02 ottobre 2009

I “senza rete e i “funamboli”

Appartengono a queste categorie le persone fortemente indebitate. Sono individui o famiglie che hanno fatto ricorso al credito o per fronteggiare il carovita che ha progressivamente eroso i loro risparmi e drasticamente diminuito le capacità di spesa (i “senza rete”) oppure sono individui e famiglie che hanno chiesto prestiti per sostenere livelli di consumo al di sopra delle loro effettive disponibilità economiche (i funamboli). Secondo i dati della Fondazione San Bernardino, voluta dai vescovi lombardi nel 2004 per prevenire fenomeni di usura, si tratta in entrambi i casi generalmente di uomini, di nazionalità italiana, coniugati, con un reddito medio del nucleo familiare di 1800 euro, di età compresa tra i 35 e i 59 anni e con un debito che può arrivare fino a 40mila euro. Costoro hanno manifestato difficoltà ben prima dell’esplodere della crisi economica. La crisi ha, tuttavia, peggiorato la loro situazione facendo saltare equilibri finanziari già instabili. Non a caso tra le cause d’indebitamento una delle più comuni, nel corso del 2008, è proprio la diminuzione delle entrate economiche che può dipendere o da una forte riduzione delle ore di lavoro, o addirittura dal fallimento dell’attività avviata in proprio.
«La ricerca dimostra che in questo momento di crisi la povertà diventa sempre più trasversale. Chi stava già male, in particolare gli stranieri, vedono peggiorare la loro condizione. Famiglie di ceto medio basso, che facevano fatica ma andavano avanti, non riescono più a sostenere i costi della vita quotidiana. Persino chi si sentiva garantito, ora deve fare i conti con crescenti difficoltà economiche – ha osservato don Roberto Davanzo direttore di Caritas Ambrosiana -. Proprio il riconoscimento di questa realtà dovrebbe sollecitare tutti a ricostruire un tessuto etico e valoriale condiviso, a rifiutare sia quel disprezzo dell’altro che si traduce in forme più o meno velate di razzismo, sia atteggiamenti di chiusura e di ripiegamento su noi stessi. La crisi può trasformasi paradossalmente in un’opportunità, se ci spingerà a rivedere i nostri stili di vita all’insegna della sobrietà».

Milano, 30 settembre 2009