10 marzo 2019

La Meta e La Strada


Carissimi, riprendo l’invito di Francesco: “Abbandoniamo l’egoismo, lo sguardo fisso su noi stessi, e rivolgiamoci alla Pasqua di Gesù; facciamoci prossimi dei fratelli e delle sorelle in difficoltà, condividendo con loro i nostri beni spirituali e materiali”.

La celebrazione della Pasqua può ridursi a sterile obbedienza al precetto o alla tradizione se non viene accolta quale opportunità preziosa per dare compi-mento al desiderio di pienezza di amore e di felicità che è nel nostro cuore.

La Chiesa, come ogni madre saggia e amorevole, ci invita ancora una volta a percorrere la strada della conversione (attraverso la preghiera, il digiuno, l’elemosina) per giungere a la meta: uscire da noi stessi e dai nostri ripiegamenti egoistici. Non facendo un esercizio di autoanalisi psicologica o di verifica della moralità dei nostri comportamenti… La sorgente della riforma di noi stessi è l’amore crocefisso-risorto di Gesù a cui orientare lo sguardo del cuore, per scoprire che veniamo poi dirottati in modo nuovo verso i fratelli. Iniziamo dunque con motivato e generoso impegno la Quaresima mettendo a fuoco il nostro piccolo programma personale e famigliare: quali scelte di preghiera, di digiuno e di elemosina faremo?

Ci vengono in aiuto alcune proposte della diocesi, del decanato e della parrocchia per adulti e famiglie:


* il RITIRO D’INIZIO QUARESIMA domenica 10 marzo ore 15,30 alla chiesetta Rossa, predica mons. Paolo Martinelli;

* la PREGHIERA QUOTIDIANA aiutati dal libretto “la Parola ogni giorno” e se possibile partecipando alla MESSA FERIALE;

* la VIA CRUCIS cittadina «E noi vedemmo la sua gloria», venerdì 15 marzo alle 20.45 guidata dall’ARCIVESCOVO DELPINI, partendo dall’Istituto Paolo Pini in Comasina;

* i giovedì di PANE E PAROLA a SB dalle 18,30 alle 19,30 con una proposta di adorazione guidata aperta a tutti nella prima settimana, e poi con invitati di volta in volta i vari gruppi parrocchiali cominciando il 21.3 coi volontari Caritas;

* la VIA CRUCIS del venerdì: - alle 8 a SB per i bambini del CIC - alle 9 a SB per gli adulti e gli anziani - alle 17 a MMC per gli adulti e gli anziani;

* SOLIDARIETA’ QUARESIMALE sabato 6 e domenica 7 aprile invitiamo ad offrire il frutto delle rinuncie quaresimali che consegneremo a Mons. Peppime (Giuseppe Negri) vescovo a S.Amaro in S.Paolo del Brasile (che ci visiterà alla festa di s.Barnaba).

* CELEBRAZIONE PENITENZIALE DECANALE alla parrocchia SAMZ di via Boifava, lunedì 15.4 ore 21.

Vi invito a considerare anche le proposte decanali sulla visione di Chiesa di papa Francesco



Basilica di Santa Sabina - Mercoledì, 6 marzo 2019
OMELIA DI FRANCESCO sulle Ceneri


«Suonate il corno, proclamate un solenne digiuno» (Gl 2,15), dice il profeta nella prima Lettura. La Quaresima si apre con un suono stridente, quello di un corno che non accarezza le orecchie, ma bandisce un digiuno. È un suono forte, che vuole rallentare la nostra vita che va sempre di corsa, ma spesso non sa bene dove. È un richiamo a fermarsi - un “fermati!” -, ad andare all’essenziale, a digiunare dal superfluo che distrae. È una sveglia per l’anima.

Al suono di questa sveglia si accompagna il messaggio che il Signore trasmette per bocca del profeta, un mes-saggio breve e accorato: «Ritornate a me» (v. 12). Ritornare. Se dobbiamo ritornare, vuol dire che siamo andati altrove. La Quaresima è il tempo per ritrovare la rotta della vita. Perché nel percorso della vita, come in ogni cammino, ciò che davvero conta è non perdere di vista la meta. Quando invece nel viaggio quel che interessa è guardare il paesaggio o fermarsi a mangiare, non si va lontano. Ognuno di noi può chiedersi: nel cammino della vita, cerco la rotta? O mi accontento di vivere alla giornata, pensando solo a star bene, a risolvere qualche problema e a divertirmi un po’? Qual è la rotta? Forse la ricerca della salute, che tanti oggi di-cono venire prima di tutto ma che prima o poi passerà? Forse i beni e il benessere? Ma non siamo al mondo per questo. Ritornate a me, dice il Signore. A me. È il Si-gnore la meta del nostro viaggio nel mondo. La rotta va impostata su di Lui.

Per ritrovare la rotta, oggi ci è offerto un segno: cenere in testa. È un segno che ci fa pensare a che cosa abbiamo in testa. I nostri pensieri inseguono spesso cose passeggere, che vanno e vengono. Il lieve strato di cenere che riceveremo è per dirci, con delicatezza e verità: di tante cose che hai per la testa, dietro cui ogni giorno corri e ti affanni, non resterà nulla. Per quanto ti affatichi, dalla vita non porterai con te alcuna ricchezza. Le realtà terrene svaniscono, come polvere al vento. I beni sono provvisori, il potere passa, il successo tra-monta. La cultura dell’apparenza, oggi dominante, che induce a vivere per le cose che passano, è un grande inganno. Perché è come una fiammata: una volta finita, resta solo la cenere. La Quaresima è il tempo per liberarci dall’illusione di vivere inseguendo la polvere. La Quaresima è riscoprire che siamo fatti per il fuoco che sempre arde, non per la cenere che subito si spegne; per Dio, non per il mondo; per l’eternità del Cielo, non per l’inganno della terra; per la libertà dei figli, non per la schiavitù delle cose. Possiamo chiederci oggi: da che parte sto? Vivo per il fuoco o per la cenere?

In questo viaggio di ritorno all’essenziale che è la Quaresima, il Vangelo propone tre tappe, che il Signore chiede di percorrere senza ipocrisia, senza finzioni: l’elemosina, la preghiera, il digiuno. A che cosa servono? L’elemosina, la preghiera e il digiuno ci riportano alle tre sole realtà che non svaniscono. La preghiera ci riannoda a Dio; la carità al prossimo; il digiuno a noi stessi. Dio, i fratelli, la mia vita: ecco le realtà che non finiscono nel nulla, su cui bisogna investire. Ecco dove ci invita a guardare la Quaresima: verso l’Alto, con la preghiera, che libera da una vita orizzontale, piatta, dove si trova tempo per l’io ma si dimentica Dio. E poi verso l’altro, con la carità, che libera dalla vani-tà dell’avere, dal pensare che le cose vanno bene se vanno bene a me. Infine, ci invita a guardarci dentro, col digiuno, che libera dagli attaccamenti alle cose, dal-la mondanità che anestetizza il cuore. Preghiera, carità, digiuno: tre investimenti per un tesoro che dura.

Gesù ha detto: «Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore» (Mt 6,21). Il nostro cuore punta sempre in qual-che direzione: è come una bussola in cerca di orientamento. Possiamo anche paragonarlo a una calamita: ha bisogno di attaccarsi a qualcosa. Ma se si attacca solo alle cose terrene, prima o poi ne diventa schiavo: le cose di cui servirsi diventano cose da servire. L’aspetto esteriore, il denaro, la carriera, i passatempi: se viviamo per loro, diventeranno idoli che ci usano, sirene che ci incantano e poi ci mandano alla deriva. Invece, se il cuore si attacca a quello che non passa, ritroviamo noi stessi e diventiamo liberi. Quaresima è il tempo di grazia per liberare il cuore dalle vanità. È tempo di guarigione dalle dipendenze che ci seducono. È tempo per fissare lo sguardo su ciò che resta.

Dove fissare allora lo sguardo lungo il cammino della Quaresima?
È semplice: sul Crocifisso. Gesù in croce è la bussola della vita, che ci orienta al Cielo. La povertà del legno, il silenzio del Signore, la sua spogliazione per amore ci mostrano la necessità di una vita più semplice, libera dai troppi affanni per le cose. Gesù dalla croce ci insegna il coraggio forte della rinuncia. Perché carichi di pesi ingombranti non andremo mai avanti. Abbiamo bisogno di liberarci dai tentacoli del consumismo e dai lacci dell’egoismo, dal voler sempre di più, dal non accontentarci mai, dal cuore chiuso ai bisogni del povero. Gesù, che sul legno della croce arde di amore, ci chiama a una vita infuo-cata di Lui, che non si perde tra le ceneri del mondo; una vita che brucia di carità e non si spegne nella mediocrità. È difficile vivere come Lui chiede? Sì, è difficile, ma conduce alla meta. Ce lo mostra la Quaresima. Essa inizia con la cenere, ma alla fine ci porta al fuoco della notte di Pasqua; a scoprire che, nel sepolcro, la carne di Gesù non diventa cenere, ma risorge gloriosa. Vale anche per noi, che siamo polvere: se con le nostre fragilità ritorniamo al Signore, se prendiamo la via dell’amore, abbracceremo la vita che non tramonta. E certamente saremo nella gioia.