01 giugno 2008

CHE VI@ V@I ? CHE VI@ V@I !

“Una comunità cristiana capace di far festa è di per sé missionaria.
Celebrare una festa pubblica da parte di una Comunità cristiana può significare la rinnovata presa di coscienza di ciò che le è proprio: la testimonianza delle buone ragioni, della bellezza e della concreta possibilità di vivere e di vivere insieme.
Potremo renderci conto di come forse anche il nostro linguaggio stia cambiando poco a poco: parole come “missionarietà”, “apertura agli altri”, “confronto” ci sono diventate forse più familiari e note.”

CHE VI@ V@I ? CHE VI@ V@I !

Carissime famiglie di San Barnaba,
siamo ormai nel clima della nostra Festa, la Festa Patronale di San Barnaba, quell’occasione che ci permette ogni anno di gioire perché siamo e ci sentiamo Chiesa di Gesù Risorto che si ritrova in questa parte di Milano.
È sicuramente un momento “forte” dell’Anno Pastorale in cui vogliamo tutti presenti come si addice ad una vera Festa: inviteremo ogni famiglia (italiana e non) con una lettera, ma ci ricorderemo anche di malati e anziani, e pregheremo per don Alberto Nordi e per tutti i defunti della Parrocchia.
In questi anni oltre a creare un’occasione per far festa tra noi credenti, è maturata la voglia di essere stimolo per far incontrare tutti coloro che con noi condividono “le gioie e le speranze” di questa pezzo della città. Un membro del Consiglio Pastorale ha detto questa frase tanto bella, quanto (purtroppo) vera: “l’anonimato è un male e fa male”. Noi vogliamo vincere un po’ questo male anche attraverso la nostra Festa.
Per noi discepoli di Gesù creare l’occasione per incontrarci tra noi e con tutti diventa voglia di “far vedere” che il Vangelo ci muove e che ancora oggi corre sulle nostre strade, incarnato nella nostra vita e nelle nostre responsabilità.
Con “San Barnaba 2008” intendiamo servirci di un linguaggio nuovo per comunicare la nostra fede, usando una festa che valorizzi ciò che di bello e di buono esiste già nel nostro territorio.
In questi mesi (è stato come al solito una moda!) si è parlato (male!) delle periferie, e perciò anche di noi. Noi non possiamo starci a questo, perché sappiamo che non è la verità. Cominciamo noi a credere che non è tutto vero quanto è stato scritto sui quotidiani ed è stato mostrato in televisione; cominciamo noi ad avere fiducia e a sperare in quanto facciamo e in quanto sappiamo fare: ci sono belle realtà, si fanno tante cose belle sia a Scuola, che nelle Associazioni, in Parrocchia… singole persone e gruppi…
Siamo consapevoli che come Comunità cristiana non siamo chiamati a fare tutto (e neanche lo possiamo) per fare migliore il nostro territorio. Possiamo invece contribuire a “metterci in rete” e a “mettere in rete” le diverse realtà e associazioni per trovare il vero “benessere”, cioè lo “star bene insieme”, qui!
Noi non abbiamo una piazza che possa riunire tutti, ma c’è una via che unisce le diverse parti della Parrocchia: “occupiamola!” Non possiamo “scendere in piazza”, scendiamo in via Feraboli!
Sulla strada …anche di due discepoli che andavano ad Emmaus (vi ricordate il quadro di Caravaggio che ha riempito i nostri occhi quando eravamo fuori dalla chiesa?) hanno incontrato Gesù, e poi nel condividere, nello spezzare, nell’incontrarsi lo hanno riconosciuto. E se capitasse anche noi in via Feraboli? Quanta strada ha percorso il nostro Patrono San Barnaba annunciando il Vangelo ed edificando le Comunità. Proprio la strada quest’anno può diventare l’occasione per un evento significativo.
Noi lanciamo l’idea… ma siamo chiamati soprattutto a metterci il cuore, la passione, l’anima, il sorriso che unisce. Ognuno di noi in quanto cristiano/a deve sentirsi artefice nel favorire questo incontro, nel renderlo gioioso... contribuendo nel dare una mano come volontario, ma anche portando un dolce, una bottiglia di vino buono… Ognuno di noi può semplicemente farsi angelo che annuncia ai vicini: “Venite a vedere”, ma anche suggerire di dare qualcosa di proprio per condividerlo con altri.
Buon San Barnaba, care famiglie. Arriderci in via Feraboli. “Imbandiamo noi la tavola” perché si faccia festa tutti insieme.
Fraternamente,
don Giorgio