21 settembre 2013

Gratitudine, servizio e cura delle relazioni fraterne

L’inizio dell’anno pastorale trova la nostra comunità con qualche cambiamento in corso. In modo “simpatico” c’è stata una presentazione di questi “movimenti” nel primo numero dell’Informatore, ora vorrei semplicemente sottolineare alcuni atteggiamenti umano/spirituali con i quali vivere questo momento.

Innanzitutto mi pare importante vivere un atteggiamento di gratitudine; certo per tutte le cose belle e buone che abbiamo ricevuto da Giuseppe e che riceveremo da Giovanni e da Agnese, per quello che sono stati e saranno nella loro umanità, ma vorrei andare un poco più in profondità. La gratitudine, il ringraziamento, la “grazia”, la gratuità sono il “cuore” dell’esperienza cristiana, della vita di una comunità: salutare e accogliere persone che hanno dedicato la loro vita al Signore nella dedizione alla vita della comunità ci ricorda tutto questo. L’amore gratuito del Signore ci precede e radica la nostra vita nel suo cuore di Padre, facendoci dono dello Spirito del suo Figlio Gesù.
Questa convinzione ci invita a rimettere in circolo nella comunità, nel nostro quartiere, nelle relazioni che viviamo i valori della gratuità e della gratitudine come segreto di esistenze buone e riuscite.

Un secondo atteggiamento umano/spirituale che mi sembra importante cogliere da questi “cambiamenti” è il richiamo alla dimensione del servizio che l’esperienza di questi fratelli che vanno e vengono ci ricorda: sevizio alla edificazione di una comunità cristiana che cammina nell’ascolto della Parola del Signore, lo celebra presente nei segni santi dell’Eucaristia e dei Sacramenti, lo riconosce nei fratelli, soprattutto nei piccoli e nei poveri.
Ecco allora un altro richiamo per la nostra vita: rimettere in circolo nella nostra comunità con scelte, gesti, attenzioni educative la capacità di vivere il servizio con quell’atteggiamento e quella libertà di cuore richiamataci da Gesù… “Abbiamo solo fatto quello che dovevamo fare”.

Un’ultimo atteggiamento che vorrei richiamare è quello della cura per le relazioni fraterne tra noi.
I momenti di cambiamento portano sempre un po’ di tristezza, nostalgia, dispiacere… sembra che si rompano dei legami, sembra quasi che le amicizie create, gli scambi umani vissuti, il reciproco arricchimento non contino più niente. È proprio il momento di cogliere invece la profondità vera di ciò che ci “tiene insieme”: non tanto o non principalmente le realizzazioni che abbiamo creato, ma le relazioni che abbiamo costruito. Il valore di queste supera tempi e luoghi.
Questo arricchimento che abbiamo ricevuto e che riceveremo ancora ci invita a rimettere in circolo nella nostra comunità la cura per le persone, i volti, le storie di vita. La fraternità è l’eredità lasciataci da Gesù nel suo passaggio da questo mondo al Padre e ciò che con maggiore attenzione dovremmo custodire per il bene dell’umanità.

Ringraziamo quindi il Signore, salutiamo con cordialità e affetto chi parte e chi arriva, cerchiamo di accoglierli e tenerli sempre nel nostro cuore.
     Don Marcellino