21 ottobre 2017

Prima lettera pastorale di monsignor Mario Delpini

«Alla contemplazione dell’opera di Dio deve ispirarsi il nostro cammino di Chiesa nel tempo».

La vita cristiana non è un «percorso solitario» o una «iniziativa personale», ma «il convergere nella città. L’edificazione della città è l’opera di Dio che convoca tutti e accoglie ciascuno».
Ecco il cammino che il nuovo arcivescovo, addita alla Chiesa ambrosiana nella sua prima lettera pastorale, Vieni, ti mostrerò la sposa dell’Agnello. Il titolo rimanda alla «Gerusalemme nuova» dell’Apocalisse, mentre la lettera pastorale ne riporta il testo dal 21,1 al 22,5 offrendolo alla «sosta contemplativa» dei fedeli, magari in «tempo di Avvento». Nelle prime pagine la lettera traccia un ritratto affascinante di Chiesa a partire dal passo citato dell’Apocalisse. Una Chiesa «che può accogliere tutti», da qualunque parte provengano, perché solidamente fondata sulla «testimonianza apostolica» e la «tradizione del popolo santo di Dio»; una «Gerusalemme nuova» che non sorge come «impresa umana» o «esercizio di potere» e non è frutto dell’«efficienza organizzativa », ma della presenza e dell’opera di Dio. Delpini indica le priorità per il nuovo anno pastorale. La prima: «La cura per la celebrazione della Messa domenicale» e la promozione della Messa e della preghiera feriale, consapevoli che «la comunità dei discepoli del Signore vive del rapporto con il Signore». La seconda: il riconoscimento della vita come grazia, vocazione, missione, che deve impegnare la «comunità educante» anzitutto verso i giovani e con uno sguardo al prossimo Sinodo dei vescovi. La terza: «La responsabilità di testimoniare come la fede diventi cultura, proponga una vita buona, desiderabile per tutti, promettente per il futuro del Paese e dell’Europa », e di declinare «in modo nuovo il tesoro della tradizione ambrosiana». I cristiani sono invitati al discernimento come prassi abituale, in particolare negli ambiti della generazione, della solidarietà, dell’ecologia integrale, del dialogo, del primato della trascendenza, della sinergia fra i soggetti sociali nella logica della sussidiarietà.                                                                                   
(da un articolo di presentazione di Avvenire)