17 aprile 2009

TERREMOTO IN ABRUZZO

TERREMOTO IN ABRUZZO
Le Caritas Lombarde adottano Paganica

Inizia da ora un gemellaggio che durerà negli anni e che sarà volto alla ricostruzione del tessuto sociale lacerato dal sisma. Già nelle prossime settimane i volontari partiranno dalle diocesi della Lombardia per la frazione de L’Aquila dove è stato allestito il campo più grande dell’area terremotata.
Le Caritas Lombarde saranno gemellate con Paganica. Questo è quanto è stato stabilito ieri, al Centro di coordinamento nazionale di Caritas Italiana che ha suddiviso l’area terremotata in otto zone omogenee e provveduto agli abbinamenti con le delegazioni regionali delle Caritas Diocesane. Nelle prossime settimane, dunque, i volontari delle Caritas della Lombardia partiranno per la frazione de L’Aquila dove la Protezione civile ha allestito il campo più grande di tutta la zona terremotata.
Il loro compito sarà di stare accanto agli sfollati, ascoltare i loro bisogni e dedicarsi in particolare ai più deboli: anziani, malati, disabili, minori e migranti. Con l’aiuto dei volontari saranno registrate anche le esigenze legate alla fase post-emergenza, un monitoraggio essenziale per preparare il terreno all’intervento successivo.

La situazione a Paganica.
Importante frazione del Comune de L’Aquila, Paganica conta 7mila abitanti. Il terremoto ha distrutto completamente il centro storico. Ma anche gli edifici più recenti, costruiti in periferia, sono stati gravemente danneggiati e risultano per lo più inagibili. Dal 6 aprile tutta la popolazione vive per strada. Circa 1.800 persone hanno trovato alloggio nel campo della Protezione civile, che con le sue 130 tende è il più grande tra quelli allestiti in tutta l’area terremotata. Almeno altri 5mila cittadini vivono in tende proprie, spesso fornite dalla stessa Protezione civile, davanti alla propria casa o in accampamenti improvvisati.
«Le persone sono ancora traumatizzate – dice il parroco di Paganica e direttore della Caritas diocesana de L’Aquila don Dionisio Humberto Rodriguez Cuartas, di origini colombiane e rimasto anche lui senza abitazione. Anche chi ha una casa agibile, preferisce non rientrare per paura di nuove scosse».
Nonostante tutto c’è però molta voglia di ricominciare una vita normale.