.

Affido a Maria Ausiliatrice e a don Bosco tutta la comunità, specialmente la cura dei giovani e del cortile: luogo in cui coinvolgere e trascinare i giovani verso un servizio in parrocchia che genera santità.

In particolare chiedo al Signore il dono di sante vocazioni per la nostra parrocchia. Cari ragazzi, non abbiate paura di fare scelte simili: donare la propria vita per i più poveri attraverso i passi del Vangelo ci dà quella felicità che cerchiamo in mille modi; e io, nella vita salesiana, insieme ai miei (amici) confratelli l’abbiamo trovata.


La Professione di Davide e compagni potrà essere seguita in diretta streaming sul canale YouTube del Movimento Giovanile Salesiano di Lombardia ed Emilia, al link qui sotto.


 


A cura di Emilia Flocchini