13 febbraio 2009

TEMPO DI MASCHERE

Carissime famiglie di San Barnaba,
in queste settimane ci sono state diverse occasioni per incontraci e vivere momenti di festa e momenti significativi.
La Festa della Sacra Famiglia ha permesso di impegnare alcune famiglie in un accoglienza vicendevole; l’incontro con Lidia Bergamini ci ha fatto condividere l’esperienza della sua famiglia provata dalla malattia; la Festa dei popoli ci ha fatto incontrare famiglie e tradizioni del mondo; l’Eucarestia con i malati nell’anniversario dell’apparizione della Madonna a Lourdes è stato l’ultimo momento di una attenzione alla realtà quotidiana delle nostre case.
Ma tutti siamo stati toccati dalla lotta tra la vita e la morte di Eluana (caso o semplicemente donna?). Overdose di programmi televisivi e di discussioni, posizioni politiche, morali e religiose a confronto (o forse solo gridate ad alta voce?). Con pochi silenzi e poche preghiere!
Speriamo che questa “tragedia italiana” sia stata l’occasione per tutti noi (soprattutto noi cristiani) per lasciarci interrogare, per ricercare nella nostra fede le motivazioni così da dare risposta alle tante domande che ci vengono continuamente poste dall’essere accanto a persone che sono nella stessa condizione.
Io mi e vi auguro che almeno resti in noi una delle seguenti voglie (meglio se tutte insieme!)
Voglia di imparare a informarsi con verità e a pensare criticamente, oltre l’impressione e il “sentire” individuale: siamo una testa che pensa, un cuore che ama e un corpo che agisce. Voglia di andare oltre il caso unico per guardare il tutto. In questi giorni la liturgia proponeva una frase del Siracide intonata alla situazione: “Uccide il prossimo chi gli toglie il nutrimento, versa sangue chi rifiuta il salario all’operaio” (Sir 34,22). Speriamo che la bagarre su Eluana (prima parte del versetto) non sia servita a distrarre dalla crisi sociale che stiamo vivendo (seconda parte del versetto)! Magari dimenticando che in Italia c’è una profonda crisi di giustizia e di democrazia, o dimenticando che viviamo in una nazione dove si vogliono fare leggi (non si può dire che sono “razziste” perché si viene denunciati!) che istigano all’odio e alla delazione (una volta “fare la spia” era un peccato e un reato!).
Voglia di dialogare. Un teologo diceva alcuni anni fa’ che “la verità è sinfonica”, non è di una persona o di un gruppo, ma nasce dal confronto e dal dialogo. Questo è il metodo più utile sia per la vita all’interno della Chiesa che all’interno della società: è un metodo difficile, ma è il più utile!
Voglia di imparare a discernere alla luce della Parola di Dio con intelligenza: il “Non uccidere” del 5° Comandamento è diverso dalla frase citata del Siracide, perché nascono da due momenti biblici carichi di preoccupazioni diverse oltre che essere due versetti scritti in periodi storici diversi. Oggi il “non uccidere” non andrebbe declinato in modo adatto?
Voglia di impegnarsi ad educare i giovani, che sono i più esposti agli attuali venti di “vuotaggine”, di poca voglia di ragionare sul senso del vivere, del soffrire e del morire, del presente e del futuro, della libertà e del libero arbitrio, dei valori forti e del pensiero debole, della vita personale e della famiglia, della convivenza civile e della giustizia…
Anche se è tempo di carnevale è meglio togliere la maschera, la maschera che ci nasconde dal vederci nella nostra fragile umanità e nella nostra grande dignità. È ora di tirare giù la maschera per essere come singoli, famiglie e comunità “anima del mondo”, di un mondo che fa fatica ad avere una speranza e che noi possiamo aiutare a trovare con la testimonianza del “pensiero di Cristo” (1 Corinti 2,16) che nasce in noi dalla Buona Notizia di Gesù.
Un saluto fraterno,
don Giorgio