Così
Paolo ad Efeso, ma queste parole oggi risonano per noi, per ciascuno di noi e
per “noi” radunati insieme come discepoli di Gesù. Sono parole affilate come una spada che incide nei punti di
giuntura delle articolazioni che, bloccate dalle conseguenze nefaste del male, sono
incapaci di bene, di fare il bene. Così sono parole affilate per guarire e
liberare. Ascoltiamole col desiderio di essere guariti, liberati anche noi.
Le
sento anzitutto come parole di richiamo: “Ma come? Non avete ricevuto lo
Spirito Santo che è il primo dono del
Risorto? Perchè vivete ancora nella paura paralizzante della morte e vi
chiudete in voi stessi, credendo di potervi salvare da soli? Perchè anziché
imparare l’arte della condivisione fraterna spendete energie per garantirvi
presunte certezze o evasioni egoisticamente cullate? Perchè non comprendete che
questo tempo di forzata inattività è occasione per lasciarci fare da Dio?
Le
sento poi come parole di incoraggiamento: “Avete ricevuto lo Spirito Santo?
Dunque coraggio! Non siete soli: insieme a Lui portate con pazienza e fiducia
il peso e l’angoscia di questo momento e moltiplicate i segni della tenera cura
di Dio ai fratelli e alle sorelle che vi ha messo accanto. Non dimenticate che
per questo Gesù vi ha scelto e mandato
promettendo sono con voi, fino alla fine
del mondo”.
Infine
le sento come parole di sfida: “Avete ricevuto
lo Spirito Santo? Allora più che inseguire le notizie e le soluzioni del mondo,
esercitatevi a leggere l’azione dello
Spirito nel tempo che viviamo. Sarà lui a suggerire come aprirci alle novità che Dio ha preparato per il futuro di tutti i
suoi figli nel mondo, nella Chiesa, nella nostra città e nel quartiere,
nella comunità cristiana e nelle nostre famiglie. Lo Spirito Santo ci aiuterà
ad intravvedere strade nuove per non disperdere il patrimonio prezioso che si è
moltiplicato enormemente in questi giorni apparentemente vuoti e che
impoveriscono i bilanci economici delle famiglie e degli stati.
Forse
in questa luce possiamo provare anche noi a rispondere all’invito della diocesi ad offrire spunti per la cosiddetta “fase 2”: non certo per chiedere di tornare
a fare tutto quello che facevamo prima, come lo facevamo prima, oppure per
lamentarci dei bilanci economici in rosso.
Chiediamoci: a quale CURA siamo stati richiamati da
quanto stiamo vivendo? Penso alla
cura responsabile della salute personale e dei propri cari ma anche alla cura
delle relazioni a cominciare da quella con Dio nella preghiera e nella
celebrazione dei sacramenti, non trascurando le relazioni coi famigliari, gli
amici, i colleghi, i vicini di scala e in particolare i bambini, gli anziani, i
malati, i poveri e persino i defunti … la cura della gestione del tempo e delle
risorse a nostra disposizione perché non siano sprecati o dedicato a cose che
non hanno valore. Insomma: cosa deve
cambiare da questa lezione di vita riletta alla luce del Vangelo?
Don Alfredo
* * *
La diocesi di Milano invita le comunità cristiane
e i fedeli ad avanzare idee e buone prassi su diversi ambiti ecclesiali: dal
riavvio delle celebrazioni con il popolo alla riapertura degli oratori, fino
all’azione caritativa nelle sue molteplici espressioni.
Le proposte potranno essere presentate all’indirizzo indicato sul Portale diocesano, ma anche agli indirizzi e-mail delle nostre parrocchie per condividere i suggerimenti.