19 settembre 2014

Caro oratorio ...

Al termine di un’estate in cui, in oratorio e dall’oratorio sulle strade d’Italia e del mondo, sono stati protagonisti centinaia fra ragazzi, adolescenti e giovani e le loro famiglie, all’alba della festa della riapertura ordinaria dei percorsi educativi, e di cui trovate nella pagina centrale le informazioni al dettaglio, ecco il mio augurio per tutti quelli che stanno sulla linea di partenza.

Caro oratorio, chi dice che hai fatto ormai il tuo tempo e hai poco da dire alle nuove generazioni forse non ti conosce bene e non sa della tua capacità di rinnovarti sempre; forse è poco informato su quanto sei ricercato dai partner sociali o, forse ancora, non ha mai messo la testa in un qualsiasi pomeriggio quando i tuoi cortili si riempiono di ragazzi e di famiglie e di quanto, quando li accogliamo con un sorriso, tu sai parlare a loro ancora e molto di Vangelo.

Caro oratorio, ti auguro di non smarrire mai la tua vocazione educativa. Educare è, nel gioco della relazione gratuita e disinteressata, saper tirare fuori da ogni ragazzo il suo meglio, ovvero la sua immagine di creatura amata dal Padre, unica e preziosa, protagonista nel mondo. Per fare questo c’è bisogno di accoglienza, progettazione, accompagnamento personale e di gruppo, tentativi sempre nuovi e creativi per stimolare l’intelligenza e l’emotività. Ma soprattutto, come ci richiama l’Arcivescovo, c’è bisogno di una comunità educante, del gioco di squadra di adulti e giovani che, assieme,  cerchino di ricomporre la frammentazione in cui i ragazzi di oggi sono tentati di vivere.

Caro oratorio che da qualche anno sei formato da due cortili che raccolgono come una rete i ragazzi dell’intero quartiere, ti auguro di non perdere mai di vista la meta della comunione.  Essere insieme non è una sfortuna, una fatica che ci tocca portare avanti per strane congetture pastorali concepite nei palazzi curiali, non è perderci: è una meta da raggiungere sapendo che solo l’integrazione permette a molti ragazzi di valicare l’argine della salvezza e del riscatto, è diventare più ricchi nella diversità, è mettere in gioco ancora più potenzialità se è vero, come dice un proverbio africano, che da soli si va più veloci ma è insieme che si va più lontano!

Caro oratorio, ti auguro di continuare a tenere viva la tensione al quartiere, a queste case fra cui sei sprofondato, dove abitano questi ragazzi e le loro famiglie, volti concreti di cui non puoi non tenere conto; ti auguro di non dimenticarti mai che sei al servizio qui e ora dei ragazzi di questa città con le loro domande e le loro esigenze, che sei chiamato a percorrere questa linea orizzontale che ti deve portare in uscita verso chi attende nei fatti e non solo a parole l’annuncio del Regno.

Caro oratorio, ti auguro di essere accogliente per tutti, di accompagnare molti e di condurre almeno qualcuno all’incontro personale con Gesù. Un oratorio che smarrisce la sua dimensione verticale rischia di perdere l’anima. Ecco perché lo sforzo perché i nostri ragazzi provino a varcare la soglia dell’incontro personale con Cristo deve essere sempre  attuato, perché il Signore sa parlare e vuole parlare ancora alle nuove generazioni ma ha bisogno di persone che educhino all’ascolto.

Caro oratorio, con l’aiuto di tutti cercherai di fare il possibile; con la certezza della presenza del Signore, sono convinto, tenterai, e riuscirai, anche con l’impossibile.

Buon anno oratoriano a tutti!

Don Giovanni