26 novembre 2010

ESPOSTA L’URNA DI SAN CARLO

A quattrocento anni di distanza dalla canonizzazione, San Carlo Borromeo richiama in Duomo migliaia di fedeli che si mettono in fila per pregare davanti alla teca con le reliquie del Santo, esposta presso l’altare di San Giovanni Bono in occasione delle celebrazioni per il IV Centenario aperte dall’Arcivescovo l’1 novembre.
Torna dunque a risplendere l’urna di San Carlo, un capolavoro dell’arte orafa milanese del Seicento, che è stata sottoposta a pulitura dalla Veneranda Fabbrica del Duomo.
Collocata all’interno della Cattedrale, nel cosiddetto Scurolo (o Cappella di San Carlo), l’urna con le spoglie del santo vescovo è meta di continua devozione. Ma, per una maggiore fruibilità, nel IV Centenario è stata portata sull’altare di San Giovanni Bono, cioè nel transetto destro del Duomo, e rimarrà così esposta ai fedeli fino al 31 luglio.

Sulle orme di san Carlo: una mostra didattica per i fedeli

Si tratta di 18 pannelli con riproduzioni d’arte e con scritti che espongono gli aspetti principali della vita e delle opere del Borromeo. Due le copie realizzate a cura dell'Ufficio Beni culturali della diocesi, dall'associazione Sant'Anselmo e dall'Isal: una esposta in Duomo fino alla prossima estate, l'altra "itinerante" a disposizione di parrocchie e centri culturali.

L’anniversario della canonizzazione del cardinale Carlo Borromeo è occasione particolare per far riscoprire ai milanesi, oltre che il suo operato di eccezionale respiro in ambito ecclesiastico e la sua testimonianza di santità, anche il suo lascito di cultura e spiritualità.

Tale finalità è oggetto della mostra Il cuor nostro tutto grato. Percorso sulle orme di san Carlo nel IV centenario della canonizzazione, 1610 - 1 novembre – 2010 voluta dall’Arcidiocesi di Milano, promossa dalla Parrocchia S. Tecla del Duomo di Milano, coordinata dall’Ufficio dei Beni Culturali e realizzata dall’Istituto per la Storia dell’Arte Lombarda e dall’Associazione Sant’Anselmo. Al progetto hanno preso parte anche la veneranda Fabbrica del Duomo, la Biblioteca Ambrosiana, la Biblioteca Capitolare di Busto Arsizio, il Collegio San Carlo, il Comune di Peschiera Borromeo.

La mostra rimarrà esposta nella navata di destra del Duomo fino a luglio 2011.

Una seconda copia è disponibile da subito a chi ne fa richiesta. Con essa si intende mettere a disposizione di scuole, centri culturali, parrocchie, ecc., uno strumento divulgativo e didattico nel senso nobile che si affianca alle iniziative di studio rivolte agli specialisti e che presenta la figura del Santo ambrosiano in un percorso di testi e di immagini di facile lettura.

Si tratta di 18 pannelli con riproduzioni d’arte e con scritti che espongono gli aspetti principali della vita e delle opere del Borromeo. Il titolo di ciascun pannello che cita un versetto evangelico sottolinea anzitutto il forte legame del Santo con la Parola di Dio nella sua azione pastorale di Arcivescovo e nella sua vita di battezzato. Vengono messe in rilievo poi la sua forza costruttiva nell’attuare la riforma cattolica del XVI-XVII secolo; la cura per la formazione del clero diocesano, che ha segnato fino ad oggi la spiritualità ambrosiana; l’impegno di personale testimonianza all’origine dell’irradiazione in tutto il mondo cattolico di un modello di santità sacerdotale; l’influsso sull’architettura, sull’arte e sulla liturgia; il contributo all’attuazione del Concilio di Trento; la sua incidenza sulla vita religiosa quotidiana del popolo e, in generale, sulla Milano del suo tempo con riflessi in tutta l’Italia, in Europa e nell’America Latina.

Appuntamenti da Domenica 28 novembre 2010

DOMENICA 28 novembre
«III DOMENICA DI AVVENTO»
Lettura del profeta Isaia (35,1-10)
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani (11,25-36)
Vangelo secondo Matteo (11,2-15)
Le profezie adempiute

ore 15,30 in Chiesa: Domenica Insieme per Genitori e ragazzi del CIC2 e del CIC3.
Segue per i ragazzi nel Salone dell’Oratorio il Laboratorio per la Ciclobefana 2011.

Lunedì 29 novembre
ore 21,00 in Centro Parrocchiale: Incontro degli Adolescenti.
ore 21,00 in Centro Parrocchiale: Incontro dei 18/19nni.
ore 21,00 in Centro Parrocchiale: Riunione del Coordinamento Liturgico della Comunità Pastorale.

Mercoledì 1 dicembre
ore 15,00 in Centro Parrocchiale: TERZA ETÀ: recita del S. Rosario.

Giovedì 2 dicembre
ore 21,00 in Centro Parrocchiale: Incontro GIOVANI1.

Venerdì 3 dicembre «S. Francesco Saverio, sacerdote»
ore 15,30 in Chiesa: Adorazione Eucaristica.
ore 18,30 in Oratorio: Catechesi dell’Iniziazione Cristiana dei ragazzi del CIC4.
ore 20,30 in Oratorio: Incontro dei Pre-Adolescenti (2a e 3a media).

ore 21,00 IN CHIESA A SAN BARNABA: «Custodire i segni per essere fedeli allo stile di Gesù – “in ascolto di testimoni”»: 2° INCONTRO DI AVVENTO.

DOMENICA 5 dicembre
«IV DOMENICA DI AVVENTO»
Lettura del profeta Isaia (40,1-11)
Lettera agli Ebrei (10,5-9a)
Vangelo secondo Matteo (21,1-9)
L’ingresso del Messia

Nel pomeriggio al Centro Parrocchiale i Preadolescenti saranno impegnati nel Laboratorio biscotti e addobbi.

Lunedì 6 dicembre «S. Nicola, vescovo»
ore 18,00 in Chiesa: S. Messa Vigiliare della Solennità di sant’Ambrogio.
ore 21,00 in Centro Parrocchiale: Incontro degli Adolescenti.
ore 21,00 in Centro Parrocchiale: Incontro dei 18/19nni.

Martedì 7 dicembre «S. Ambrogio, vescovo»
ore 18,00 in Chiesa: S. Messa Vigiliare dell’Immacolata Concezione della B. V. Maria.

Mercoledì 8 dicembre
«IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA»
Lettura del libro della Genesi (3,9-15.20)
Seconda lettera di S. Paolo apostolo agli Efesini (1,3-6.11-12)
Vangelo secondo Luca (1,26-28)
Ss. Messe: ore 10,30 e 18,00

Giovedì 9 dicembre «S. Siro, vescovo»
ore 21,00 in Centro Parrocchiale: Incontro GIOVANI1.

Venerdì 10 dicembre
ore 19,30 in Oratorio: Pre-Ado Family.
ore 21,00 in Centro Parrocchiale: 2° Incontro dei Fidanzati.

Sabato 11 dicembre «S. Damaso I, papa»
ore 10,30 in Chiesa: Veglia di Natale per i ragazzi del CIC2 e CIC3.

DOMENICA 12 dicembre
«V DOMENICA DI AVVENTO»
Lettura del profeta Michea (5,1-11)
Lettera di san Polo apostolo ai Galati (3,23-28)
Vangelo secondo Giovanni (1,6-8.15-18)
Il Precursore

ore 11,00 nella Chiesa di Maria Madre della Chiesa: S. Messa e Domenica Insieme per genitori e ragazzi del CIC1.

Santi per vocazione (4)

LETTERA A TUTTI I FEDELI DELLA CHIESA AMBROSIANA
Anno pastorale 2010-2011 (4a puntata)

Carlo Borromeo e la sorgente della carità

San Carlo, sull’esempio di Gesù, fu il Buon Samaritano sulla strada della storia, che si dedicò interamente alla Chiesa di Milano, ritrovando nel mistero del Crocifisso risorto la forza della fede e il coraggio di una straordinaria opera di riforma pastorale. La storia ci insegna che ogni discernimento sul senso della vita e ogni rinnovamento nella Chiesa partono sempre da una grande esperienza spirituale.

Il Borromeo è diventato santo nell’esercizio del suo ministero episcopale. E, seguendo il suo esempio, tutto il presbiterio e tutti i fedeli sono stati attratti a diventare santi proprio nel servizio all’edificazione della Chiesa.

Certo della sua presenza e della sua benevolenza, anche io oggi invoco la grazia di essere introdotto nello spirito che lo ha animato, nella sua preghiera che sta all’origine dei suoi pensieri, dei suoi progetti e delle sue decisioni. Prego perché sia dato a me, a tutti i fedeli di questa nostra Chiesa diocesana, di vivere questo anno pastorale come un tempo per camminare, certi dell’intercessione di san Carlo, verso una vita più santa, verso una Chiesa più giovane e coraggiosa, più povera e libera, più dedita alla missione che il Signore le affida per questo tempo.

Diventerò più santo? Diventeremo più santi? Le domande possono suonare retoriche. Ma in realtà significano: la mia vita, la nostra vita di Chiesa, diventerà segno più comprensibile dell’amore di Dio per tutti gli uomini e le donne che vivono su questa terra? La mia vita, la nostra vita, rivelerà in modo più trasparente e persuasivo che, se siamo dimora della Spirito di santità, saremo riconciliati tra noi e pieni di fiducia?
San Carlo ci parla ancora con quella insistenza analitica e prescrittiva, ispirata a una passione pastorale che lo impegnava fino a tormentarlo; ancora ci incoraggia con quella sua austerità esagerata, motivata da una tensione alla santità sempre insoddisfatta; ancora ci ispira con quella lungimiranza organizzativa suscitata da un acuto senso di responsabilità e da una vibrante passione di riformatore, che sono il suo canto d’amore per la santa Chiesa di Dio.
Due sono i criteri dell’azione pastorale di san Carlo: il riferimento al Vangelo e il grido dei poveri.
La bussola della sua azione pastorale non è il calcolo dei risultati conseguiti, non è il compiacimento e il plauso degli uomini, ma la verifica della coerenza con l’ispirazione evangelica del suo operato e la ferma applicazione delle indicazioni ecclesiali, specie quelle formulate dal Concilio di Trento. La sua operosità instancabile e la determinazione dei suoi interventi rivelano un’ incrollabile fiducia nella possibilità di incidere nella vita della Chiesa. Ma sempre più si riconosce anche, nell’evoluzione della sua storia di santità, che l’anima di tutto è la conformazione al Signore e ai suoi sentimenti.
Inoltre, Carlo Borromeo ascolta il grido dei poveri, sente compassione per la sua gente e se ne prende cura con una dedizione senza risparmio: non ha mai sentito quella sorta di alternativa, di cui noi spesso ci lamentiamo, tra la cura pastorale e la burocrazia ecclesiastica, perché ha vissuto ogni impegno come un servizio d’amore offerto per una Chiesa più santa.

Dalla presidenza dei concili provinciali e dei sinodi alla visita pastorale, dalla normativa per i seminari e per i chierici alla cura per l’arte sacra, dalla predicazione alla creazione di istituzioni ecclesiastiche laicali, dalle relazioni con le autorità civili alle relazioni con gli ordini religiosi, tutto ha saputo unificare e vivificare per un unico scopo, per una forma di amorevole premura, seria, esigente, disinteressata: si potrebbe dire che la sua è una vita che interamente diventa culto spirituale.
Ma quando il grido dei poveri è troppo straziante, quando il gemito dei malati di peste si alza da ogni casa di una città sconvolta e desolata, quando la fuga dei furbi e dei privilegiati è troppo insopportabile, allora la compassione spinge a una prossimità fino all’imprudenza, a uno sperpero di sé che ignora la misura, ma che esprime la forma eroica della carità.

Che cosa può fare il vescovo nella città ferita dall’ignoranza, dalla povertà e dalla peste? Che cosa può fare il vescovo quando sembra che il mondo sia così sconvolto dall’ingiustizia e dalla superficialità, da rendere inefficace ogni rimedio? Che cosa può fare il vescovo quando sembra che della povera gente non interessi niente a nessuno? Il vescovo non può dare che Gesù! (cfr Atti 3,6).
Il vescovo continua a professare la sua fede con un atto di presenza, con un’amorevole sollecitudine. Sa di non poter salvare nessuno, ma professa la sua fede: in nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati (Atti 4,12). Per questo san Carlo porta ai malati l’Eucaristia, per questo percorre la città con la croce. Forse la gente non ricordava nulla delle sue prediche, non aveva simpatia per le sue prescrizioni, non riusciva ad apprezzare le istituzioni da lui create, ma aveva capito di aver incontrato un santo: l’indiscutibile pratica della carità fino al sacrificio di sé portava i segni inequivocabili di quell’unico amore fino alla fine in cui tutti trovano salvezza. San Carlo, nella storia della Chiesa di Milano, mette in luce la necessità di riscoprire il mistero della Chiesa, prima ancora delle sue istituzioni: come la vivacità dello Spirito accompagna oggi le nuove generazioni? Come eventi e istituzioni sono al servizio di una rinnovata presenza della misericordia e della fedeltà di Dio nella storia?

La cura pastorale e la città ferita

San Carlo ha portato dedizione, amore e speranza non solo nella comunità cristiana ma in tutta la città di Milano, in modo particolare quando fu colpita dalla peste. Si è rivolto a tutti e ha saputo andare anche fuori le mura. Questo saper allargare gli orizzonti, questo prestarsi ad andare fuori le mura nelle mille relazioni quotidiane è una sfida per i cristiani di oggi e per la cura pastorale delle nostre comunità.
Una delle esperienze più belle che vivo come arcivescovo di Milano è proprio la possibilità di incontrare da vicino le persone: tanti volti, tante mani, tante vicende raccontate all’arcivescovo, nella ricerca di rapporti personali che troppo spesso non ci sono più. Quante cose ho imparato ascoltando in questi anni la gente delle nostre parrocchie e delle nostre città! Le persone chiedono ascolto per le proprie sofferenze, vogliono comprensione per le proprie difficoltà, amano gli uomini e le donne di Dio per affidare a loro segreti e speranze, chiedono buon esempio e preghiere di intercessione.
Alla scuola di san Carlo, dobbiamo imparare ancora di più a mostrare la consolazione che deriva dalla fede, l’amore per Gesù e il gusto per la preghiera. Allora, e solo allora, sapremo raccogliere il grido dei poveri, di tutti i poveri, di ogni nazione, lingua, razza e religione. Il Vangelo ci invita a stare dalla parte di coloro che hanno fame e sete di giustizia, di coloro che lavorano per una città più accogliente e più fraterna, di coloro che sperano in una solidarietà che sia profezia di un mondo in cui amore e verità si incontreranno, giustizia e pace si baceranno; verità germoglierà dalla terra e giustizia si affaccerà dal cielo (Salmo 85,11-12).

La carità pastorale non deve esaurirsi solo nel programmare le nostre iniziative, ma dovrà esprimere sempre di più la capacità di raccogliere e interpretare il senso profondo della crisi esistenziale contemporanea, che passa nel vissuto dei singoli e in tutta la società. Ci sono domande di senso che vanno ritrovate. Ci sono vuoti interiori che vanno riempiti.
Innanzitutto c’è un grande bisogno di Dio: se siamo credenti e praticanti, non dobbiamo mai dare per scontate la ricerca di Dio, la conoscenza del suo mistero, la grandezza dell’Incarnazione e della Passione di Cristo, la forza della sua Risurrezione. Dobbiamo riscoprire il dono della fede e la bellezza della grazia che il Vangelo offre alla nostra intelligenza e al nostro cuore. Dobbiamo riconoscere il rapporto vivo con il Signore, che è conoscenza e amore, perché è la fede che si rende operosa per mezzo della carità (Galati 5,6). La carità, che san Carlo ha saputo esprimere, proveniva direttamente dalla sua fede e dal suo rapporto intenso di amicizia con Gesù. Era frutto della sua preghiera, era partecipazione all’amore di Cristo per la storia degli uomini. Era compassione (Luca 10,37): una compassione che lo scuoteva fino alle lacrime.

Anche se viviamo in mezzo alla superficialità, alla stanchezza e talvolta alla delusione, io sento che è vivo e cresce il bisogno di Gesù e del suo Vangelo. Incontro molte persone che, anche se sono lontane dalla Chiesa, vivono a volte con sofferenza la loro ricerca di Dio. Vorrei dire che comprendo e che rispetto questa ricerca; vorrei dire loro che amo questo anelito alla verità; vorrei manifestare loro la mia stima e porre con loro la domanda sulla divinità di Gesù e sulla grandezza del cristianesimo, non solo per la Chiesa, ma per il mondo.

Viviamo, infatti, un tempo in cui si stanno affacciando all’orizzonte grandi domande sul senso della vita, sulla verità dell’amore e sulla possibilità di relazioni profonde e definitive tra le persone. Ci si interroga sulla qualità del vivere sociale, sul costo umano del lavoro, sul valore del benessere a tutti i costi, sul bisogno di nuove solidarietà.
Con le sue scelte di vita personale san Carlo ha messo in crisi i costumi dominanti della Chiesa del suo tempo indicando una via straordinariamente feconda.
Fermandoci, su questa nuova strada che da Gerusalemme conduce a Gerico, dobbiamo interrogarci di fronte alle esasperate divisioni che ci sono tra noi, all’arroganza e all’aggressività di molti atteggiamenti privati e pubblici contemporanei, per riscoprire il valore profetico e civile delle Beatitudini evangeliche, quali la povertà, la misericordia, la purezza di cuore, la promozione della pace e la mitezza che erediterà la terra (cfr Matteo 5,3-12).

Anche in mezzo ai giovani ci sono ferite che vanno curate. Per loro la Chiesa è insieme un dono e un problema: i giovani hanno molte domande, molte distanze, molte attese. Sono esuberanti, ma spesso sono tristi perché non vedono il futuro. Affinché possano trovare una solida identità e uno spazio nella vita ecclesiale, sociale, culturale e politica è anche necessario che gli adulti facciano dei sacrifici e siano disponibili a rinunciare a qualche egoistica affermazione.
(continua)

PRANZO NATALIZIO DELLA TERZA ETÀ

DOMENICA 12 dicembre alle ore 12,30 presso il Centro Parrocchiale

PRANZO NATALIZIO DELLA TERZA ETÀ

Le prenotazioni si ricevono al Centro Parrocchiale il Mercoledì dalle ore 15 alle ore 17,00 e in fondo alla Chiesa nei giorni festivi al termine delle Ss. Messe

12 novembre 2010

AVVENTO 2010

Siamo abituati a considerare questo tempo dell’anno liturgico come tempo di preparazione al Natale, come “avvicinamento spirituale” ad un ricordo storico.

Ma la parola Avvento richiama più che la commemorazione di un fatto del passato l’idea di una attesa di qualcosa che deve ancora venire.
In questo modo i cristiani danno un senso nuovo al tempo che viviamo: la storia umana procede verso una meta, un compimento, un fine.
Certo, tutto questo dipende dalla Incarnazione di Gesù, che ha già cambiato la storia dell’uomo in modo irreversibile, svelando cose definitive, rendendo possibile viverle, crederle, sperarle: un legame filiale e sereno con Dio, la costruzione di rapporti umani fraterni e condivisi, il sogno di un mondo più giusto, la dignità di ogni vita umana riscattata dal potere …
Il mondo e la storia però sono ancora pieni di fatti e segni che “smentiscono” questo sogno cristiano e i cristiani vivono sapendo che il compimento di tutto in realtà è affidato ai tempi ultimi, in cui il Signore accoglierà ciò che nel mondo è secondo la sua volontà.
Per questo vivono “aspettando” il Signore, custodiscono la forza di una promessa con gli occhi fissi verso il tempo del suo compimento.
Il presente è allora, per i cristiani, il tempo in cui essere fedeli allo stile di Gesù, facendo i conti con la durezza della storia. Come si deve stare in questo mondo, in questa storia, in questo tempo conservando il desiderio e la speranza del mondo nuovo e definitivo che il Signore prepara per noi?
Ciò che ci sarà sempre dato è la possibilità di conservare e custodire i segni di quel modo di essere che caratterizzerà il tempo definitivo: una vita fraterna, giusta, pacifica, solidale che faccia capire che c’è la possibilità di una vita veramente umana e faccia venir voglia di credere alle promesse del Signore e sperare nel tempo in cui Egli tornerà.

Nell’ Avvento si impara, da discepoli dell’unico Maestro, a tenere legate queste attese umane e comuni alle grandi promesse della fede.

Per aiutarci in questa verifica della nostra vita proponiamo alcuni incontri particolari che da una parte ci ricordino la promessa di Dio, legata alla sua “Parola data” e dall’ altra ci richiamino alla nostra partecipazione cordiale alle attese umane, soprattutto dei più poveri. In concreto:

primo momento: “dalla memoria della Scrittura all’attesa di Quello che deve venire” – “in ascolto della Parola” venerdì 19 novembre ore 21 in chiesa a Maria Madre della Chiesa;

secondo momento: “custodire i segni per essere fedeli allo stile di Gesù” – “in ascolto di testimoni” venerdì 3 dicembre ore 21 in San Barnaba (Missione Belem e padre Clemente);

terzo momento: celebrazione penitenziale venerdì 17 dicembre in San Barnaba (ore 21) o sabato 18 dicembre in Maria Madre della Chiesa (ore 9,30).

La visita alle famiglie è un gesto semplice ma significativo che esprime questo desiderio di fedeltà a Dio e agli uomini: la pace che il Signore è venuto a portare sulla terra vorremmo raggiungesse e abitasse sempre le nostre case. Quest’anno verranno in visita i preti, le suore e i visitatori laici in entrambe le parrocchie.

Concrete iniziative di solidarietà nelle due parrocchie: che vogliono esprimere il nostro tentativo di condividere quelle situazioni di maggiore povertà e fatica sociale e umana che incontriamo nello scorrere delle nostre giornate. Quale gesto simbolico comune di solidarietà delle nostre parrocchie destineremo al Fondo Famiglia Lavoro della diocesi tutte le offerte delle messe di sabato 11 e domenica 12 dicembre.


don Marcellino e gli altri preti

Appuntamenti da Domenica 14 novembre 2010

DOMENICA 14 novembre
«I DOMENICA DI AVVENTO»
Lettura del profeta Isaia (51,4-8)
Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi (2,1-.14)
Vangelo secondo Matteo (24,1-31)
La venuta del Signore

ORE 15,30 IN CENTRO PARROCCHIALE:
INCONTRO DEI GENITORI E DEI RAGAZZI DEL CIC1.

Mercoledì 17 novembre «S. Elisabetta d’Ungheria, religiosa»
ore 15,30 in Centro Parrocchiale: Catechesi della TERZA ETÀ.

Venerdì 19 novembre
ore 19,30 in Oratorio: Incontro Genitori e ragazzi del CIC4 con cena di condivisione.
ORE 21,00 IN CHIESA A MARIA MADRE DELLA CHIESA: «dalla memoria della Scrittura all’attesa di Quello che deve venire – “in ascolto della Parola”»: 1° INCONTRO DI AVVENTO.

Sabato 20 novembre
ore 10,30 in Centro Parrocchiale: Catechesi dell’Iniziazione Cristiana dei ragazzi del CIC2 e del CIC3.
ore 14,30 in Centro Parrocchiale: Catechesi dell’Iniziazione Cristiana dei ragazzi del CIC2 e del CIC3.
ore 18,00 a Maria Madre della Chiesa: Celebrazione Eucaristica e saluto ai Padri barnabiti.

DOMENICA 21 novembre
«II DOMENICA DI AVVENTO»
Lettura del profeta Baruc (4,36-5,9)
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani (15,1-.13)
Vangelo secondo Luca (3,1-18)
I figli del Regno

Dopo la S. Messa delle ore 10,30 in Casa Parrocchiale: 1° Incontro di conoscenza dei fidanzati che iniziano l’itinerario di incontri in vista del Matrimonio.

Lunedì 22 novembre «S. Cecilia, vergine e martire»
ore 21,00 in Centro Parrocchiale: Incontro degli Adolescenti.
ore 21,00 in Centro Parrocchiale: Incontro dei 18/19nni.

Martedì 23 novembre «S. Clemente I, papa e martire e S. Colombano, abate»
ore 21,00 in Centro Parrocchiale: Incontro GIOVANI2.

Mercoledì 24 novembre
ore 15,00 in Centro Parrocchiale: Festa dei compleanni della TERZA ETÀ.

Giovedì 25 novembre «S. Caterina d’Alessandria, vergine e martire»
ore 21,00 in Centro Parrocchiale: Incontro GIOVANI1.

Venerdì 26 novembre
ore 21,00 in Centro Parrocchiale: 2° Incontro dei Fidanzati.

DOMENICA 28 novembre
«II DOMENICA DI AVVENTO»
Lettura del profeta Isaia (35,1-10)
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani (11,25-36)
Vangelo secondo Matteo (11,2-15)
Le profezie adempiute

ore 15,30 in Chiesa: Incontro per Genitori e ragazzi del CIC2 e del CIC3. Domenica Insieme.

IL GRUPPO MISSIONARIO PARROCCHIALE

IL GRUPPO MISSIONARIO PARROCCHIALE
organizza per
SABATO 27 E DOMENICA 28 NOVEMBRE 2010
sotto il portico della chiesa un banco vendita

Saranno disponibili: lavori artigianali, biancheria ricamata a mano e oggetti vari …
… TANTE IDEE PER UN GRADITO E ORIGINALE REGALO DI NATALE!

Il ricavato verrà devoluto a favore del Fondo Diocesano Famiglia-Lavoro per l’aiuto alle famiglie in difficoltà per mancanza o precarietà del lavoro a causa della crisi economica.

COLLETTA ALIMENTARE

14a GIORNATA NAZIONALE DELLA COLLETTA ALIMENTARE
Sabato 27 novembre 2010

L'appello della Rete Banco Alimentare: doniamo olio, omogeneizzati, alimenti per l’infanzia, tonno, carne, legumi in scatola, pelati e sughi per aiutare 8.000 enti assistenziali e 1.500.000 poveri.

Le donazioni di alimenti ricevute durante la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare andranno a integrare quanto la Rete Banco Alimentare raccoglie tutti i giorni, combattendo gli sprechi e salvando ogni anno 70.000 tonnellate di alimenti.

Mercatino benefico dell’usato

Mercatino benefico dell’usato e non, di piccolo antiquariato, dipinti, lampadari , biancheria, oggettistica e … tanto altro ancora!!!

Da Sabato 4 a Domenica 12 dicembre
Tutti i giorni dalla ore 15 alle ore 19
Il Sabato, la Domenica e i festividalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19
SALA CARITAS

Il ricavato verrà impiegato per i lavori in Chiesa

Santi per vocazione (3)

LETTERA A TUTTI I FEDELI DELLA CHIESA AMBROSIANA
Anno pastorale 2010-2011 (3a puntata)

Il segreto del Crocifisso

In un’epoca di consumismo e di nuova misaeria, Gesù ci invita ad uno stile di vita semplice, sobrio, ordinato ed essenziale.
La centralità del Crocifisso nella vita di san Carlo aiuta a riflettere sulla qualità dell’amore cristiano. Se il chicco di grano non muore, come può portare frutto? (cfr Giovanni 12,24). A quale qualità di sacrificio sono chiamati i cristiani oggi? Ci sono troppi ricchi e ci sono troppi poveri: sta diventando drammaticamente più grande il divario che li separa. Contemplare il Crocifisso significa imparare una nuova qualità dell’amore, una nuova forma etica tra tutti gli uomini di buona volontà.
Ci vuole un nuovo volto della speranza.

Per salvare la vita dalla desolazione e dall’assenza di Dio è necessario, a partire dal Crocifisso, imparare e insegnare a pregare.
La cura per la qualità celebrativa delle nostre comunità non è più soltanto una questione di giusto decoro, ma molto di più: si tratta di convertire i cuori per fermarsi sui bisogni del prossimo, nella comunità e nel mondo. Non si può pretendere tutto e non pagare niente: in tempo, soldi, responsabilità e lavoro. La Chiesa e il mondo hanno bisogno di nuove forze e di nuove responsabilità. San Carlo ha dato un grande esempio su come la liturgia e la carità debbano stare insieme.

L’assimilazione del mistero della croce dà una risposta al senso più vero e definitivo della vita. Nelle nostre città ci sono molte paure. I giovani hanno bisogno di nuovi e più ampi orizzonti di senso, di fronte al vuoto e provano e davanti alle incertezze del lavoro e del futuro. La vera speranza passa attraverso questa porta stretta. La vera gioia cristiana va oltre il sentimento del momento, non è solo un benessere temporaneo, ma nasce dal coraggio di vivere la vera carità e di cercare davvero il bene comune.

Va’ e anche tu fa’ così

Il dottore della Legge che, dopo la narrazione della parabola del Buon Samaritano aveva risposto bene a Gesù, si sente dire: “Va’ e anche tu fa’ così”. Vorrei riprendere queste parole di Gesù per invitarti a seguire, singolarmente e con gli altri, alcuni cammini di vita cristiana.

Così per “rendere ragione della speranza”, seminata in te dall’amore di Gesù crocifisso e risorto - cuore della fede cristiana - , fa’ tesoro delle iniziative parrocchiali e diocesane per la formazione, come gli esercizi e ritiri spirituali, i corsi biblici, i gruppi di ascolto della Parola, le scuole teologiche, i momenti particolari dedicati agli operatori pastorali.

Chiedo al Signore che ti doni di condividere in profondità l’amore appassionato di san Carlo al Crocifisso: ti invito a viverlo anche con l’antica e sempre attuale pratica della Via crucis, in particolare partecipando alla sua solenne e corale celebrazione nella tua Zona Pastorale.

Sollecita la tua comunità perché, in un’occasione particolare, sappia vivere un momento d’incontro con una categoria di poveri, come segno di giustizia e fraternità con gli ultimi.

SAN CARLO E LA SANTITÀ DELLA CHIESA

Il Buon Samaritano è figura della Chiesa che con la presenza dei suoi santi passa accanto all’uomo di oggi, vede concretamente i reali bisogni dell’umanità, prova intensa commozione, si ferma accanto al povero, prendendosene cura: passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione (Luca 10,33). Il santo è colui che in maniera esemplare, umile e coraggiosa, superando infinite difficoltà, si compromette di persona e sa vivere la carità di Cristo, vedendone il volto in quello del povero (cfr Matteo 25,34 ss.).

La santità della Chiesa

Nella comunione dei santi viviamo il mistero della Chiesa. La nostra vita ha orizzonti più vasti di quelli che possiamo misurare e descrivere a partire soltanto dalle notizie e dalle impressioni immediate. Le presenze che rendono vive e splendide le nostre comunità sono più numerose, attente e affettuose di quelle che possiamo contare con la nostra ossessione per i numeri. La gioia e le pene che abitano i nostri giorni sono condivise in una fraternità più ampia e più intensa di quella che si esprime con una vicinanza fisica.
Credo la comunione dei santi: i santi nostri amici, i santi della nostra terra, i santi di ogni tempo e di ogni luogo si uniscono alla nostra preghiera e accompagnano i nostri giorni. La certezza della presenza e della partecipazione dei santi alla nostra vicenda di uomini e donne di oggi è motivo di stupore e di incoraggiamento: non siamo mai soli, il mondo e la Chiesa non cominciano con noi e il peso della storia non è tutto sulle nostre spalle. La Chiesa è comunione di santi. Noi li invochiamo per riconoscere il mistero e la gloria di Dio e li invochiamo con un cuore umile e pentito per riconoscere le nostre responsabilità e i nostri peccati. Credo la comunione dei santi: credo perciò che ci siano le condizioni per un dialogo personale, una riflessione condivisa, una possibilità di entrare in quella intimità in cui si svela il segreto della loro santità. La comunione, infatti, ci fa partecipi del mistero più inaccessibile di ogni persona, che è il suo rapporto con Dio.

È con questa certezza di fede che vi invito a ricercare, nel quarto centenario della canonizzazione di san Carlo, una santità ecclesiale: una santità, dunque, che tocca tutti, coinvolge ed arricchisce.
Questo anniversario, allora, è un’occasione perché la memoria di san Carlo non si riduca alla commemorazione di un vescovo, certo eccezionale e significativo per la storia della nostra Diocesi e di tutta la Chiesa, ma irrimediabilmente rinchiuso in un altro tempo e in un’altra cultura. Con spirito di fede noi crediamo alla presenza viva nella Chiesa di oggi di san Carlo, di sant’Ambrogio e di tutti i santi e beati che ci hanno preceduto. La santità cristiana non è mai un tratto individualistico, un titolo che distingue e isola dagli altri; è piuttosto la carità vissuta nell’imitazione della carità di Cristo. La santità è sempre santità ecclesiale.

La continua riforma della Chiesa è l’opera dello Spirito che, attraverso i santi e le vicende storiche, rinnova i gesti fondamentali della trasmissione della fede (traditio fidei) e le relazioni ordinarie, dentro il vissuto della comunità cristiana e della società (traditio amoris). In questo senso la santità educa la Chiesa ne costituisce la prima e permanente forza educante.
Sono oggi necessarie forme nuove di santità più adatte al cambiamento dei tempi nella consapevolezza di vivere in una cultura che progressiavamente ha perso un suo naturale tessuto cristiano. La varie strade percorse in questi anni ci hanno condotti alla persuasione condivisa che, soprattutto in campo educativo, siamo chiamati ad affrontare sfide formidabili.
Ci vuole, da parte di tutti i battezzati, una vera esperienza di intelligenza lungimirante e di santità eroica che, per amore di Gesù e della sua Chiesa, trovi la forza di superare le difficoltà e le abitudini consolidate nel tempo, così da riformare decisamente la vita delle persone e delle comunità.

I santi sanno parlare alle gente e suscitano una santità popolare. Dove passa un santo, la gente accorre. E persino una società secolarizzata e indifferente può raccogliere dal santo un richiamo e un invito.
Oggi, in un contesto culturale post secolarizzato e neoreligioso, è particolarmente necessario ricondurre le devozioni, e il nuovo bisogno di sacralità, alla forza e alla radicalità del Vangelo. Le forme di preghiera diffuse nel popolo cristiano sono un’immensa ricchezza, ma talvolta sono anche esposte al rischio di degenerare in una pratica separata dalla vita, in una semplice esigenza di rassicurazione spesso più vicina alla superstizione che alla fede. L’esempio dei santi, e di san Carlo in particolare, può offrire indicazioni preziose perché impariamo a vivere le manifestazioni popolari della fede con sapienza evangelica, con partecipazione affettiva intensa, con docilità allo Spirito che suscita in noi gli stessi sentimenti di Gesù.

L’amore ricevuto ha in se steso la forza di essere donato. L’amore di Dio nel cuore del credente si esprime in una santità missionaria.
La responsabilità che si fa carico degli altri nel nome del Signore mette in una condizione scomoda, in un disagio complesso. Come san Carlo, che era vescovo, così anche oggi i cristiani che esercitano un ministero, o ricoprono un ruolo di responsabilità nella comunità, sentono il tormento della comunicazione del Vangelo. Se ho il fuoco dentro, perché non riesco ad incendiare i mondo? Se mi appassiono alla missione di condividere la gioia, perché chi mi ascolta si annoia? Se metto in guardia dalla perdizione e indico la via della salvezza, perché sono considerato come un disturbo fastidioso che amareggia la vita? Se propongono percorsi verso la santità, perché succede che siano fraintesi, come cose in più da fare, come una serie di adempimenti inutili o fastidiosi? Se richiamo a scelte evangeliche, perché non sono credibile? Il cammino di conversione personale e la dedizione alla riforma della Chiesa hanno la loro origine in questa specie di tormento. Noi tutti ne siamo toccati e sentiamo di vivere la responsabilità di presentare una Chiesa più evangelica e di trovare un linguaggio di prossimità alla gente più comprensibile e incisivo.
(continua)