08 maggio 2009

SPECIALE SAN PAOLO

L’OPERA DELLO SPIRITO SANTO NELLA CHIESA E IN NOI

Premessa
La Galazia era un’antica regione dell’Anatolia centrale, oggi parte della Turchia.
La maggiore città della Galazia che assurse ad un certo punto al ruolo di capitale, l’antica Ancyra, è la città che oggi è chiamata Ancara, la capitale dell’odierna Turchia.
Chi sono i Galati? Essi sono un’antica popolazione di origine celtica (attuale Francia) che nel III sec.a.C. alla guida di Brenno, si erano stanziati nell’attuale Turchia, in una regione denominata Galazia.
Paolo scrive quindi non ad una singola comunità, e nemmeno alla Galazia intesa come provincia romana, ma a tante piccole chiese disperse in questa regione.
I Galati praticavano una sorta di politeismo celto-romano, finché la loro terra fu visitata da Paolo di Tarso, accompagnato da Sila e Timoteo ( Atti 16,6). E’ per puro caso che Paolo fonda la chiesa in Galazia: agli inizi del suo secondo viaggio ( 49-53 d.C.) egli si ammala ed è costretto ad una sosta forzata proprio qui. “ Vi ricordate la prima volta, quando vi annunziai la parola di Cristo? Ero malato. La mia malattia fu per voi una vera prova. Ma non mi avete disprezzato né cacciato via. Anzi! Mi accoglieste come un
angelo di Dio, come Gesù Cristo stesso!” ( Gal.4,13-14)

Contenuto
La lettera scritta ai Galati è lo scritto più veemente, più passionale e, per certi aspetti, il più violento che Paolo abbia mai scritto.
Il tema di fondo di tutta la lettera è la difesa del Vangelo contro le aggressioni dei Giudeo-cristiani , e contro la stupidità di questi Galati che danno retta al primo venuto.
Il problema concerne certamente il ruolo della legge (e particolarmente della circoncisione) nell’Evangelo annunciato da Paolo.
In altri termini: non occorre forse aggiungere alla fede in Cristo il rito che fa entrare nel popolo di Israele?
Per Paolo il solo porsi la domanda è già negare la piena sufficienza di Cristo per la salvezza; è un rendere inutile la sua venuta. Noi sappiamo che Dio salva l’uomo non perché questi osserva le pratiche della legge di Mosè, ma perché crede in Gesù Cristo “ e noi abbiamo creduto in Gesù Cristo per essere salvati da Dio.” ( Gal.2,16)

Libertà, servizio, amore
L’Apostolo Paolo, scrivendo ai Galati, insiste nel dire che il discepolo di Gesù “… è stato chiamato a libertà, purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità, ciascuno sia a servizio l’uno dell’altro” (5,13) (ama il prossimo tuo come te stesso).
Libertà e carità sono dunque unite tra di loro, connesse ed indipendenti. Non si ha libertà vera se non nell’amore; non si ha amore autentico che non sia pienamente libero e nello stesso tempo tutto dedito al servizio.
La riflessione dell’Apostolo non si ferma, ma va alle radici stesse del rapporto: dov’è che libertà e amore hanno la loro radice? Da dove scaturiscono? Chi e che cosa garantisce la loro piena identità anche quando, nell’esperienza quotidiana, si vede invece che amore e libertà soffrono affronti in continuazione?
L’Apostolo è ben consapevole che c’è in atto una lotta irriducibile tra bene e male, tra le tenebre e la luce, tra la carne e lo Spirito, tra le aspirazioni più alte e nobili e gli istinti più bassi. Una lotta che Paolo registra in sé stesso.
La vittoria definitiva non è del peccato e del male, ma di Cristo.

La guida dello Spirito si contrappone al nostro egoismo
San Paolo dice camminate secondo lo Spirito.
«Camminate secondo lo Spirito» significa comportatevi, agite, vivete, esistete secondo lo Spirito, in altre parole lasciandovi guidare dallo Spirito … e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; la carne, infatti, ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne;
L’espressione italiana che potrebbe rendere meglio il significato originale è proprio voglia: la carne ha delle voglie diverse da quelle dello Spirito.
In teoria vorreste fare una cosa, ma poi non ci riuscite: se però vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge.
Non nel senso che la potete violare, ma nel senso che non ne siete schiacciati; siete liberi, potete eseguire la legge perché vi viene quasi istintivo.
Proviamo a sviluppare quest’idea. Sappiamo bene che cos’è l’istinto del male, ma c’è anche un istinto del bene. Mentre però l’istinto orientato al male c’è connaturato, fa parte del nostro io, l’istinto al bene è un dono di grazia. È lo Spirito Santo che abita in noi che produce un desiderio, una passione, delle voglie diverse, perciò nasce istintivamente la voglia di fare il bene e la capacità di farlo. Non c’è più bisogno che te lo comandi la legge, perché dal di dentro ti è venuta questa capacità. La novità cristiana è l’annuncio dello Spirito che dal di dentro ti rende capace di fare, di realizzare il progetto di Dio.
La carne e lo Spirito sono due forze presenti in noi; se domina lo Spirito la nostra vita è buona, se lasciamo dominare la carne la nostra vita è vecchia e cattiva, cioè prigioniera del nostro io orgoglioso. Se invece lasciamo dominare lo Spirito, se camminiamo secondo lo Spirito (se camminate a causa dello Spirito), se assecondiamo l’opera dello Spirito, non siamo noi che conquistiamo qualcosa, ma stiamo semplicemente mettendo in pratica, utilizzando, mettendo a frutto il dono che Dio ci ha fatto. Stiamo vivendo bene, stiamo realizzando pienamente la nostra vita, proprio perché abbiamo accolto in noi lo Spirito di Dio, quello donatoci da Gesù stesso.

P.S.: Lo Spirito Santo è la potenza divina che dal di dentro crea la possibilità nuova di vita, dà la possibilità di fare quello che la carne (istinto cattivo) non permetteva di fare.

Portare gli uni i pesi degli altri
Paolo s’indirizza ai “fratelli” cioè a quelli che sono pervenuti ad una certa maturità cristiana nella comunità; “corregge con spirito di dolcezza”, ben sapendo che nessuno di noi è esente dalla tentazione. Questo è davvero correzione fraterna: stare accanto a chi ha sbagliato come il Cristo stesso, che non condanna, ma prende su di se i peccati degli altri, “ portare i pesi gli uni degli altri” prendendo a cuore le difficoltà e le situazioni di bisogno.
Interessante anche l’esortazione a non montarsi la testa e non fare confronto con gli altri (si trova sempre chi fa meno bene di noi …. e da questa constatazione se ne trae orgoglio) unico confronto possibile è con noi stessi,e con Gesù Cristo e la sua croce.
Infine Paolo non conclude con un “amate il vostro prossimo come voi stessi”,
ma con “finché ne abbiamo l’occasione, facciamo del bene a tutti, sopratutto ai compagni di fede”
L’aggiunto “sopratutto ai compagni di fede” sottolinea che siamo chiamati ad agire così nei confronti di quelli con cui si vive concretamente la propria vita di credente e di cui conosciamo meglio i difetti (poiché è sempre la prima cosa che scopriamo negli altri); proprio loro ci aiutano, con ciò che sono, in bene come in male. a perseverare (che comunque esige uno sforzo) nel fare il bene. Di questo sforzo umano il Signore si impadronirà per trasformarlo in agape (amore).

L’opera dello Spirito Santo nella Chiesa
La missione di Cristo e dello Spirito Santo si compie nella Chiesa, Corpo di Cristo e tempio dello Spirito Santo. E quindi, la missione della Chiesa non si aggiunge a quella di Cristo e dello Spirito Santo, ma ne è il sacramento: con tutto il suo essere e in tutte le sue membra essa è inviata ad annunziare e testimoniare, attualizzare e diffondere il mistero della comunione della Santa Trinità.
Lo Spirito Santo è stato donato senza misura alla Chiesa di Cristo. Egli si trova presente in uguale misura nella Chiesa apostolica come nella nostra Chiesa; nella Chiesa di ieri come nella Chiesa di oggi. E’ la corrispondenza delle persone che fanno la Chiesa, alla grazia dello Spirito Santo, che non è sempre la stessa, è la nostra disponibilità all’azione dello Spirito Santo che varia, e di conseguenza varia l’efficacia delle sua presenza.