27 marzo 2020

La strada delle lacrime secondo papa Francesco


Papa Francesco parlando ai giovani dell’Università Santo Tomas a Manila affermava: «Al mondo di oggi manca il pianto! [...] Certe realtà della vita si vedono soltanto con gli occhi puliti dalle lacrime. Invito ciascuno di voi a domandarsi: io ho imparato a piangere? [...] Se voi non imparate a piangere non siete buoni cristiani. E questa è una sfida […] Siate coraggiosi, non abbiate paura di piangere!» (Manila, 18 gennaio 2015).

Questo testo, non a caso, è ripreso e riproposto ai giovani nella recente esortazione apostolica post-sinodale Christus vivit:
76. Forse «quelli che facciamo una vita più o meno senza necessità non sappiamo piangere. Certe realtà della vita si vedono soltanto con gli occhi puliti dalle lacrime. Invito ciascuno di voi a domandarsi: io ho imparato a piangere? Quando vedo un bambino affamato, un bambino drogato per la strada, un bambino senza casa, un bambino abbandonato, un bambino abusato, un bambino usato come schiavo per la società? O il mio è il pianto capriccioso di chi piange perché vorrebbe avere qualcosa di più?» (cfr. a Manila). Cerca di imparare a piangere per i giovani che stanno peggio di te. La misericordia e la compassione si esprimono anche piangendo. Se non ti viene, chiedi al Signore di concederti di versare lacrime per la sofferenza degli altri. Quando saprai piangere, soltanto allora sarai capace di fare qualcosa per gli altri con il cuore.

Scrive mons. Semeraro, vescovo di Albano: «Le lacrime di cui parla Papa Francesco non ci rimandano a un cristianesimo piagnone, ma a un cristianesimo desideroso di incontrare persone con le quali tuffarsi nell’acqua della misericordia di Dio, l’unica in grado di sciogliere la durezza del cuore umano e inondarlo con la gioia del Vangelo»
(Presentazione al volume di Luca Saraceno La saggezza delle lacrime e il significato del pianto, EDB, Bologna, 2015, pagina 21).

«Le lacrime di Gesù per la morte di Lazzaro», spiega Bergoglio, «hanno sconcertato tanti teologi nel corso dei secoli, ma soprattutto hanno lavato tante anime, hanno lenito tante ferite. Anche Gesù ha sperimentato nella sua persona la paura della sofferenza e della morte, la delusione e lo sconforto per il tradimento di Giuda e di Pietro, il dolore per la morte dell’amico Lazzaro». Ma se Gesù piange, spiega il Papa, «anch’io posso piangere sapendo di essere compreso. Il pianto di Gesù è l’antidoto contro l’indifferenza per la sofferenza dei miei fratelli. Quel pianto insegna a fare mio il dolore degli altri, a rendermi partecipe del disagio e della sofferenza di quanti vivono nelle situazioni più dolorose. Mi scuote per farmi percepire la tristezza e la disperazione di quanti si sono visti perfino sottrarre il corpo dei loro cari, e non hanno più neppure un luogo dove poter trovare consolazione. Il pianto di Gesù non può rimanere senza risposta da parte di chi crede in Lui. Come Lui consola, così noi siamo chiamati a consolare». (da Famiglia Cristiana maggio 2016, in riferimento alla Veglia di preghiera per asciugare le lacrime)