26 ottobre 2018

Una maternità diffusa

Mercoledì 17 ottobre il gruppo della Terza età ha fatto visita al Duomo di Monza che custodisce la preziosa reliquia della corona ferrea della regina Teodolinda nella quale la tradizione riconosce incastonato uno dei sacri chiodi della croce di Gesù. Dopo aver ammirato gli affreschi della cappella della corona – da poco restaurati - e del resto del Duomo (tra cui un grande affresco di Arcimboldi), abbiamo visitato il museo nel quale è conservato il tesoro del Duomo.
Nella visita mi ha particolarmente colpito la chioccia con i sette pulcini in argento dorato e gemme. La tra-dizione vuole che questa meraviglia facesse parte del corredo funebre di Teodolinda (570 circa – 627), principessa originaria della Bavaria tedesca di fede cattolica, andata in sposa in successione a due re dei Longobardi: Autari (nel 589-90) e Agilulfo (dal 590 al 616).
Alla chioccia sono stati attribuiti molti significati. Fu un regalo che il papa Gregorio Magno fece alla sovrana come augurio di fecondità? Oppure rappresenta Teodolinda con i suoi duchi longobardi? Il soggetto d’arte, presso i Bavari, popolazione germanica da cui proveniva la regina, era considerato il simbolo del rinascere della vita.
L’ipotesi più accreditata, e che anticipa temi medievali, è legata anche a due passi evangelici (Matteo 23, 27 e Luca 11,12) e riporta all’opera della Chiesa, madre amorevole, chioccia che protegge i fedeli, rappresentati come fragili pulcini, bisognosi di cure.
Ma la guida che ci conduceva ha detto la sua personale opinione che mi ha maggiormente convinto: la donna Teodolinda ha vissuto una esperienza di “maternità diffusa” in quanto originaria di una regione della Germania è divenuta regina e “madre” del popolo longobardo giunto nella nostra penisola e “adottando” le popolazioni lì sottomesse.
Un messaggio che mi è parso quanto mai  significativo e di grande attualità. Penso alle necessità di tanti nostri bambini e ragazzi alla ricerca di adulti di riferimento; ai tantissimi minori non accompagnati migranti; ai mescolamenti di popoli che avvengono in ogni parte del pianeta per i motivi più diversi e soprattutto per miserie, povertà e guerre.
Un messaggio che riveste per noi credenti il valore di un vero e proprio appello dello Spirito alla Chiesa di oggi (il Concilio Vaticano II li chiamava “segni dei tempi”), perché seguendo le orme di Maria Madre della Chiesa risponda alla chiamata a divenire Madre “delle genti” o per dirla con l’espressione cara al nostro Arcivescovo Mario “Chiesa dalle genti”.
Invito anche voi a fermarvi ad ammirare quest’opera d’arte e a considerare il suo significato antico e sempre nuovo che, oltre ogni strumentalizzazione contingente, indica la via da percorrere come singoli, famiglie, società e come comunità cristiana per essere all’altezza del momento storico che ci è affidato da vivere.
don Alfredo