26 ottobre 2019

Omelia di papa Francesco per la Giornata Missionaria Mondiale (20 ottobre 2019)


Dalle Letture ascoltate vorrei cogliere tre parole: un sostantivo, un verbo e un aggettivo. Il sostantivo è il monte: ne parla Isaia, profetizzando di un monte del Signore, alto sopra i colli, a cui affluiranno tutte le genti (Is 2,2). Il monte ritorna nel Vangelo, dato che Gesù, dopo la sua risurrezione, indica ai discepoli come luogo di ritrovo un monte della Galilea, proprio quella Galilea popolata da molte genti diverse, la «Galilea delle genti» (Mt 4,15). Sembra, insomma, che il monte sia il luogo dove Dio ami dare appuntamento all’umanità intera. È il luogo dell’incontro con noi, come mostra la Bibbia dal Sinai al Carmelo fino a Gesù, che proclamò le Beatitudini sulla montagna, si trasfigurò sul monte Tabor, diede la vita sul Calvario e ascese al cielo dal Monte degli Ulivi. Il monte, luogo dei grandi incontri tra Dio e l’uomo, è anche il posto dove Gesù trascorse ore e ore in preghiera (cfr Mc 6,46), a unire terra e Cielo, noi suoi fratelli al Padre.
 

Che cosa dice a noi il monte? Che siamo chiamati ad avvicinarci a Dio e agli altri: a Dio, l’Altissimo, nel silenzio, nella preghiera, prendendo le distanze dalle chiacchiere e dai pettegolezzi che inquinano. Ma anche agli altri, che dal monte si vedono in un’altra prospettiva, quella di Dio che chiama tutte le genti: dall’alto gli altri si vedono nell’insieme e si scopre che l’armonia della bellezza è data solo dall’insieme. Il monte ci ricorda che i fratelli e le sorelle non vanno selezionati, ma abbracciati, con lo sguardo e soprattutto con la vita. Il monte lega Dio e i fratelli in un unico abbraccio, quello della preghiera. Il monte ci porta in alto, lontano da tante cose materiali che passano; ci invita a riscoprire l’essenziale, ciò che rimane: Dio e i fratelli. La missione inizia sul monte: lì si scopre ciò che conta. Al cuore di questo mese missionario chiediamoci: che cosa conta per me nella vita? Quali sono le vette a cui punto?

Un verbo accompagna il sostantivo monte: salire. Isaia ci esorta: «Venite, saliamo sul monte del Signore» (2,3). Non siamo nati per stare a terra, per accontentarci di cose piatte, siamo nati per raggiungere le altezze, per incontrare Dio e i fratelli. Ma per questo bisogna salire: bisogna lasciare una vita orizzontale, lottare contro la forza di gravità dell’egoismo, compiere un esodo dal proprio io. Salire, perciò, costa fatica, ma è l’unico modo per vedere tutto meglio, come quando si va in montagna e solo in cima si scorge il panorama più bello e si capisce che non lo si poteva conquistare se non per quel sentiero sempre in salita.   E come in montagna non si può salire bene se si è appesantiti di cose, così nella vita bisogna alleggerirsi di ciò che non serve. È anche il segreto della missione: per partire bisogna lasciare, per annunciare bisogna rinunciare. L’annuncio credibile non è fatto di belle parole, ma di vita buona: una vita di servizio, che sa rinunciare a tante cose materiali che rimpiccioliscono il cuore, rendono indifferenti e chiudono in sé stessi; una vita che si stacca dalle inutilità che ingolfano il cuore e trova tempo per Dio e per gli altri. Possiamo chiederci: come va la mia salita? So rinunciare ai bagagli pesanti e inutili delle mondanità per salire sul monte del Signore? La mia strada è in salita o in “arrampicamento”?

Se il monte ci ricorda ciò che conta – Dio e i fratelli,  e il verbo salire come arrivarci, una terza parola risuona oggi come la più forte. È l’aggettivo tutti, che prevale nelle Letture: «tutte le genti», diceva Isaia (2,2); «tutti i popoli», abbiamo ripetuto nel Salmo; Dio vuole «che tutti gli uomini siano salvati», scrive Paolo (1 Tm 2,4); «andate e fate discepoli tutti i popoli», chiede Gesù nel Vangelo (Mt 28,19). Il Signore è ostinato nel ripetere questo tutti. Sa che noi siamo testardi nel ripetere “mio” e “nostro”: le mie cose, la nostra gente, la nostra comunità…, e Lui non si stanca di ripetere: “tutti”. Tutti, perché nessuno è escluso dal suo cuore, dalla sua salvezza; tutti, perché il nostro cuore vada oltre le dogane umane, oltre i particolarismi fondati sugli egoismi che non piacciono a Dio. Tutti, perché ciascuno è un tesoro prezioso e il senso della vita è donare agli altri questo tesoro. Ecco la missione: salire sul monte a pregare per tutti e scendere dal monte per farsi dono a tutti.

Salire e scendere: il cristiano, dunque, è sempre in movimento, in uscita. Andate è infatti l’imperativo di Gesù nel Vangelo. Tutti i giorni incrociamo tante persone, ma – possiamo chiederci – andiamo incontro alle persone che troviamo? Facciamo nostro l’invito di Gesù o ce ne stiamo per i fatti nostri? Tutti si aspettano cose dagli altri, il cristiano va verso gli altri. Il testimone di Gesù non è mai in credito di riconoscimento dagli altri, ma in debito di amore verso chi non conosce il Signore. Il testimone di Gesù va incontro a tutti, non solo ai suoi, nel suo gruppetto. Gesù dice anche a te: “Va’, non perdere l’occasione di testimoniare!”. Fratello, sorella, il Signore si aspetta da te quella testimonianza che nessuno può donare al tuo posto. «Voglia il Cielo che tu possa riconoscere qual è quella parola, quel messaggio di Gesù che Dio desidera dire al mondo con la tua vita, […] così la tua preziosa missione non andrà perduta» (Es-ap. Gaudete et exsultate, 24).

Quali istruzioni ci dà il Signore per andare verso tutti? Una sola, molto semplice: fate discepoli. Ma, attenzione: discepoli suoi, non nostri. La Chiesa annuncia bene solo se vive da discepola. E il discepolo segue ogni giorno il Maestro e condivide con gli altri la gioia del discepolato. Non conquistando, obbligando, facendo proseliti, ma testimoniando, mettendosi allo stesso livello, discepoli coi discepoli, offrendo con amore quell’amore che abbiamo ricevuto. Questa è la missione: donare aria pura, di alta quota, a chi vive immerso nell’inquinamento del mondo; portare in terra quella pace che ci riempie di gioia ogni volta che incontriamo Gesù sul monte, nella preghiera; mostrare con la vita e persino a parole che Dio ama tutti e non si stanca mai di nessuno.

Cari fratelli e sorelle, ciascuno di noi ha, ciascuno di noi è una missione su questa terra” (Es. ap. Evangelii gaudium, 273). Siamo qui per testimoniare, benedire, consolare, rialzare, trasmettere la bellezza di Gesù. Coraggio, Lui si aspetta tanto da te! Il Signore ha una sorta di ansia per quelli che non sanno ancora di essere figli amati dal Padre, fratelli per i quali ha dato la vita e lo Spirito Santo. Vuoi placare l’ansia di Gesù? Vai con amore verso tutti, perché la tua vita è una missione preziosa: non è un peso da subire, ma un dono da offrire. Coraggio, senza paura: andiamo verso tutti!

FONTE: sito della Santa Sede (le sottolineature sono a cura della redazione dell’Informatore)

Laboratori sulla Parola di Dio con don Francesco

1. Sensibili nello Spirito - laboratorio di ascolto

il tema: ogni giorno utilizziamo i cinque sensi per incontrare e decodificare la vita così da poter effettuare le scelte utili, ma anche per gustare la “bontà” dei frutti che il mondo ci offre. Anche la nostra dimensione più profonda ha una “sensibilità” con cui intuire ciò che sta sotto la buccia delle esperienze e delle persone. Infatti ci accorgiamo che se gustiamo le cose della vita, ci sono dimensioni più intime e profonde da assaporare. Lasciamo che lo Spirito ci rieduchi a non accontentarci di fermarci alla pelle, scopriamo insieme la vitalità che lo Spirito ci dischiude.

Metodo:  ogni MARTEDI dalle 21 alle 22.30 presso la saletta Caritas SB. Sarà laboratorio! Non si tratta di ascoltare lezioni ma di interagire, di collaborare nella ricerca attraverso la sapienza della Parola. 

Abbiamo bisogno di te!

2. Ritrovare le virtù dimenticate - laboratorio di ascolto

il tema: ogni mattino ci prepariamo ad affrontare la giornata, tante cose sono ormai di routine, ma ci prepariamo anche agli imprevisti e novità. Ognuno si costruisce una serie di “trucchetti”, modi di porsi che ci permettono di cavarcela nelle attività e relazioni che ogni giornata ci offre. I tuoi funzionano davvero?

I primi discepoli di Gesù hanno sperimentato che anche Lui aveva una strategia per gestire gli eventi del quotidiano: attraverso alcune pagine dei Vangeli vogliamo riscoprire il tesoro del Suo stile, lo straordinario del Suo modo di stare nella vita. Abbiamo risposte all’altezza degli interrogativi della vita di ogni giorno? Ci confrontiamo insieme per trovare lo stile che ci permetta una vita “bella”.

Metodo: ci ritroviamo un GIOVEDI al mese dalle 21 alle 22.30 cominciando il 7 NOVEMBRE in saletta Caritas SB.

La dimensione di laboratorio dice che non si tratta di ascoltare lezioni ma di interagire, di collaborare nella ricerca attraverso la sapienza della Parola e lasciandoci la libertà di far emergere gli interrogativi più profondi.

Abbiamo bisogno di te!

Calendario parrocchiale (27/10 - 10/11)



Dom 27.10 DOMENICA del MANDATO MISSIONARIO
- ore 10.30 cic 3 Messa e incontro a SB
  - ore 11.00 cic 4 Messa MMC, pranzo e incontro
- ore 15-17 cic 1 in oratorio MMC
- ore 18.00 Messa SB animata dai gruppi di PG
- ore 18.45 ritrovo chiesa SB per coppie fidanzati che iniziano il percorso verso il matrimonio
- ore 19.00 ADO1 a MMC
- ore 21.00 ADO2 IN SB

Lun. 28.10 ore 15 3ª età a MMC

Mar. 29.10 ore 14,30 oratorio MMC progetto teatrale e fotografico “Nei miei occhi”

Mer. 30.10 ore 15 3ª età a SB
- ore 18 Scuola Arcadia apericena con film “Il diritto di contare”

Gio. 31 ore 18 nelle due chiese celebrazione vigiliare della solennità di TUTTI I SANTI

Ven 1.11 solennità di TUTTI I SANTI
Messe con orario festivo
ore 15,30 al cimitero di Ponte Sesto

Sab. 2.11 Commemorazione dei FEDELI DEFUNTI
Messe:  ore 9 e 17 in MMC
ore 10,30 e 18 in SB
ore 15,30 al cimitero di Ponte Sesto (preceduta dal Rosario alle 15)

Dom. 3.11 II DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONE

Lun. 4.11 solennità di S.Carlo Borromeo
ore 15 3ª età a MMC

Mer. 6.11 ore 15  3ª età saletta Caritas SB

Gio. 7.11 ore 21 SB gruppo giovani

Ven. 8-sab. 9: 2gg PREADO a Meda

Sab. 9 ore 17 incontro volontari Caritas oratorio MMC

Dom 10.11 N.S. Gesù Cristo Re dell'Universo
Giornata della Caritas
Alle Messe delle 10,30 e delle 11: mandato agli operatori volontari della Caritas parrocchiale
- ore 10.30 cic 4 Messa e incontro a SB
   - ore 11.00 cic 2 Messa MMC, pranzo e incontro
- ore 12.30 gruppo famiglie adottanti
- ore 18.00 Messa SB animata dai gruppi di PG
- ore 19.00 ADO1 esperienza di servizio coi senza fissa dimora in centro (partenza da SB)
- ore 21.00 ADO2 a SB

Con novembre e fino a tutto febbraio la Messa del sabato sera a MMC è spostata alle ore 17.00


Visita natalizia alle famiglie 2019

La visita natalizia alle famiglie richiede un numero crescente di visitatori al fine di poter incontrare in modo significativo ogni nucleo.
Chiediamo di dare la propria disponibilità a svolgere questo servizio che nella sua semplicità esprime il carattere fraterno e missionario della Chiesa.
Nelle domeniche 3 e 10 novembre in fondo alle chiese potremo dare il nome.



12 ottobre 2019

OTTOBRE MISSIONARIO STRAORDINARIO

Papa Francesco invita ad approfondire quattro dimensioni costitutive dell’azione della Chiesa nel mondo. Sulla prima - «L’incontro personale con Gesù Cristo vivo nella Chiesa: Eucaristia, Parola di Dio, preghiera personale e comunitaria» - ecco il contributo del padre saveriano Sante Gatto.
Al mio arrivo nella periferia est di San Paolo del Brasile, la prima impressione fu quella di chiedermi come il Vangelo potesse incarnarsi nel brulicare frenetico del popolo, in quell´ammasso di case posticce ar-roccate su colline scoscese che sembravano vietare l´accesso agli sconosciuti: un vero labirinto urbano e il sorgere di un nuovo laboratorio di umanità. Quale, dunque, lo spazio vitale per l´annuncio della Buona Novella del Regno della vita? Sfida aperta sia nel contesto della foresta mozambicana che mi ha accolto poi, sia qui nella nostra terra, divenuta un crocevia di culture e religioni nel quale la Chiesa ha preso un volto sempre più «dalle genti».
In questo clima di rinnovato slancio dell´attività missionaria della Chiesa dettato dalla celebrazione del Mese missionario straordinario e dall’Assemblea si-nodale per la Regione panamazzonica, e per il pres sante invito che il nostro Arcivescovo fa, nella sua Proposta pastorale, affinché tutte le comunità possano avviare un anno all´insegna della missionarietà, mi permetto di rivolgere cordialmente (con il cuore) a tutti un invito a mettersi in viaggio, come Chiesa in uscita, per riscoprire il valore sempre antico e sempre nuovo della forza (ri)generatrice della Parola di Dio.
Questo itinerario lo faremo immaginandoci come una grande famiglia, oserei dire una fraternità universale, il Popolo di Dio. Un popolo di catechisti e catechiste, di operatori pastorali, di animatori e animatrici di comunità, di semplici uomini, donne e giovani che annunciano cieli e terra nuovi e denunciano con coraggio tutto ciò che si oppone alla vita in pienezza promessa dal Regno.
Desiderei riempire la nostra mente, i nostri occhi, il nostro cuore con i volti, le parole, i sogni, i passi, i gesti di fratelli e sorelle che, spinti dalla carità di Cristo e dalla sua Parola, non si stancano di camminare fino alle periferie della storia e intercettare quel-l´umanità che attende di essere contagiata dalla gioia del Vangelo.
La missione, da sempre e in ogni luogo, è questione di fede ed è insita nel dna della Chiesa. Ma la fede nasce dall´annuncio evangelico e dalla testimonianza credibile del cristiano. L´apostolo Paolo in una sua famosa esortazione ci offre la dimanica essenziale di ogni azione evangelizzatrice che, nello scenario mondiale attuale, assume uno spessore profetico: «Come potranno invocare il nome del Signore senza aver prima creduto in Lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza prima essere inviati?» (Rm 10,14-15).
La Parola di vita è alla portata di tutti, sospinge il discepolo missionario a incarnarsi, o abitare, dentro gli ambienti vitali dove è inviato. Consentitemi: obbliga il Vangelo a essere autentico, a essere generativo di vita ecosostenibile, di giustizia, di fraternità senza esclusioni, di coraggiosa parresìa per passare da un´azione pastorale di semplice conservazione a un servizio pastorale decisamente missionario, favorendo la nascita di uno stile permanente di missione, in tutto il corpo ecclesiale.
Sulle rive del fiume Zambesi, in Mozambico, con i catechisti si usciva in bicicletta e con mezzi poveri, una lavagna, un gesso, qualche foglio per scriverci su, si raggiungevano comunità isolate e, seduti per terra, si studiava insieme la Parola di Dio. Quanto entusiasmo e novità di vita suscitava in loro! Quella gioia contagiante è la stessa che abbiamo ricevuto quando, giovani, ci accalcavamo seduti nella nostra magnifica cattedrale nell´ascolto dello stesso messaggio di salvezza.
Al proposito, come sarebbe bello che sugli schermi posti lungo le navate del Duomo si potessero trasmettere in varie lingue frasi della Sacra Scrittura, così da contagiare i visitatori non solo con la straordinaria magnificenza del tempio, ma anche con la bellezza del Vangelo della gioia. «Per tutta la terra è corsa la loro voce, e fino ai confini del mondo le loro parole» (Sal 19,5).

Veglia missionaria diocesana in Duomo

26 ottobre ore 20.45

Veglia di preghiera nella quale l’Arcivescovo consegna il mandato missionario a presbiteri, religiosi e laici che si mettono a disposizione per l’annuncio del Vangelo nelle Chiese sorelle sparse per il mondo. Testimonianza di padre Corrado Dalmonego, missionario della Consolata che vive nella foresta amazzonica brasiliana a fianco del Popolo degli Yanomami.

Speciale Sinodo per l’Amazzonia

Lunedì, 7 ottobre 2019
Saluto di papa Francesco all’APERTURA DEI LAVORI

Sorelle e fratelli, buongiorno!
Benvenuti a tutti e grazie per il vostro lavoro di preparazione: tutti hanno lavorato tanto, da quel momento di Puerto Maldonado fino ad oggi. Grazie tante.
Il Sinodo per l’Amazzonia, possiamo dire che ha quattro dimensioni: la dimensione pastorale, la dimensione culturale, la dimensione sociale e la dimensione ecologica. La prima, la dimensione pastorale, è quella essenziale, quella che comprende tutto. Noi la affrontiamo con cuore cristiano e guardiamo alla realtà dell’Amazzonia con occhi di discepolo per comprenderla e interpretarla con occhi di discepolo, perché non esistono ermeneutiche neutre, ermeneutiche asettiche, sono sempre condizionate da un’opzione previa, la nostra opzione previa è quella di discepoli. E anche con occhi di missionari, perché l’amore che lo Spirito Santo ha posto in noi ci spinge all’annuncio di Gesù Cristo; un annuncio — lo sappiamo tutti — che non va confuso con il proselitismo. Noi cerchiamo di affrontare la realtà dell’Amazzonia con questo cuore pastorale, con occhi di discepoli e di missionari, perché quello che ci preme è l’annuncio del Signore.
E inoltre ci avviciniamo ai popoli amazzonici in punta di piedi, rispettando la loro storia, le loro culture, il loro stile del buon vivere nel senso etimologico della parola, non nel senso sociale che spesso attribuiamo loro, perché i popoli hanno una propria identità, tutti i popoli hanno una loro saggezza, una consapevolezza di sé, i popoli hanno un modo di sentire, un modo di vedere la realtà, una storia, un’ermeneutica e tendono a essere protagonisti della loro storia con queste cose, con queste qualità.
E noi ci avviciniamo estranei a colonizzazioni ideologiche che distruggono o riducono le specificità dei popoli. Le colonizzazioni ideologiche oggi sono molto diffuse. E ci avviciniamo senza ansia imprenditoriale di proporre loro programmi preconfezionati, di “disciplinare” i popoli amazzonici, di disciplinare la loro storia, la loro cultura; ossia quest’ansia di “addomesticare” i popoli originari. Quando la Chiesa si è dimenticata di questo, cioè di come deve avvicinarsi a un popolo, non si è inculturata; è arrivata addirittura a disprezzare certi popoli. E quanti fallimenti di cui oggi ci rammarichiamo. Pensiamo a De Nobile in India, a Ricci in Cina e tanti altri. Il centralismo “omo-geneizzante” e “omogeneizzatore” non ha lasciato emergere l’autenticità della cultura dei popoli.
Le ideologie sono un’arma pericolosa, abbiamo sempre la tendenza ad aggrapparci a un’ideologia per interpretare un popolo. Le ideologie sono riduttive e ci portano all’esagerazione nella nostra pretesa di comprendere intellettualmente, ma senza accettare, comprendere senza ammirare, comprendere senza assimilare. E allora si coglie la realtà in categorie, e le più comuni sono le categorie degli “-ismi”. Allora, quando dobbiamo avvicinarci alla realtà di qualche popolo originario, parliamo di indigenismi, e quando vogliamo dare loro qualche via di uscita per una vita migliore, non glielo chiediamo, parliamo di sviluppismo. Questi "ismi" riformulano la vita a partire dal laboratorio illuminato e illuminista.
Sono slogan che si stanno radicando e programmano l’avvicinamento ai popoli originari. Nel nostro paese, uno slogan: “civiltà e barbarie” è servito a dividere, ad annientare, e ha raggiunto il suo apice verso la fine degli anni Ottanta, ad annientare la maggior parte dei popoli originari, perché erano “barbarie” e la “civiltà” proveniva da un’al-tra parte. È il disprezzo dei popoli, — e prendo l’espe-rienza della mia terra, questo “civiltà e barbarie” che è servito ad annientare popoli, continua ancora oggi nella mia patria, con parole offensive, e allora si parla di civiltà di secondo livello, quelli che vengono dalla barbarie; e oggi sono i “bolitas, los paraguayanos, los paraguas, los cabecitas negras”, sempre questo allontanarci dalla realtà di un popolo qualificandolo e mettendo distanza. Questa è l’esperienza del mio paese.
E poi il disprezzo. Ieri mi è dispiaciuto molto sentire qui dentro un commento beffardo su quell’uomo pio che portava le offerte con le piume in testa. Ditemi: che differenza c’è tra il portare piume in testa e il “tricorno” che usano alcuni ufficiali dei nostri dicasteri? Allora corriamo il rischio di proporre misure semplicemente pragmatiche, quando al contrario ci viene richiesta una contemplazione dei popoli, una capacità di ammirazione, che facciano pensare in modo paradigmatico.  Se qualcuno viene con intenzioni pragmatiche, che reciti l’“io peccatore”, che si converta e apra il cuore verso una prospettiva paradigmatica che nasce dalla realtà dei popoli.
Non siamo venuti qui per inventare programmi di sviluppo sociale o di custodia di culture, di tipo museale, o di azioni pastorali con lo stesso stile non contemplativo con cui si stanno portando avanti le azioni di segno opposto: deforestazione, uniformazione, sfruttamento. Fanno anche programmi che non rispettano la poesia — mi permetto di dirlo — , la realtà dei popoli che è sovrana. Dobbiamo anche guardarci dalla mondanità nel modo di esigere punti di vista, cambiamenti nell’organizzazione. La mondanità si infiltra sempre e ci fa allontanare dalla poesia dei popoli.
Siamo venuti per contemplare, per comprendere, per servire i popoli. E lo facciamo percorrendo un cammino sinodale, lo facciamo in sinodo, non in tavole rotonde, non in conferenze e ulteriori discussioni: lo facciamo in sinodo, perché un sinodo non è un parlamento, non è un parlatorio, non è dimostrare chi ha più potere sui media e chi ha più potere nella rete, per imporre qualsiasi idea o qualsiasi piano. Questo configurerebbe una Chiesa congregazionalista, se intendiamo cercare per mezzo di sondaggi chi ha la maggioranza. O una Chiesa sensazionalista così lontana, così distante dalla nostra Santa Madre la Chiesa cattolica, o come amava dire Sant’Ignazio: «la nostra Santa Madre la Chiesa gerarchica». Sinodo è camminare insieme sotto l’ispirazione e la guida dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo è l’attore principale del sinodo. Per favore non lo scacciamo dalla sala. Sono state fatte consultazioni, si è discusso nelle Conferenze episcopali, nel Consiglio pre-sinodale, è stato elaborato l’Instrumen-tum Laboris che, come sapete, è un testo-martire, destinato ad essere distrutto, perché è punto di partenza per quello che lo Spirito farà in noi. E ora camminiamo sotto la guida dello Spirito Santo. Ora dobbiamo consentire allo Spirito Santo di esprimersi in questa assemblea, di esprimersi tra noi, di esprimersi con noi, attraverso di noi, di esprimersi “nonostante” noi, nonostante le nostre resistenze, che è normale che ci siano, perché la vita del cristiano è così.
Quindi, quale sarà il nostro lavoro, qui, per assicurare che questa presenza dello Spirito Santo sia feconda? Prima di tutto, pregare. Fratelli e sorelle, vi chiedo di pregare, molto. Riflettere, dialogare, ascoltare con umiltà, sapendo che io non so tutto. E parlare con coraggio, con  parresìa, anche se mi vergognerò a farlo, dire quello che sento, discernere, e tutto questo qui dentro, custodendo la fraternità che deve esistere qui dentro, per favorire questo atteggiamento di riflessione, preghiera, discernimento, di ascoltare con umiltà e parlare con coraggio. Dopo quattro interventi avremo quattro minuti di silenzio. Qualcuno ha detto: «è pericoloso, Padre, perché si addormenteranno». Nell’esperienza del Sinodo sui giovani, dove abbiamo fatto la stessa cosa, è accaduto invece il contrario: tendevano ad addormentarsi durante gli interventi — almeno, durante alcuni — e si risvegliavano durante il silenzio.
Infine, stare nel sinodo significa incoraggiarsi ad entrare in un processo. Non è occupare uno spazio all’interno della sala. Entrare in un processo. E i processi ecclesiali hanno una necessità: devono essere protetti, curati come un bambino, accompagnati all’inizio, curati con delicatezza. Hanno bisogno del calore della comunità; hanno bisogno del calore della Madre Chiesa. È così che un processo ecclesiale cresce. Per questo l’atteggiamento di rispetto, di curare il clima fraterno, l’aria di intimità è importante. Si tratta di non riferire tutto, così come viene, fuori. Ma non si tratta rispetto a coloro che dobbiamo informare di un segreto più proprio delle logge che della comunità ecclesiale; ma di delicatezza e di prudenza nella comunicazione che faremo con l’esterno. E questa necessità di comunicare fuori a tanta gente che vuole sapere, a tanti nostri fratelli, giornalisti, che hanno la vocazione di servire perché si sappia, e per aiutarli in questo sono previsti servizi stampa, briefing etc.
Ma un processo come quello di un sinodo si può rovinare un po’ se io, quando esco dalla sala, dico quello che penso, dico la mia. E allora ci sarà quella caratteristica che si è vista in alcuni sinodi: del “sinodo di dentro” e del “sinodo di fuori”. Il sinodo di dentro che segue un cammino di Madre Chiesa, di attenzione ai processi, e il sinodo di fuori che, per una informazione data con leggerezza, data con imprudenza, porta chi ha il dovere di informare a equivoci. Quindi, grazie per quello che state facendo, grazie perché pregate gli uni per gli altri e coraggio. E, per favore, non perdiamo il senso dell’umorismo. Grazie.

Calendario parrocchiale da Domenica 13 ottobre 2019


Dom. 13.10 ore 15 in oratorio MMC per ottobre missionario preado: torneo di calcio e pallavolo          
         - ore 18  chiesa SB avvio della proposta di partecipazione e di animazione della s. Messa ai gruppi di pastorale giovanile 
         - ore MMC ore 19 gruppo Ado1                            - chiesetta di san Marchetto (via Bardolino) inizio gruppo Ado 2


IN SETTIMANA iniziano i servizi di doposcuola: 
per le medie Lun e Gio in MMC dalle 15 alle 17.30; e per le elementari al Ven in MMC e presso la scuola primaria Arcadia dalle 17 alle 18.30
Per le iscrizioni rivolgersi alle educatrici o a don Giovanni 
Poter accogliere i bambini e i ragazzi al doposcuola è un servizio prezioso che investe sul futuro del nostro quartiere ma solo un discreto numero di volontari può permetterlo. Se hai desiderio e passione per questo servizio rivolgiti a don Giovanni.


Lun. 14.10 ore 15 3ª età a MMC

Mer. 16.10 ore 15 3ª età a SB
- dalle 15 in oratorio MMC e dalle 17 presso le panchine culturali della piazza sotto le torri, Festival ambientale a cura di Ass.ne Piccolo principe, Oratori e Scuola Media Arcadia.

Sab. 19 dalle 10 con ritrovo davanti alla chiesa di SB per l'ottobre missionario preado 'Cleaning Action' nel quartiere 

Dom. 20.10 DEDICAZIONE DEL DUOMO DI MILANO, CHIESA MADRE DI TUTTI I FEDELI AMBROSIANI
ore 11.00 cic 3 Messa MMC, pranzo e incontro
- dalle 17 presso l'oratorio 4 evangelisti (via Pezzotti): incontro decanale educatori.
- ore 21 MMC gruppi Ado 1 e Ado 2

Lun. 21.10 ore 15 3ª età a MMC

Mer. 23.10 ore 13.15 a SB (e 13,30 a MMC) 3ª età partenza per Capiago visita alla Casa Incontri Cristiani dei padri Dehoniani, con catechesi a partire dai mosaici di Rupnik (previa iscrizione).
- alle 21 presso le panchine culturali della piazza sotto le torri spettacolo "Fisica in 3D" del Prof. Marco Giliberti del Dipartimento di Fisica di Milano-Bicocca

Gio. 24.10 ore 21 saletta Caritas SB gruppo giovani

Sab. 26.10 ore 21-22,30  in chiesa SB adorazione eucaristica, in unione alla veglia missionaria che si celebra in Duomo, animata dai gruppi del Rinnovamento dello Spirito della zona.

27.10 DOMENICA DEL MANDATO MISSIONARIO
- ore 10.30 cic 3 Messa e incontro a SB                     - ore 11.00 cic 4 Messa MMC, pranzo e incontro 
- ore 18.45 ritrovo chiesa SB per coppie fidanzati che iniziano il percorso verso il sacramento del matrimonio
- ore 19.00 gruppo Ado1 oratorio MMC
      - ore 21.00 gruppo Ado2 oratorio MMC

Con Novembre e fino a tutto febbraio la Messa del sabato sera a MMC è spostata alle ore 17.00


L'oratorio, come la libertà, è partecipazione!

L'oratorio, come la libertà, è partecipazione! Ogni giorno c'è un ragazzo che aspetta proprio te per essere preso per mano e accompagnato nel suo cammino.

Se hai voglia di donare il tuo tempo in un percorso formativo rivolgiti ai sacerdoti, in particolare a don Giovanni o alle suore.

Il nostro oratorio sperimenta la profezia dell'accoglienza solo grazie alla presenza di uomini e donne, adulti e giovani, che, in nome della propria fede, mettono a disposizione tempo, passione, energia e anche la loro professionalità per offrire opportunità di crescita e di formazione.

In oratorio accogliamo "tutti" anche se non "tutto" è permesso.

In oratorio vorremmo dare "ad ognuno il suo" percorso ed ecco perché, assieme alla possibilità di utilizzare i campi e gli spazi interni favorendo una buona e libera aggregazione, offriamo

al LUNEDÌ’, GIOVEDÌ’ E VENERDÌ’ dalle 15 alle 18 il doposcuola per i preadolescenti e per le elementari

il MERCOLEDÌ’ un laboratorio di teatro per i preadolescenti

al GIOVEDÌ’ un laboratorio di cucina per i preadolescenti

inoltre il MERCOLEDÌ’ dalle 16.30 alle 20 gli adolescenti con il gioco, un tempo di formazione, l'aperitivo o la cena incontrano gli Universitari della rete di Associazioni contro le Mafie LIBERA.

Tutto questo si incrocia con i percorsi dei gruppi di catechismo, di formazione credente dai ragazzi delle medie ai giovani, gli appuntamenti degli scout e gli allenamenti e le partite delle società sportive.

L'oratorio è aperto tutti i giorni - tranne il lunedì - dalle 16.30 alle 18 per i ragazzi delle elementari, delle medie e adolescenti fino alla seconda superiore. Dalle 18 alle 19 per i giovani e gli adulti.

don Giovanni

01 ottobre 2019

UN MESE STRAORDINARIO PER LA MISSIONE - MESSAGGIO PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2019


UN MESE STRAORDINARIO PER LA MISSIONE.

 Il 22 ottobre 2017, Giornata Mondiale Missionaria, Papa Francesco durante l’Angelus annuncia pubblicamente, a tutta la Chiesa, la sua intenzione di indire il Mese Missionario Straordinario Ottobre 2019 (MMS OTT 2019) per celebrare i 100 anni della Lettera Apostolica Maximum Illud del suo predecessore Papa Benedetto XV. Al fine di ravvivare la consapevolezza battesimale del Popolo di Dio in relazione alla missione della Chiesa, Papa Bergoglio dona per il Mese Missionario Straordinario il tema “Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo”. Risvegliare la consapevolezza della missio ad gentes e riprendere con nuovo slancio la responsabilità dell’annun-cio del Vangelo, accomunano la sollecitudine pastorale di Papa Benedetto XV e la vitalità missionaria espressa da Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium: «l’azione missionaria è il paradigma di ogni opera della Chiesa» (EG 15). Si tratta di «porre la missione di Gesù nel cuore della Chiesa stessa, trasformandola in criterio per misurare l’efficacia delle strutture, i risultati del lavoro, la fecondità dei suoi ministri e la gioia che essi sono capaci di suscitare. Perché senza gioia non si attira nessuno». (Incontro con il Comitato Direttivo del CELAM, Bogotá, 7 settembre 2017). L’impegno per la conversione personale e comunitaria a Gesù Cristo crocifisso, risorto e vivo nella sua Chiesa, rinnoverà l’ardore e la passione per testimoniare al mondo, con l’annuncio e con l’esistenza cri-stiana, il Vangelo della vita e della gioia pasquale (cfr. Lc 24, 46-49). Quattro sono le dimensioni, indicateci dal Papa, per vivere più intensamente il cammino di preparazione e realizzazione del Mese Missionario Straordinario Ottobre 2019: 1. L’incontro personale con Gesù Cristo vivo nella sua Chiesa: Eucaristia, Parola di Dio, preghiera personale e comunitaria. 2. La testimonianza: i santi, i martiri della missione e i confessori della fede, espressione delle Chiese sparse nel mondo intero. 3. La formazione missionaria: Scrittura, catechesi, spiritualità e teologia. 4. La carità missionaria.

Il primo appuntamento del mese è per la città di Milano
Martedì 1 ottobre 2019 - ore 20.00
Veglia Itinerante dalla Basilica di Sant’Ambrogio al Castello Sforzesco
alle 19 ritrovo alla fermata di Feraboli per chi desidera partecipare insieme.



MESSAGGIO PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2019 
Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo
Cari fratelli e sorelle,
per il mese di ottobre del 2019 ho chiesto a tutta la Chiesa di vivere un tempo straordinario di missionarietà per commemorare il centenario della promulgazione della Lettera apostolica Maximum illud del Papa Benedetto XV (30 novembre 1919). La profetica lungimiranza della sua proposta apostolica mi ha confermato su quanto sia ancora oggi importante rinnovare l’impegno missionario della Chiesa, riqualificare in senso evangelico la sua missione di annunciare e di portare al mondo la salvezza di Gesù Cristo, morto e risorto.
Il titolo del presente messaggio è uguale al tema dell’Ottobre missionario: Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo. Celebrare questo mese ci aiuterà in primo luogo a ritrovare il senso missionario della nostra adesione di fede a Gesù Cristo, fede gratuitamente ricevuta come dono nel Battesimo. La nostra appartenenza filiale a Dio non è mai un atto individuale ma sempre ecclesiale: dalla comunione con Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo, nasce una vita nuova insieme a tanti altri fratelli e sorelle. E questa vita divina non è un prodotto da vendere – noi non facciamo proselitismo – ma una ricchezza da donare, da comunicare, da annunciare: ecco il senso della missione. Gratuitamente abbiamo ricevuto questo dono e gratuitamente lo condividiamo (cfr Mt 10,8), senza escludere nessuno. Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi arrivando alla conoscenza della verità e all’esperienza della sua misericordia grazie alla Chiesa, sacramento universale della salvezza (cfr 1 Tm 2,4; 3,15; Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, 48).
La Chiesa è in missione nel mondo: la fede in Gesù Cristo ci dona la giusta dimensione di tutte le cose facendoci vedere il mondo con gli occhi e il cuore di Dio; la speranza ci apre agli orizzonti eterni della vita divina di cui veramente partecipiamo; la carità, che pregustiamo nei Sacramenti e nell’amore fraterno, ci spinge sino ai confini della terra(cfr Mi 5,3;  Mt 28,19; At 1,8; Rm 10,18). Una Chiesa in uscita fino agli estremi confini richiede conversione missionaria costante e permanente. Quanti santi, quante donne e uomini di fede ci testimoniano, ci mostrano possibile e praticabile questa apertura illimitata, questa uscita misericordiosa come spinta urgente dell’amore e della sua logica intrinseca di dono, di sacrificio e di gratuità (cfr 2 Cor 5,14-21)! Sia uomo di Dio chi predica Dio (cfr Lett. ap. Maximum illud).
È un mandato che ci tocca da vicino: io sono sempre una missione; tu sei sempre una missione; ogni battezzata e battezzato è una missione. Chi ama si mette in movimento, è spinto fuori da sé stesso, è attratto e attrae, si dona all’altro e tesse relazioni che generano vita. Nessuno è inutile e insignificante per l’amore di Dio. Ciascuno di noi è una missione nel mondo perché frutto dell’amore di Dio. Anche se mio padre e mia madre tradissero l’amore con la menzogna, l’odio e l’infedeltà, Dio non si sottrae mai al dono della vita, destinando ogni suo figlio, da sempre, alla sua vita divina ed eterna (cfr Ef 1,3-6).

Questa vita ci viene comunicata nel Battesimo, che ci dona la fede in Gesù Cristo vincitore del peccato e della morte, ci rigenera ad immagine e somiglianza di Dio e ci inserisce nel corpo di Cristo che è la Chiesa. In questo senso, il Battesimo è dunque veramente necessario per la salvezza perché ci garantisce che siamo figli e figlie, sempre e dovunque, mai orfani, stranieri o schiavi, nella casa del Padre. Ciò che nel cristiano è realtà sacramentale – il cui compimento è l’Eucaristia –, rimane vocazione e destino per ogni uomo e donna in attesa di conversione e di salvezza. Il Battesimo infatti è promessa realizzata del dono divino che rende l’essere umano figlio nel Figlio. Siamo figli dei nostri genitori naturali, ma nel Battesimo ci è data l’originaria paternità e la vera maternità: non può avere Dio come Padre chi non ha la Chiesa come madre (cfr San Cipriano, L’unità della Chiesa, 4).
Così, nella paternità di Dio e nella maternità della Chiesa si radica la nostra missione, perché nel Battesimo è insito l’invio espresso da Gesù nel mandato pasquale: come il Padre ha mandato me, anche io mando voi pieni di Spirito Santo per la riconciliazione del mondo (cfr Gv 20,19-23; Mt 28,16-20). Al cristiano compete questo invio, affinché a nessuno manchi l’annuncio della sua vocazione a figlio adottivo, la certezza della sua dignità personale e dell’intrinseco valore di ogni vita umana dal suo concepimento fino alla sua morte naturale. Il dilagante secolarismo, quando si fa rifiuto positivo e culturale dell’attiva paternità di Dio nella nostra storia, impedisce ogni autentica fraternità universale che si esprime nel reciproco rispetto della vita di ciascuno. Senza il Dio di Gesù Cristo, ogni differenza si riduce ad infernale minaccia rendendo impossibile qualsiasi fraterna accoglienza e feconda unità del genere umano.
L’universale destinazione della salvezza offerta da Dio in Gesù Cristo condusse Benedetto XV ad esigere il superamento di ogni chiusura nazionalistica ed etnocentrica, di ogni commistione dell’annuncio del Vangelo con le potenze coloniali, con i loro interessi economici e militari. Nella sua Lettera apostolica Maximum illud il Papa ricordava che l’universalità divina della missione della Chiesa esige l’uscita da un’appartenenza esclusivistica alla propria patria e alla propria etnia. L’apertura della cultura e della comunità alla novità salvifica di Gesù Cristo richiede il superamento di ogni indebita introversione etnica ed ecclesiale. Anche oggi la Chiesa continua ad avere bisogno di uomini e donne che, in virtù del loro Battesimo, rispondono generosamente alla chiamata ad uscire dalla propria casa, dalla propria famiglia, dalla propria patria, dalla propria lingua, dalla propria Chiesa locale. Essi sono inviati alle genti, nel mondo non ancora trasfigurato dai Sacramenti di Gesù Cristo e della sua santa Chiesa. Annunciando la Parola di Dio, testimoniando il Vangelo e celebrando la vita dello Spirito chiamano a conversione, battezzano e offrono la salvezza cristiana nel rispetto della libertà personale di ognuno, in dialogo con le culture e le religioni dei popoli a cui sono inviati. La missio ad gentes, sempre necessaria alla Chiesa, contribuisce così in maniera fondamentale al processo permanente di conversione di tutti i cristiani. La fede nella Pasqua di Gesù, l’invio ecclesiale battesimale, l’uscita geografica e culturale da sé e dalla propria casa, il bisogno di salvezza dal peccato e la liberazione dal male personale e sociale esigono la missione fino agli estremi confini della terra.
La provvidenziale coincidenza con la celebrazione del Sinodo Speciale sulle Chiese in Amazzonia mi porta a sottolineare come la missione affidataci da Gesù con il dono del suo Spirito sia ancora attuale e necessaria anche per quelle terre e per i loro abitanti. Una rinnovata Pentecoste spalanca le porte della Chiesa affinché nessuna cultura rimanga chiusa in sé stessa e nessun popolo sia isolato ma aperto alla comunione universale della fede. Nessuno rimanga chiuso nel proprio io, nell’autorefe-renzialità della propria appartenenza etnica e religiosa. La Pasqua di Gesù rompe gli angusti limiti di mondi, religioni e culture, chiamandoli a crescere nel rispetto per la dignità dell’uomo e della donna, verso una conversione sempre più piena alla Verità del Signore Risorto che dona la vera vita a tutti.
Mi sovvengono a tale proposito le parole di Papa Benedetto XVI all’inizio del nostro incontro di Vescovi latinoamericani ad Aparecida, in Brasile, nel 2007, parole che qui desidero riportare e fare mie: «Che cosa ha significato l’accettazione della fede cristiana per i Paesi dell’America Latina e dei Caraibi? Per essi ha significato conoscere e accogliere Cristo, il Dio sconosciuto che i loro antenati, senza saperlo, cercavano nelle loro ricche tradizioni religiose. Cristo era il Salvatore a cui anelavano silenziosamente. Ha significato anche avere ricevuto, con le acque del Battesimo, la vita divina che li ha fatti figli di Dio per adozione; avere ricevuto, inoltre, lo Spirito Santo che è venuto a fecondare le loro culture, purificandole e sviluppando i numerosi germi e semi che il Verbo incarnato aveva messo in esse, orientandole così verso le strade del Vangelo. [...] Il Verbo di Dio, facendosi carne in Gesù Cristo, si fece anche storia e cultura. L’utopia di tornare a dare vita alle religioni precolombiane, separandole da Cristo e dalla Chiesa universale, non sarebbe un progresso, bensì un regresso. In realtà, sarebbe un’involuzione verso un momento storico ancorato nel passato» (Discorso nella Sessione inaugurale, 13 maggio 2007Insegnamenti III,1 [2007], 855-856).
A Maria nostra Madre affidiamo la missione della Chiesa. Unita al suo Figlio, fin dall’Incarnazione la Vergine si è messa in movimento, si è lasciata totalmente coinvolgere nella missione di Gesù, missione che ai piedi della croce divenne anche la sua propria missione: collaborare come Madre della Chiesa a generare nello Spirito e nella fede nuovi figli e figlie di Dio.
Vorrei concludere con una breve parola sulle Pontificie Opere Missionarie, già proposte nella Maximum illud come strumento missionario. Le POM esprimono il loro servizio all’universalità ecclesiale come una rete globale che sostiene il Papa nel suo impegno missionario con la preghiera, anima della missione, e la carità dei cristiani sparsi per il mondo intero. La loro offerta aiuta il Papa nell’evangelizzazione delle Chiese particolari (Opera della Propagazione della Fede), nella formazione del clero locale (Opera di San Pietro Apostolo), nell’educazione di una coscienza missionaria dei bambini di tutto il mondo (Opera della Santa Infanzia) e nella formazione missionaria della fede dei cristiani (Pontifica Unione Missionaria). Nel rinnovare il mio appoggio a tali Opere, auguro che il Mese Missionario Straordinario dell’Ottobre 2019 contribuisca al rinnovamento del loro servizio missionario al mio ministero.
Ai missionari e alle missionarie e a tutti coloro che in qualsiasi modo partecipano, in forza del proprio Battesimo, alla missione della Chiesa invio di cuore la mia benedizione.
 FRANCESCO