02 ottobre 2009

“Lettera ai fedeli della Diocesi ambrosiana per l’inizio dell’Anno Sacerdotale”

Carissimi,
vi confido che all’inizio dell’Anno sacerdotale sono animato da grandi speranze.
L’esempio e l’intercessione del santo Curato d’Ars, di tanti santi preti che hanno segnato la storia della nostra Chiesa, dei nostri santi Vescovi, le indicazioni del Santo Padre Benedetto XVI, le parole ascoltate e i sentimenti espressi durante le Assemblee sinodali del clero mi incoraggiano a sperare la grazia della santificazione per il presbiterio della nostra Diocesi.

La santità, finalmente!
La missione che ci è stata affidata è molto più grande delle nostre risorse. La sfida del mondo contemporaneo è molto più complicata della nostra capacità di comprendere, di rispondere, di elaborare strategie e di programmare iniziative. Lo smarrimento e la suscettibilità di tanta gente sono molto più inquietanti della nostra possibilità di dire una parola buona e vera, che sappia di Vangelo. Ci lasceremo cadere le braccia? Ci chiuderemo in contesti rassicuranti, ben conosciuti, elettivi?
No! Noi ci affideremo alla grazia, alla forza, alla gioia dello Spirito Santo per diventare preti santi!

La santità dei sacerdoti è bellezza e fierezza della santa madre Chiesa
Non si diventa preti da soli. È la Chiesa che li genera, è la comunità cristiana che li sostiene, sono altri sacerdoti, i genitori, le suore, la nostra gente, che con le preghiere, con le attese, con la generosità li incoraggia a fare della vita un dono. Potranno i preti accontentarsi della mediocrità, quando considerano quale alta idea si sia fatta di loro la comunità cristiana, il Vescovo che li ha ritenuti collaboratori desiderati per il suo ministero, le gente che tanto spesso prega per i sacerdoti, i loro genitori che sulla terra o in paradiso continuano a sentirsi fieri di aver dato un figlio per il servizio della Chiesa?
Sono animato da grande speranza: sono certo che durante questo Anno sacerdotale la preghiera per la santificazione dei sacerdoti sarà insistente da parte di ogni presbitero, diffusa in ogni comunità, proposta a tutti con frequenza e fiducia e praticata da molti con simpatia e riconoscenza.

La santificazione dei sacerdoti è nel presbiterio
La santità sacerdotale risplende oggi di alcuni tratti che sono caratteristici del nostro tempo.
I sacerdoti si santificano perché edificano con il Vescovo il presbiterio: il dono di ciascuno è per la collaborazione all’unica missione. Nessuno diventa santo da solo: la santità dei preti ha i tratti della condivisione, della fraternità, della partecipazione al discernimento comune, dell’accoglienza, della stima e dell’affetto intensi per i confratelli, della disponibilità intelligente al Magistero e alle decisioni del Vescovo.
Sono animato da grande speranza: ho raccolto nelle Assemblee sinodali il desiderio diffuso di una formazione e di un accompagnamento spirituale più intensi: ho raccomandato di dare seguito a questi desideri con proposte concrete. Gli esercizi spirituali, i momenti residenziali di discernimento per interpretare i tratti della comunione per la missione, gli incontri abituali nei decanati e le altre iniziative sono occasioni di grazia: lo Spirito del Signore non lascerà mancare la sua presenza per donarci la gioia di camminare insieme verso la santità.

La santificazione dei sacerdoti è nel servizio al sacerdozio comune dei fedeli
I sacerdoti si santificano perché vivono il loro ministero a servizio del popolo di Dio, secondo la destinazione ricevuta.
Si dice sacerdoti, ma si dovrebbe intendere servi: noi infatti siamo stati ordinati per spendere vita e amore nell’edificazione del popolo santo di Dio nella varietà di tutte le vocazioni. Il sacerdozio ministeriale è a servizio del sacerdozio battesimale per edificare tra le genti il segno della Chiesa: “per la rigenerazione e l’unzione dello Spirito Santo i battezzati vengono consacrati a formare una dimora spirituale e un sacerdozio santo, per offrire, mediante tutte le opere del cristiano, spirituali sacrifici e far conoscere i prodigi di colui che dalle tenebre li chiamò all’ammirabile sua luce” (Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 10).
Sono animato da grande speranza: conosco la generosità e lo zelo del clero ambrosiano. Proprio nel ministero cerchiamo la nostra santificazione, proprio a servizio del cammino di santità del popolo di Dio diventiamo santi.
In questo Anno sacerdotale, tutti insieme, con pazienza e coraggio, vogliamo raccogliere e lasciarci provocare dagli interrogativi che sorgono in molti ambiti della pastorale ordinaria e dalle nuove sfide che l’evoluzione della società ci propone. Nei nostri cantieri aperti continueremo a tendere l’orecchio: per ascoltare ciò che lo Spirito dice alla Chiesa; per attuare - con un animo sempre più fiducioso, con un confronto sempre più franco, una corresponsabilità con i fedeli sempre più cordiale - quanto riconosceremo necessario alla missione di annunciare il Vangelo a tutti coloro che aspettano una parola di verità e di speranza.

La santità dei sacerdoti è attraente
La santità autentica, che porta le ferite della croce ed è avvolta della gloria del Risorto, partecipa dell’attrattiva del Signore: la sua intimità con il Padre, la sua gioia crocifissa, il dono del Consolatore.
Sono animato da grande speranza: un presbiterio santificato sarà attraente anche per i giovani di oggi. Così potranno ancora nascere vocazioni al ministero nelle nostre comunità.
In questo Anno sacerdotale le iniziative di pastorale vocazionale e le proposte di pastorale giovanile siano intense di preghiera, di fiducia e di verità: che nessuno si senta inutile, che nessuno viva gli anni della giovinezza senza la gioia di intuire che la sua vita è una vocazione grande e santa.
Cari sacerdoti, proponiamo con decisione la via cristiana della gioia. Non vogliamo persuadere nessuno con argomenti di sapienza mondana, ma solo annunciare l’unica nostra sapienza: Cristo crocifisso e risorto.

+ Dionigi card. Tettamanzi
Arcivescovo di Milano

Milano, 19 giugno 2009
Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù