07 ottobre 2017

Entrato il nuovo Arcivescovo: la bellezza di un cammino di concretezza.

Ci ha colpito tutti l’intensità della preghiera liturgica e nello stesso tempo la scioltezza familiare con cui si è presentato e noi abbiamo accolto il nostro nuovo Arcivescovo Mario Delpini. Mi è sembrato che questo possa essere lo stile per il cammino della nostra Chiesa: siamo Chiesa che nella celebrazione domenicale contempla l’opera di Dio e nello stesso tempo si sente sicura, aperta, e sciolta. Sicura di essere amata dal suo Signore. Sciolta da paure che non la rendono capace di vedere di quante pietre vive e preziose è composta, e di appassionarsi ad essere un segno della Gerusalemme nuova che l’Agnello va costruendo con il dono del suo sangue. Sciolta dall’inerzia del “si è sempre fatto così” e aperta ad imparare a fare, a tutti i livelli, un “cammino insieme”, che è sempre opera dello Spirito santo, che è disciplinato nell’agire e coraggioso nelle riforme necessarie nel cambiamento d’epoca che stiamo attraversando.
Abbiamo accolto “l’Arcivescovo”. Noi ambrosiani siamo fatti così: accogliamo l’Arcivescovo perché è l’Arcivescovo, così come accogliamo il Parroco perché è il Parroco. Qualche volta anche noi siamo tentati di personalizzare la figura vescovo, creando tifosi e avversari per i più svariati motivi, ma credo che lo stile dell’Arcivescovo Mario ci aiuterà a ritrovare la scioltezza e la bellezza di un cammino che continua, senza perdere nulla dei passi fatti, anzi valorizzandoli per procedere insieme nel cammino. Personalmente ritengo che il nostro non sia il tempo del “ricominciare da capo” o degli “effetti speciali che ci stupiscono”, piuttosto quello della concretezza, del creare insieme condizioni che ci rendano vicini, solidali, contenti di vedere altri, i piccoli e i poveri, a loro volta contenti.
Abbiamo accolto l’Arcivescovo “Mario”. Con la sua originalità, il suo stile, la sua storia e il suo cammino. Abbiamo già condiviso con lui molti anni nel servizio alla Chiesa, e moltissimi lo hanno incontrato nelle sue visite alle parrocchie e ai Decanati. “Un editto che vorrei enunciare – ha detto qualche settimana fa scherzando, ma non troppo - è che è proibito lamentarsi su come vanno le cose, ma essere gente che, prendendo visione delle cose, mette mano ad aggiustare questo mondo, senza presunzione di avere ricette già pronte, proprio perché siamo tutti chiamati a mettere a frutto la vocazione che abbiamo ricevuto, ognuno con i propri carismi”. Credo proprio che il nuovo Arcivescovo ci farà lavorare tanto! E ci farà lavorare “insieme”.
  + Franco Agnesi
  Vicario episcopale


Il testo che segue è stato presentato alla giornata di apertura dell’anno pastorale dopo la prima attenzione sugli anziani. Il vangelo di riferimento resta sempre quella della visitazione di Maria ad Elisabetta.

Tra i modi usati da Dio per visitarci ce n’è un altro privilegiato, al quale vogliamo prestare particolare attenzione nel nuovo anno pastorale, quello attraverso l’incontro con la persona “straniera”.
Oggi questo tema presenta un’infinità di insidie poste dal dramma dei migranti, dalle logiche interessate della politica odierna, dalle manchevolezze dei mezzi di comunicazione e forse dalla non disponibilità a lasciarci mettere in discussione dalla loro presenza...
Pur prestando attenzione ad utili letture di carattere sociologico e statistico, vogliamo soprattutto interrogare il Vangelo su lo sguardo di Gesù pastore nei confronti dello straniero per recuperare l’orizzonte di fede per riflettere e decidere da cristiani su questo tema.
Lasciando ad altre occasioni nell’anno di raccogliere sottolineature e accenti di questo sguardo, qui raccogliamo, sempre dal Vangelo della Visitazione, l’indica-zione decisiva che affidiamo a tutti (singoli, famiglie, gruppi) come linea programmatica dell’anno pastorale: aprirci all’incontro con l’altro. Ricordando che la chiave che apre la relazione è l’attenzione all’umanità dell’altro, attraverso il racconto e la condivisione dei bisogni e dei sogni, delle sofferenze e delle gioie, delle delusioni e delle attese che segnano le nostre vite.
Convinti che non è solo un dovere di civiltà ciò a cui siamo chiamati e nemmeno una strategia per il quieto vivere (la “via italiana” all’integrazione…). Per un cristiano è comandamento di Dio: cioè indicazione della strada sicura d’amore per incontrarLo e servirLo.
Non è ciò che avviene tra Maria ed Elisabetta? Pur se connazionali queste due donne vivono in modi estranei, l’una per l’altra sono straniere.
L’incontrarsi a partire da un saluto e da una augurio benedicente, l’esperienza dell’ospitalità chiesta e offerta, la condivisione delle identiche domande e paure ma anche degli stessi sogni profondi … rendono l’una cara all’altra, l’una un dono per l’altra.
Dobbiamo allenarci con umiltà all’incontro, all’ascolto e al dialogo aperto e senza secondi fini dello straniero: ci sta a cuore l’altro per se stesso, perché il Vangelo parla attraverso il diverso da me. Quanti esempi così già sono in atto nel rapporto di ‘buon vicinato’ che, pur non senza fatiche, è diffuso in quartiere?  Come anche quante belle persone e famiglie incontriamo nei servizi di volontariato della Caritas in parrocchia e prima ancora nelle scuole dei ‘nostri’ figli, nell’oratorio, nelle società sportive, ecc.
La presenza degli stranieri tra noi è un richiamo forte a verificare la nostra reale disponibilità alla relazione. In un tempo segnato dalle derive individualiste questo interrogativo suona come un appello di Dio alla generazione odierna: quanto siamo disponibili alla relazione con l’altro? In una visione che cerca di non lasciarsi intrappolare dalle ondate emotive della cronaca e che prova a lasciarsi interpellare dagli eventi riletti alla luce della Parola ci accorgiamo che questa è la questione seria che lo straniero ci pone. E non è possibile schivare la risposta se non eludendo il messaggio evangelico.
Come educarci a questo sguardo? Quali piccole attenzioni e scelte possiamo realizzare nei momenti aggregativi, educativi e celebrativi della vita della comunità perché lo straniero giunga a sentirsi a casa e noi con lui? I nostri bambini vivono molto più di noi la realtà dell’incontro quotidiano con lo straniero: facciamoci aiutare da loro...
Nb: dal confronto e dai suggerimenti che chiediamo a tutti di offrire sui due temi degli anziani e degli stranieri, riletti in prospettiva pastorale (cioè a partire dalla domanda: come possiamo annunciare loro l’amore di Dio e cosa dicono a noi dell’amore di Dio?), il Consiglio Pastorale Parrocchiale trarrà indicazioni e scelte da proporre lungo l’anno alle famiglie della Comunità. Grazie a tutti!
Buone nuove! Siamo contenti di poter annunciare che finalmente siamo giunti al passaggio decisivo per l’ap-provazione finale della presentazione al CAED (Con-siglio affari economici diocesano) del progetto e del piano finanziario del nuovo oratorio e centro parrocchiale di SB.
Si sono dovute apportare delle varianti al progetto a seguito dell’analisi geologica del terreno e si è aggiornato il piano finanziario a seguito dei conseguenti aumentati costi, delle molto apprezzate sottoscrizioni e di altre promesse di impegno che abbiamo ottenuto da parte di enti bancari.