30 gennaio 2009

FAMIGLIA e LAVORO

“FAMIGLIA e LAVORO” predisposto a cura del Servizio Diocesano per la Vita Sociale e il Lavoro, nell’intento di offrire utili argomenti per la riflessione individuale e comunitaria

La famiglia è un tesoro spesso misconosciuto, finché non se ne sente la mancanza. Allora esplode con tutta la sua nostalgia. Ce ne accorgiamo nei momenti di solitudine, nell’indagare la ricerca di senso, nel ricercare un orizzonte, nell’operare con intelligenza e con competenza nella vita di ogni giorno, nel gustare i tempi e gli avvenimenti del proprio vissuto.
Ma la domanda si pone in termini di orizzonti e di senso: “E’ oasi nel deserto o può diventare fiume che scorre alimentando di freschezza le campagne?”
L’Arcivescovo ci ricorda che “è proprio in famiglia che si impara a non contrapporre mai gli aspetti comunitari, personali e affettivi, a quelli istituzionali che ci fanno entrare in relazione con la società al di là degli affetti e dei legami di sangue, perché di entrambi ha bisogno la vita dell’uomo. In tal senso la famiglia viene definita, a ragione, primo “soggetto sociale” (n. 29).

Lavoro. Dalla famiglia, quest’anno, passiamo al lavoro. Spesso sentiamo la difficoltà e lo strappo di passare da un contesto dove ci si può sentire a proprio agio, faticoso ma sereno come quello della famiglia, ad un luogo di lavoro che spesso si mostra carico di incertezza, di competizione, di disagio, di anonimato.
Ognuno, in famiglia, viene cercato per bisogno di amore (essere in comunione), o anche per dipendenza (i figli chiedono sostegno). Comunque riteniamo ovvio che nella famiglia, nonostante la fatica e diverse esperienze negative, si debbano cercare insieme un cammino comune ed una sintonia che fa crescere.
Nella realtà sociale non c’è assolutamente questa ovvietà. Ciascuno, oltre ad essere richiamato alla responsabilità ed alla competenza, è, molto spesso, giudicato e spinto ad atteggiamenti difensivi; se è esasperato il processo di produzione, è incoraggiato a sentirsi concorrente; se pretende di essere solidale, è qualificato sciocco e ingenuo. E’ molto facile tendere a semplificare tutto in termini di danaro e di potere, dimenticando significati e valori. Anche se poi ci si preoccupa di parlare di comportamenti etici e di valorizzazione delle risorse umane.
(continua)