31 ottobre 2008

“APOCALISSE” DI SAN PAOLO

SPECIALE ANNO PAOLINO LA “APOCALISSE” DI SAN PAOLO
Atti degli Apostoli 9,1 – 9

1 Saulo frattanto, sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote 2 e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati. 3 E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all`improvviso lo avvolse una luce dal cielo 4 e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?". 5 Rispose: "Chi sei, o Signore?". E la voce: "Io sono Gesù, che tu perseguiti! 6 Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare". 7 Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno. 8 Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco, 9 dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda.

A Damasco Paolo ha compreso che Gesù di Nazaret è il vero Messia: da persecutore della Chiesa a “illuminato” da Cristo (ebreo arrivato). In quell’illuminazione si radica la sua comprensione dell'azione salvifica di Dio nel Cristo.

A Damasco Paolo ha compreso di dover cambiare vita e di dover aderire in pieno, mediante la fede, alla persona di Gesù: non conversione da una fede ad un'altra, non conversione morale, ma conversione a Cristo (compimento dell’attesa del popolo d’Israele). Si è visto costretto a cambiare l'orientamento della sua vita, c'è Qualcuno al di sopra di tutti che merita di essere servito e amato sopra ogni altra cosa o persona: Gesù di Nazaret! La fede in Cristo e la comunione con Cristo diventano lo scopo della sua vita.

A Damasco Paolo ha compreso che tra Gesù e i cristiani vi è una identità spirituale: la concezione della Chiesa dell' Apostolo per lo meno ha una delle sue radici nel suo incontro con il Cristo. Il Signore risorto si identifica con la comunità dei suoi fedeli.

A Damasco Paolo ha avuto il dono di comprendere che nella vita quello che vale di più è il dono di sé a Colui per amore del quale possiamo amare il prossimo.

A Damasco Paolo diventa consapevole che la Grazia è onnipotente, che ciò che è importante è il solo operare di Dio, la sua elezione gratuita, che trascende ogni azione umana (Rom 9-11): lì nasce la posizione radicale dell'Apostolo contro ogni pietà che si basi sulla legge.
A Damasco si radica la sua consapevolezza della spaventosa natura del peccato e di conseguenza ha le sue radici l'impegno missionario dell'Apostolo: lì nasce la coscienza di essere “apostolo e la coscienza della missione.