04 febbraio 2011

XXX Giornata della Solidarietà 13 febbraio 2011

Educare i piccoli alla solidarietà
Mail ai genitori

Cari mamma e papà,
vorrei raccontarvi una cosa che mi è accaduta oggi a scuola. All’intervallo ho visto che Marco piangeva e così gli ho chiesto: «cosa c’è che non va?». Marco non voleva dirmi il perché del suo dolore. All’inizio mi ha detto che era solo un po’ triste perché il suo gatto non sta bene. Siccome sono stato più volte a casa di Marco e non ho mai visto un gatto ed essendo la sua casa abbastanza piccina e senza giardino o balcone, mi sono permesso di replicare: «mi spiace tanto, tra l’altro non sapevo nemmeno che tu avessi un gatto». A quel punto Marco è crollato e con le lacrime agli occhi mi ha raccontato la verità. Suo papà è stato licenziato e la ditta dove lavorava sta chiudendo. Il problema è che anche sua mamma già da qualche mese è rimasta senza lavoro. Lui è giù di morale e dice che in casa regna una grande preoccupazione. Sono rimasto senza parole.
Avrei voluto poter dire di non preoccuparsi perché tanto suo padre avrebbe trovato un nuovo posto di lavoro, ma non l’ho fatto perché so che sono tempi difficili e in classe abbiamo altri compagni con i loro genitori in condizioni simili. Anche il papà di Claudia è senza lavoro e la mamma di Francesca è in cassa integrazione.
Mentre tornavo a casa continuavo a pensare alle parole del mio amico Marco e mi chiedevo: «cosa si può fare per lui e la sua famiglia?». Siccome non potevo parlare con voi, oggi pomeriggio, quando sono andato in oratorio per il catechismo ho visto il don e ho raccontato a lui la storia di Marco.
Una cosa concreta l’ho scoperta: il Cardinal Tettamanzi per venire incontro a questa situazione ha messo in piedi una cosa che si chiama fondo famiglia lavoro. Non ho capito bene come funziona, ma se il papà o la mamma di Marco andranno a parlare col don lui gli spiegherà meglio il tutto. Di fatto è un aiuto economico che la chiesa ha pensato per le persone che a causa della crisi sono in difficoltà. È una cosa bella e domani la dirò subito a Marco. Io sono fortunato perché provengo da una famiglia dove c’è lavoro e non ho mai riflettuto prima d’oggi su come dev’essere vivere con la paura di non avere i soldi per mangiare comprarsi vestiti e tutto il resto. Il don mi ha detto di stare vicino a Marco e di condividere con lui qualcosa di mio. Ho deciso che domani gli offrirò la merenda. L’ho già detto alla nonna che mi ha detto di non preoccuparmi che ci penserà lei a mettermi nello zaino la merenda sia per me che per Marco.
Voi come state? Vi immagino felici nella meritata crociera per il vostro anniversario di matrimonio. Spero torniate presto perché mi mancate tanto. Inoltre è più bello dire le cose a voce che tramite mail.
A prestissimo.
vostro Luca

Cosa significa parlare oggi di solidarietà?
La domanda non deve apparire superflua in quanto il vero rischio è che solidarietà resti parola generica e ininfluente sul versante della vita sociale. Non è un caso che Luigi Zoja abbia scritto un libro intitolato «La morte del prossimo» dove si rileva che la globalizzazione ha favorito una solidarietà con persone lontane.
Una tale cura per il distante sembra promossa anche dalle comunicazioni elettroniche e dai viaggi più facili. Ma quello che amiamo così è spesso un'astrazione, e chi ne paga il prezzo è l'amore per il prossimo richiesto per millenni dalla morale giudaico‐cristiana. Come in un circolo vizioso, questa tendenza si salda con l'indifferenza per il vicino prodotta dalla civiltà di massa e dalla scomparsa dei valori tradizionali.
Nella mail che abbiamo posto come spunto di riflessione si vede come un ragazzo viene toccato da quello che vive un suo compagno di classe. Luca, grazie al colloquio col prete dell’oratorio, scopre che la Chiesa Ambrosiana si sta impegnando concretamente nella promozione della solidarietà attraverso il Fondo Famiglia Lavoro. Ma per ogni persona resta decisivo l’interrogativo: io cosa posso fare?
È una domanda che va contestualizzata nel tempo presente dove quello di cui si parla nella mail accade non così raramente: la perdita del posto di lavoro con tutte le ricadute personali e famigliari.
Per tali ragioni oggi la solidarietà è ancora più urgente e tutti sono chiamati a viverla nella misura in cui ciò è possibile, recuperando la centralità delle relazioni in uno stile il più possibile di gratuito aiuto reciproco. La solidarietà si gioca anzitutto nei legami di prossimità, nella capacità di vedere gli altri e i loro bisogni prendendosene carico sentendosi tutti responsabili di tutti.
In tal senso anche i piccoli non sono esentati dal trovare forme, spesso suggerite dai più grandi, di solidarietà. In ogni caso resta decisivo l’esempio della famiglia e della parrocchia. Per questo proponiamo qualche possibile concretizzazione sia per la famiglia che per la comunità parrocchiale.
Coinvolgere i piccoli in gesti di solidarietà rendendoli attivi nelle scelte che la famiglia compie appare il modo più semplice, ma al tempo stesso più efficace per educare nella vita ordinaria. Questa convinzione nasce da testimonianze di persone che hanno sperimentato sulla loro pelle questa modalità. Un giovane raccontava che quando era ancora piccolo il padre radunò tutta la famiglia per chiedere un consulto sulla nuova macchina da comprare. Il padre disse più o meno così: «potremmo comprare questa confortevole auto, spaziosa e comoda per tutta la famiglia, oppure potremmo acquistare quest’altra, che è un po’ meno confortevole, ma è pur sempre sufficiente per rispondere alle esigenze della famiglia e che costa meno. La differenza del costo però potremmo darla in beneficienza e aiutare altri che non hanno la possibilità di avere neppure un’auto scassata di terza mano».
In quali scelte famigliari possono essere coinvolti i piccoli, con una modalità attenta alle logiche di solidarietà e di sobrietà?
Ogni famiglia fa necessariamente delle spese, piccole o grandi che siano. Coinvolgere i piccoli attivando la logica descritta non è assolutamente scontato eppure il valore pedagogico è enorme, si costruisce infatti una nuova mentalità non solo incline al benessere personale, ma attenta alla condivisione anche con gli altri.
In tale linea portiamo un ulteriore esempio, molto più semplice: la scelta dei biscotti per la colazione.
Quando si va a far la spesa si portano anche i figli e si confrontano i prezzi dei biscotti. Si può far notare la differenza di costo tra alcuni biscotti e altri. Da qui i genitori possono proporre al figlio dei dolci meno costosi rispetto a quelli comunemente usati per la colazione e anche in tal caso la differenza di costo può essere data sempre a chi è più bisognoso. Gli esempi si potrebbero moltiplicare.
In tale direzione ci sembra utile segnalar anche l’educazione al consumo critico, al commercio equo e solidale e ad altre forme utili per non rimanere prigionieri di una logica consumistica e individualistica.