06 giugno 2020

Pane & Parola 5/6/2020 - Verso la solennità della Santissima Trinità

ALL’INIZIO DELL’ASSEMBLEA LITURGICA


Dio Padre, che mandando agli uomini la Parola di verità e lo Spirito di santificazione ci hai rivelato il tuo mistero mirabile, donaci di confessare la vera fede e di riconoscere la gloria della Trinità eterna, adorando l’unità nella maestà divina.
Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


 

Lettura del libro dell’Esodo. Es 3, 1-15


In quei giorni. Mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb. L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio.
Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l’Ittita, l’Amorreo, il Perizzita, l’Eveo, il Gebuseo. Ecco, il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto come gli Egiziani li opprimono. Perciò va’! Io ti mando dal faraone. Fa’ uscire dall’Egitto il mio popolo, gli Israeliti!». Mosè disse a Dio: «Chi sono io per andare dal faraone e far uscire gli Israeliti dall’Egitto?». Rispose: «Io sarò con te. Questo sarà per te il segno che io ti ho mandato: quando tu avrai fatto uscire il popolo dall’Egitto, servirete Dio su questo monte».  
Mosè disse a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi”. Mi diranno: “Qual è il suo nome?”. E io che cosa risponderò loro?». Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: “Io-Sono mi ha mandato a voi”». Dio disse ancora a Mosè: «Dirai agli Israeliti: “Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, mi ha mandato a voi”. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione. Parola di Dio.


Sal 67 (68) R.:Cantate a Dio, inneggiate al suo nome.


O Dio, quando uscivi davanti al tuo popolo, quando camminavi per il deserto,
tremò la terra, i cieli stillarono davanti a Dio, quello del Sinai, davanti a Dio, il Dio di Israele. R.


Di giorno in giorno benedetto il Signore: a noi Dio porta la salvezza.
Il nostro Dio è un Dio che salva; al Signore Dio appartengono le porte della morte. R.


Verranno i grandi dall’Egitto, l’Etiopia tenderà le mani a Dio.
Regni della terra, cantate a Dio, cantate inni al Signore. Riconoscete a Dio la sua potenza. R.


Lettera di san Paolo apostolo ai Romani. Rm 8, 14-17


Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria. Parola di Dio.


Alleluia. Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo; a Dio che è, che era e che viene. Alleluia.


Lettura del Vangelo secondo Giovanni. Gv 16, 12-15


In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà». Parola del Signore.




Dio si rivela a Mosè in una fase precisa della sua vita che potremmo dire rinunciataria e che si trascina nell’ordinarietà. Lasciata alle spalle la vicenda, esaltante ma anche avvilente e divenuta pericolosa, in Egitto, Mosè ora si dedica alla famiglia e al lavoro. E’ troppo dura la realtà per cambiarla e gli ideali “giovanili” sono stati messi da parte. Il potente Mosè ha fatto i conti coi suoi limiti (è giunto fino ad uccidere e scappare) e… non possiede più nulla, nemmeno il gregge è suo ma del suocero.


Dio si rivela così a Mosè:


In un roveto che arde ma non consuma: perché così, diversamente da noi, è la passione d’amore di Dio. È amore che non consuma e non si consuma… è amore sempre ardente, giovane! Ed è amore che non dimentica l’amato mai.


Con delle credenziali precise:


“il Dio di tuo padre”: Mosè non ha conosciuto suo papà ma sa che ha fatto di tutto per salvarlo da morte certa, sa che lo ha amato fino a rinunciare ad averlo con sé…


“il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe”: Mosè conosce la storia del suo popolo e la fedeltà di Dio alle promesse fatte e rinnovate ai patriarchi.


Dicendo: “ho osservato la miseria del mio popolo, conosco … sono sceso a liberarlo”. Ecco la manifestazione della fedeltà di Dio per il suo popolo. Ecco la rivelazione del suo cuore, delle sue intenzioni rinnovate in questo momento preciso della storia.


Rivelando il suo nome “Io sono colui che sono”:  la frase «io sono colui che sono», stando alle regole della grammatica ebraica ,significa «io sono colui che c’era, che c’è e che ci sarà», cioè «io sono colui che è sempre presente», «io ci sono».


NB: “Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione”.


Invochiamo il dono dello Spirito:

Vieni Spirito Santo, tu sei l’IO-CI-SONO di Dio per noi!

Vieni Spirito Santo, in te Gesù è con-noi-tutti-i-giorni fino alla fine del mondo.

Vieni Spirito Santo, raggiungici nella ferialità spesso trascinata tra slanci e rinunce, tra idealità e delusioni.

Vieni Spirito Santo e ricordaci le parole di Gesù sul Padre, il suo amore e la sua volontà di salvezza.

Vieni Spirito Santo, il tuo fuoco purifichi le nostre mancanze e riaccenda in noi l’amore per Dio e i fratelli.

Vieni Spirito Santo e riaccendi in noi la fiamma viva dell’amore appassionato e fedele di Dio per ogni uomo.

Vieni Spirito Santo…

 

Abbiamo celebrato lunedì 1.6 la festa di Maria Madre della Chiesa e ora celebriamo il 7.6 la festa di San Barnaba:

Vieni Spirito Santo sulle nostre Comunità parrocchiali e sui nostri quartieri

Infondi in tutti la certezza dell’IO-CI-SONO di Dio per ciascuno.

Sostieni e incoraggia gli animi delle persone sole, delle famiglie provate in tanti modi,                                                                  dei ragazzi lasciati a se stessi, dei giovani frustrati dall’impatto col mondo reale, degli anziani abbandonati…

Apri i cuori chiusi dal male e incapaci di credere al perdono, alla tenerezza e a nuovo amore.

Guida la nostra comunità a raccogliere la provocazione che viene dal momento presente ad aprirsi a tutti con paziente operosità, perché siano allargati i paletti della tenda che tutti vuole accogliere come le braccia del Padre, tutti figli e fratelli, tutti amati e perdonati…