08 gennaio 2017

“2m quadrati per la pace!”

Fra poco più di un mese vivremo nei nostri oratori la seconda edizione di una iniziativa nata nella mente di alcuni di noi e dalla fattiva operosità di molti nella scorsa tarda primavera e che abbiamo vissuto in modo piuttosto nascosto, visto il periodo, alla fine della scorsa estate: è il campus di educazione alla pace.

Ancora oggi molti mi chiedono, soprattutto dopo qualche avviso passato in chiesa o alla prima lettura di un volantino, che cosa sia, di cosa si tratti.

In sé l'iniziativa è piuttosto semplice: è una settimana in cui i nostri adolescenti e giovani, cristiani e musulmani, a confronto fra loro e con la presenza di altri coetanei provenienti da alcuni paesi europei, pensano ad un futuro di pace e integrazione per la nostra città ma soprattutto convivono praticando sport, visitando la città, facendo volontariato, ascoltando testimoni, guardando film addirittura pregando assieme. Riflettono sulla pace e la praticano cercando di conoscersi in profondità e di superare ogni pregiudizio.

Ma cerco di andare un po' più a fondo. Aldilà degli aspetti concreti credo che ci sia un potenziale sorprendente in questa azione simbolica.

Il campus della pace infatti è una parola a margine ma non marginale per questo scorcio storico che stiamo vivendo.

A margine perché nessuno di noi da solo ha il potere di cambiare il corso della storia, di invertire la rotta di un mondo che sta alzando muri, in cui si aprono conflitti, in cui nel solco delle spaccature del terrorismo vengono seminati paura e pregiudizio.

Ma ognuno può esprimere un giudizio su di essa e nel suo piccolo imboccare una rotta contraria. Ci sono maschere che vanno tolte: nessuna religione è portatrice di morte. Piuttosto il modello economico in cui viviamo per produrre e consumare ci sta spingendo alla catastrofe. La guerra è solo l'estrema difesa di antichi onori. Il terrorismo è una risposta sbagliata di chi vorrebbe accaparrarsi tutti i privilegi e le migrazioni di milioni di persone costrette alla fame sono l'estremo tentativo di non smarrire del tutto la dignità.

Il campus sarà occasione per pensare a tutto questo e comprendere che il confine, se ce ne deve essere uno, passa dentro di noi ed è la scelta fra conoscere o ignorare, prendersi cura o restare indifferenti, costruire il Bene in modo fattivo oppure vivere ripiegati nel proprio egoismo superficiale.

Una scommessa sul futuro.

Il campus è anche questo molto semplicemente perché coinvolge dei ragazzi o poco più. Sono loro il presente ma soprattutto il futuro della nostra città. È un rilancio dell'educazione perché possano abbracciare questo mondo consegnato alle loro mani logoro, diviso e ferito e pensarlo diversamente in una logica di incontro e di cura.

Ma è una scommessa anche sul futuro del quartiere. Gratosoglio, non neghiamolo, è una periferia a rischio dove alla povertà e al degrado sociale ampiamente diffuso spesso si somma anche l'incapacità di integrare i nuovi cittadini. Sono tangibili i segni di una autoghettizzazione in un contesto già marginalizzato. E povertà ed esclusione sono potenzialmente esplosivi. Oggi si deve scegliere che volto dovrà avere il nostro quartiere e se un giorno sarà spenta ogni traccia di divisione e di violenza è perché i nostri ragazzi hanno imparato a gettare ponti.

Una periferia che diventa una piazza

In quei giorni alcuni giovani di altri paesi europei verranno in quartiere. Ognuno di loro porterà incisi sulla pelle i segni della storia del proprio popolo. Sono segni positivi di stratificazioni e di incontri, ogni popolo del resto nasce da un certo mescolamento, oppure segni di separazione e di guerre. I giovani verranno dalla banlieu parigina di St. Denis, da Francoforte in Germania, da Sarajevo o più semplicemente da alcuni paesi limitrofi a Milano.

Una periferia, la nostra che si trasforma in una piazza, un vero accadimento profetico che dice che proprio da chi non conta nulla agli occhi del mondo si sprigiona un potenziale rivoluzionario.

Se anche tu desideri far parte di questa avventura puoi:

1 mettere a disposizione la tua casa. Sono necessari solo un letto e una prima colazione. Vorremmo dare ad ogni ragazzo che raggiungerà in quei giorni Milano una casa accogliente.

2 mettere a disposizione il tuo tempo: abbiamo bisogno di volontari per la guida dei gruppi o per preparare il materiale e gli ambienti necessari e anche per la cucina

3 condividere le finalità del progetto con una offerta per il sostentamento delle spese organizzative

4 la tua preghiera perché in quei giorni lo Spirito soffi in abbondanza e spalanchi starde di pace e di novità e comunque scrivi a 2metriquadrati@gmail.com oppure partecipa alla riunione organizzativa giovedì 12 gennaio alle 21 in oratorio a Maria madre della Chiesa

don Giovanni